2023-12-27
Conte nega il «flirt» con Di Maio
Giuseppe Conte e Luigi Di Maio in una foto d''archivio del 2020 (Ansa)
Secondo le indiscrezioni, un big del M5s avrebbe chiamato l’ex ministro per cercare sponde sul Meccanismo di stabilità. Ma Giuseppi smentisce: «Non ne abbiamo bisogno».La telenovela che vede protagonista Giuseppe Conte, con le sue giravolte sul Mes, si arricchisce (si fa per dire) di un nuovo capitolo. Torna in scena Luigi Di Maio, ex ministro degli Esteri, tirato in ballo da Giorgia Meloni, che sventolò in aula il famigerato fax che, a suo dire, proverebbe che Giuseppi aveva dato il via libera alla ratifica del Mes «senza mandato parlamentare, un giorno dopo essersi dimesso, quando era in carica solo per gli affari correnti, dando mandato a un ambasciatore con un mandato firmato dal ministro Di Maio, senza averne potere, senza averlo detto agli italiani, con il favore delle tenebre». A causa di queste frasi, sentendosi diffamato, Conte ha chiesto al presidente della Camera, Lorenzo Fontana, di istituire un giurì d’onore per verificare la correttezza di quanto affermato da Giorgia Meloni. Ma torniamo a Di Maio: secondo Repubblica, qualche giorno fa un altissimo dirigente del M5s avrebbe chiamato l’ex capo politico del Movimento per chiedergli cosa ne pensasse della vicenda Mes e capire se si potesse «giocare di sponda». Ieri Conte ha nicchiato: «Onestamente», ha detto Giuseppi all’Ansa, «non mi risulta nessuna telefonata. Vorrei però chiarire che il Movimento non cerca nessuna sponda e non ha bisogno di nessuna prova testimoniale per la semplice ragione che gli atti compiuti, a partire dal confronto parlamentare, sono tutti corredati da puntuali prove documentali. E questi documenti inchiodano Meloni dimostrando che ha mentito al Paese». Anche fonti del M5s hanno smentito qualsiasi contatto con Di Maio, che sulla vicenda era intervenuto a La7: «Vorrei esprimere solidarietà alla Meloni», ha detto Di Maio, «il suo staff avrebbe dovuto proteggerla, il foglio che ha esibito la premier smentisce quello che stava dicendo in Aula. Nell’ultimo anno tante volte ho sostenuto il presidente del Consiglio su scelte coraggiose, sull’Ucraina o quando ha dato continuità alla politica fiscale del governo Draghi. La presidente del Consiglio che è anche il mio presidente del Consiglio, ha esibito un foglio e ha sostanzialmente messo in dubbio l’onore con cui ho ricoperto il ruolo di ministro. Meloni ha detto due cose, una vera e una falsa. Quella vera è che il governo Conte ha firmato l’accordo sul Mes, il 30 novembre 2020 all’Eurogruppo, il 9 dicembre in Parlamento e poi Conte in persona l’11 dicembre al Consiglio europeo. Poteva non farlo? Certo, ma non era una minaccia per l’Italia. Ratificarlo non vuol dire utilizzarlo. La stessa cosa può farla anche la Meloni. Ciò che dice di falso, e mi dispiace», ha aggiunto l’ex ministro, «è che io abbia firmato l’atto in un momento in cui non ero nel pieno delle mie funzioni». Di Maio ha poi sottolineato che «quel documento», ovvero il foglio mostrato in Aula da Meloni, «porta la data del 20 gennaio 2021, il governo è caduto il 26. Sono abituato a ricevere attacchi di tutti i tipi, ma che si dica che anche gli ambasciatori siano complici di una cospirazione è sbagliato, esprimo loro solidarietà».
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)
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