2022-07-28
Conte lancia la sfida a Pd e alleati ma deve resistere alle botte di Grillo
Giuseppe Conte (Imagoeconomica)
Il leader M5s si sfoga sui social. La deroga al secondo mandato fa imbestialire l’Elevato.Meglio soli che male accompagnati, soprattutto quando nessuno ti vuole accompagnare. E allora Giuseppe Conte, dovendo fare di necessità virtù, ha deciso di iniziare la traversata nel deserto da parte di M5s lanciando una sfida frontale al Pd e ai suoi potenziali alleati. Con la speranza, magari, di recuperare qualche punto percentuale e di risultare in quanti più collegi uninominali possibili decisivo per la sconfitta del centrosinistra, a rimarcare eventualmente l’errore politico di Enrico Letta. Normale, quindi, che i toni usati dall’ex premier ieri siano stati duri, funzionali a marcare una differenza da chi, fino a due settimane fa, era ritenuto così compatibile politicamente da indire delle primarie assieme in una regione come la Sicilia. Si torna dunque all’antico, alla stagione dello splendido isolamento di quando M5s era una fresca emanazione del «V-day» e della galassia protestataria italiana, e al «noi contro il resto del Mondo», con una cospicua aggiunta di vittimismo post crisi di governo. Non è un caso che ieri, l’ex premier si sia presentato sui social con un lungo video-sfogo, introdotto a sua volta dallo sfogo di una ragazza in lacrime che si lamenta del fatto di non riuscire ad arrivare a fine mese a causa degli stipendi troppo bassi. «Queste lacrime», ha detto Conte, «sono la disperazione, la rabbia, la frustrazione di un’intera generazione. Tanti sacrifici, studio, gavetta e poi tante difficoltà per pagare una bolletta o il dentista. Il futuro dell’Italia è loro», ha aggiunto, «non di chi tenta di riciclarsi legislatura dopo legislatura nei palazzi». Quindi, l’affondo verso gli alleati del Pd: «Il “campo largo”», osserva Conte, «va da Calenda, che non esce dalle ztl (acronimo di zona a traffico limitato, nella quale abita anche Conte, ndr) e dai salotti buoni nemmeno per sbaglio, a Brunetta che insulta i lavoratori nei suoi comizi, fino a Renzi che raccoglie le firme per smantellare i sostegni contro la povertà. Noi», ha concluso, «siamo altro, non mettiamo la polvere sotto il tappeto». In precedenza, Conte, che ha parlato anche di «caccia alle streghe» nei confronti di M5s, aveva spiegato di essere «in antitesi al centrodestra e al campo dell’agenda Draghi», di essere «un “campo giusto”». Quello che interessa ai suoi parlamentari, però, al momento non sono i distinguo col campo largo lettiano, bensì sapere se potranno conservare (o aspirare a farlo) la poltrona nella prossima legislatura, con l’introduzione di deroghe alla regola del secondo mandato. La tensione, non a caso, su questo fronte è altissima perché il presidente di M5s vorrebbe preservare il suo cerchio magico dalla mannaia della non ricandidabilità ma l’Elevato, dopo il video diffuso nei giorni scorsi, sembra irremovibile. Conte ha assicurato che «questa settimana chiuderemo la partita» e che «non è un diktat», facendo di capire di volere la deroga quando ha detto di non voler mandare «in soffitta chi per dieci anni ha preso insulti per difendere i nostri ideali e per contribuire in Parlamento a realizzare le nostre battaglie». Un’indiscrezione Adnkronos, però, parlava di un Beppe Grillo furente al telefono con l’ex premier, tanto da minacciare l’addio al Movimento in caso di un’approvazione delle deroghe da parte del gruppo dirigente pentastellato. Un episodio che è stato successivamente smentito «categoricamente» con una nota dallo stesso Conte, per il quale «abbiamo di fronte una grande battaglia da combattere tutti insieme per il Paese e guardiamo uniti nella stessa direzione».