2020-10-25
Non provate a nascondere la rabbia degli italiani dietro quattro delinquenti
Chi pensa di nascondere la protesta dei cittadini dietro alla furia dei facinorosi è in malafede. Il Paese è esausto e rischia di assistere a una rivolta sociale. Per colpa dell'inefficienza dei suoi governanti.Ma se non capite che la rabbia è vera, sbagliate tutto. Se non capite che gli italiani sono stanchi, che i commercianti sono disperati, che sotto la patina di sospensione con cui viviamo questi giorni cova il fuoco della rivolta, ebbene, se non capite tutto questo, esponete il Paese al rischio più grande. Quello della sua tenuta sociale. Ci siamo chiesti per anni, di fronte alle inefficienze e alle inettitudini dello Stato, perché gli italiani non scendessero in piazza. La risposta era sempre la stessa: perché hanno la pancia piena. Ma adesso che la pancia piena non lo è più, adesso che le serrande si abbassano, i negozi chiudono, i bar si svuotano e il futuro di milioni di famiglie si è fatto nero come la pece, ecco: adesso il rischio della rivolta totale è alle porte. Non rendersene conto sarebbe l'ultimo, definitivo e imperdonabile errore di questa classe dirigente inetta. Quello che è successo a Napoli è da condannare ovviamente, senza se e senza ma. Solidarietà agli agenti e ai colleghi giornalisti feriti, ci mancherebbe. Fra l'altro, quando sono cominciati i tumulti, di veri commercianti e veri ristoratori in piazza ne erano rimasti davvero pochi, forse nessuno. A scatenare gli incidenti sono stati centri sociali e forse anche le organizzazioni criminali, che vedono nel lockdown un pericoloso intoppo ai loro traffici delinquenziali. Quindi va detto con estrema chiarezza che se qualcuno pensa di usare la disperazione (vera) degli italiani per infilarcisi dentro e difendere i suoi lerci interessi, dev'essere fermato con decisione, sia esso estremista di destra, di sinistra, di mafia o di camorra. Vale per Napoli, vale per Roma (dove si replica la protesta), per Milano, per Genova, per Palermo e per qualsiasi città d'Italia. Ma allo stesso modo va detto con chiarezza che la rabbia degli italiani non può essere liquidata insieme a coloro che cercano di strumentalizzarla. Perché c'è davvero. È reale. Così reale che lo hanno riconosciuto persino il rappresentante dell'Organizzazione mondiale della sanità in Italia, Ranieri Guerra («Un nuovo lockdown rischierebbe di scatenare rivolte armate») o filosofi come Massimo Cacciari, che non sono certo assimilabili a chi scatenava la guerriglia l'altra notte a Napoli. Perciò è un errore fatale liquidare gli incidenti di piazza come «opera di delinquenti», senza capire il malcontento reale e diffuso che ci sta sotto. È chiaro, infatti, che gli italiani sono esausti. Che il clima non è più quello di marzo. Che una nuova chiusura in casa non sarebbe accolta con le canzoncine sui balconi e le bandiere tricolori. Che la musica sarà diversa, che non si suoneranno i violini, ma i tamburi della rivolta. E che nessuno esporrà più uno striscione con su scritto «Andrà tutto bene». Anche e solo per il semplice fatto che è evidente che non è andato tutto bene. Ma proprio per nulla. E se non è andato bene, non è certo colpa degli italiani che sono andati in spiaggia o al bar, come qualcuno vuol fare credere. La colpa, evidentemente, è di chi in tutti questi mesi non è stato in grado di attrezzare il Paese a far fronte alla nuova emergenza.Gli italiani, al di là di qualche inevitabile eccezione, si sono mostrati ligi alle regole e ai divieti come nessuno avrebbe mai immaginato in un Paese dove fino all'anno scorso non si sapeva nemmeno fare un coda. E dove invece le code si sono