2021-01-10
Conte insiste sui no e prova il colpo al Senato
Il premier non vuole i due vice, né cedere la delega sui servizi segreti. E ritiene di poter sostituire con un pugno di responsabili la pattuglia renziana, che a tarda sera si è riunita in streaming: «Siamo ai titoli di coda». Lungo sfogo di Giuseppi sui social«Conte a furia di dire sempre no ci porta a sbattere»: un ministro M5s, interpellato da La Verità, chiarisce se ce ne fosse ancora bisogno che la crisi di governo si sta complicando non solo per la tigna con la quale Matteo Renzi sta facendo la guerra al premier ciuffato, ma anche perché Giuseppi, a sua volta, si è messo in testa di sostituire i renziani con un gruppo di responsabili. «Alla fine», aggiunge il ministro grillino, «il presidente della Repubblica si stuferà di questo caos e darà vita a un governo tecnico».Ma quali sono i «no» che Giuseppe Conte starebbe ripetendo, e che rischiano di costargli il posto di premier? Giuseppi non vuole due vicepremier (che sarebbero Luigi Di Maio e Dario Franceschini); non vuole dimettersi per dare il via libera al Conte ter (e qui c’è da capirlo, perché Renzi metterebbe il veto sul suo nome); non vuole cedere la delega ai servizi segreti.«Conte», dice il capogruppo del Pd alla Camera, Graziano Delrio, «metta mano, convocando la coalizione, alla definizione del patto di legislatura, come richiesto più volte dal segretario Nicola Zingaretti, per rafforzare orizzonte del governo e affrontare i nodi ancora aperti». Dal canto suo, Renzi ieri sera ha convocato, in tarda serata, una riunione in videoconferenza con i parlamentari di Camera e Senato. «Mi sembra», confida a La Verità una fonte renziana di primo piano, «che ormai siamo alla fine di questa esperienza. Conte è sicuro di avere i numeri in Senato per andare avanti: bene, passeremo all’opposizione. Uno spiraglio? In politica c’è sempre, ma mi sembra proprio che siamo ai titoli di coda».Come se non bastassero i guai, sul ciuffo di Conte si abbatte, implacabile, il genio politico di Vito Crimi. Ieri pomeriggio, un post sulla pagina Facebook del M5s rischia di mandare per aria ogni trattativa su un eventuale rimpasto: «Il M5s», si legge, «ha piena fiducia nei suoi ministri ed esponenti di governo. Non vi è alcun bisogno di alzare barricate a loro difesa perché, contrariamente a quanto affermato da alcuni media, nessuno è sacrificabile sull’altare di presunti interessi che nulla hanno a che fare con i bisogni dei cittadini italiani». I parlamentari leggono e non credono ai loro occhi: «Questa mossa di Crimi e Alfonso Bonafede», dice a La Verità un deputato grillino, «è inaccettabile. Il M5s deve ovviamente mantenere i suoi ministeri, ma il giudizio su come hanno operato i singoli ministri spetta eventualmente a noi parlamentari. Continuiamo a farci del male da soli».Torniamo all’operazione responsabili: ieri mattina La Repubblica ha pubblicato un’intervista al senatore della Lega Ugo Grassi, ex M5s, che ha fatto imbestialire i renziani e non solo. «Qualche tempo fa», racconta Grassi, «preferisco non scendere nel dettaglio, sono stato contattato dal presidente del Consiglio. Il presidente Conte, anzi il professor Conte, mi accoglie nel suo studio», continua Grassi, «mi ha guardato in faccia e mi ha detto: Ugo, voglio entrare subito nel cuore del nostro incontro. E ti voglio chiedere: Vuoi qualche incarico? C’è stato qualche secondo di silenzio. Sono rimasto sorpreso, diciamo. Ho immediatamente replicato: Giuseppe, ti ringrazio, ma io non voglio alcun incarico», ricorda Grassi, «non ne sto cercando. Ho tratto la conclusione che il premier cercasse, allora come forse oggi, forze a supporto della sua maggioranza, anche facendo leva su rapporti personali».Palazzo Chigi smentisce duramente: «L’incontro tra il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il senatore Ugo Grassi è avvenuto il giorno 31 ottobre 2019 come puntualmente annotato nel registro di segreteria della presidenza del Consiglio. All’epoca il senatore era ancora iscritto al gruppo parlamentare del M5s. Si è trattato di un mero incontro di cortesia visto che anche Grassi, come il presidente Conte, è professore ordinario di diritto privato. Durante l’incontro il senatore Grassi non ha per nulla anticipato al presidente l’intenzione di lasciare il M5s per trasferirsi al gruppo della Lega. È assolutamente falsa, destituita di ogni fondamento e peraltro volgare», aggiunge la nota di Palazzo Chigi, «la ricostruzione che vede il presidente esordire o comunque offrire nel corso del colloquio un incarico». Grassi però conferma tutto e si dice «stupito dalla reazione di Palazzo Chigi».In serata, interviene Conte: «Nella riunione con tutte le forze di maggioranza», scrive il premier su Facebook, «abbiamo convenuto di portare al prossimo Consiglio dei ministri la nuova bozza aggiornata del Piano (il Recovery plan, ndr), in modo da poter proseguire le interlocuzioni con il Parlamento e le parti sociali e poi passare alla stesura dello schema definitivo. È per questa ragione che sto lavorando anche a rafforzare la coesione delle forze di maggioranza e la solidità della squadra di governo. Abbiamo così tanti problemi da risolvere e così tante soluzioni da offrire, soluzioni a cui hanno contribuito tutte le forze di maggioranza e che ritengo valide ed efficaci», aggiunge Conte, «che non vedo l’ora di poter superare le fibrillazioni in corso. In questi giorni sto preparando una lista di priorità che valgano a indirizzare e a rafforzare l’azione del governo sino alla fine della legislatura. Un programma da poter discutere e condividere con tutte le forze di maggioranza. Sin dall’inizio del mio mandato ho preso un impegno con tutti i cittadini: lavorerò sempre per il bene vostro, il bene comune, e non per il mio utile personale. Fino alla fine farò ogni sforzo possibile per assolvere questo delicato incarico con disciplina e onore», conclude Giuseppi, «come richiede la nostra Costituzione».
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