fatte. E anche per 13 ore, soltanto per fare un tampone. E allora: perché non c'erano i tamponi? Perché è mancato il tracciamento? Perché il bando per i 3.000 nuovi posti letto in terapia intensiva è stato fatto (da quel genio del commissario Arcuri) solo il primo ottobre? Perché mancano almeno 20.000 medici e 50.000 infermieri, e i concorsi per questi ultimi sono stati indetti solo a settembre? Perché hanno detto a tutti di fare il vaccino anti influenzale e poi si sono dimenticati di fare le scorte? Perché sono stati buttati 100 miliardi di euro nel cesso, senza aiutare davvero chi aveva bisogno? Perché abbiamo passato l'estate a parlare di banchi con le rotelle e questi sono arrivati (per altro solo 1,5 milioni sui 2,4 ordinati) solo adesso che le scuole stanno per chiudere di nuovo? Sono settimane che denunciamo i ritardi e le impreparazioni di chi doveva provvedere e non ha provveduto. Ormai è un dato di fatto. Lo dicono perfino il responsabile del Comitato tecnico scientifico (Agostino Miozzo: «Abbiamo perso tempo») e gli esponenti del governo (Luigi Di Maio: «Il governo lavori, gli italiani non hanno colpe»). Tanto che verrebbe da chiedere loro: ma voi, dove diavolo eravate? Che cosa facevate? Forse scrivevano libri, anche loro, come Roberto Speranza, il ministro della Salute, che anziché preoccuparsi di correggere gli errori del nostro sistema sanitario ha passato l'estate a correggere le bozze della sua opera letteraria. Attività nobilissima, per carità, ma non del tutto opportuna per chi avrebbe il compito di dedicarsi alla cura dei malati non a quella delle virgole. Tanto è vero che lui stesso se ne è vergognato e il libro, uscito il 22 ottobre, è stato frettolosamente nascosto sotto i banconi delle librerie, con un'operazione fantozziana che suscita per lo meno qualche dubbio: se un ministro della Salute non è in grado di prevedere per tempo che far uscire un suo libro in piena emergenza è una cagata pazzesca, come sarà in grado di prevedere per tempo la seconda ondata di una pandemia mondiale? Del resto non possiamo stupirci. Non è mica il solo. L'altra sera mentre Napoli veniva messa a ferro e fuoco lo sapete dov'era il sindaco Luigi De Magistris? A fare passerella in uno studio tv. Più della realtà potè la vanità. E tutto questo oggi è insopportabile. Gli italiani lo hanno accettato a marzo. Si sono sorbiti le paternali dei virologi, il bollettino dei morti, le conferenze stampa notturne di Conte. Hanno reagito, da grande popolo come sono, rinchiudendosi in casa e dedicandosi a impastare torte e pane, hanno messo a rischio le loro attività economiche e il loro girovita per non violare le regole, si sono dimostrati responsabili anche quando dovevano portare a pisciare il cane entro 200 metri da casa. E in cambio che hanno avuto? Una classe politica che si sta dividendo ancora. Un Parlamento che discute di legge elettorale e legge Zan mentre il Paese brucia. Lo scaricabarile fra istituzioni. Le decisioni prese in base ai sondaggi e non al bene dell'Italia. Un premier che pensa a stare al governo anziché a governare. Gli italiani hanno visto tutto questo e si sotto rotti le scatole. Tanto. Da non farcela più. E se non lo capite, se continuate a nascondervi dietro un dito, se continuate a chiudere gli occhi, ad accusare chi cavalca la protesta senza vedere che la protesta c'è davvero, ebbene, compirete l'ultimo atto della distruzione del Paese. Perché stavolta qui vien giù tutto. Sul serio.
Ecco #DimmiLaVerità dell'11 settembre 2025. Il deputato di Azione Ettore Rosato ci parla della dine del bipolarismo italiano e del destino del centrosinistra. Per lui, «il leader è Conte, non la Schlein».