2022-04-26
Conte: «Basta armi agli ucraini»
L’ex premier agita il governo: «Ci opponiamo all’escalation militare, serve diplomazia». La mossa potrebbe essere anche un modo per frenare l’emorragia di consensi al M5s. Se la politica in Italia fosse una cosa seria, questa sarebbe la notizia di apertura di tutti i Tg: il partito di maggioranza relativa, quello che ha i gruppi parlamentari più numerosi, quello che ha il maggior numero di ministri all’interno del governo guidato da Mario Draghi, dice stop all’invio di armi pesanti in Ucraina e invita il governo a non andare a rimorchio di Ue e Nato. Purtroppo però nel nostro Paese la democrazia è sospesa, il Parlamento non conta nulla, e quindi le parole del leader del M5s, Giuseppe Conte, sono destinate a cadere nel vuoto. «Abbiamo sostenuto aiuti militari», ha detto Conte al congresso di Articolo Uno, «economici e umanitari. Ci rendiamo conto che se riconosciamo che ci sono gli estremi del diritto all’autotutela e alla legittima difesa noi dobbiamo essere conseguenti e offrire mezzi a chi sta esercitando il diritto all’autodifesa, ma non siamo disponibili a una escalation militare. L’unica escalation che vogliamo è quella diplomatica. Non possiamo impegnarci in una forsennata corsa al riarmo», ha aggiunto Conte, «o sulla via di fornire armamenti sempre più pesanti e offensivi». Mai abbiamo risparmiato critiche a Conte e al M5s, anche sulla battaglia contro l’aumento fino al 2% del pil per le spese militari, pura mossa propagandistica di Giuseppi. Stavolta, però, il ragionamento del leader pentastellato non fa una piega, fila liscio come il suo proverbiale ciuffo: «L’Italia che vogliamo non cede alla cultura del rimorchio», ha argomentato Conte, «non va al rimorchio di Ue, Germania e Francia, o della Nato. L’Italia deve impegnarsi per un negoziato fondato sul riconoscimento all’autodeterminazione dell’Ucraina e battersi contro la corsa al riarmo dei singoli Paesi». Interrogato di nuovo sull’argomento dell’invio di armi pesanti e offensive a Kiev, a argine di una iniziativa per il 25 aprile ieri a Roma, Conte ha tenuto il punto: «Noi sin dall’inizio», ha risposto Giuseppi, «abbiamo curato che ci fosse la massima unità di tutte le forze politiche. Detto questo, è anche giusto poter discutere internamente sulle prospettive, su quello che può essere il contributo dell’Italia per un percorso assolutamente politico per accelerare i negoziati e giungere a una soluzione politica e quindi alla pace. Domani (oggi, ndr) abbiamo un consiglio nazionale e discuteremo internamente di questa prospettiva. Noi vogliamo che l’Italia e il nostro governo», ha ribadito Conte, «abbiano un ruolo da protagonista per indirizzare questo tragitto verso una soluzione. L’Italia ha tutte le carte in regola per giocare questo ruolo nella comunità internazionale, europea e della Nato. Deve premere per la cessazione delle ostilità, il ritiro delle truppe e il riconoscimento del diritto alla autodeterminazione della popolazione ucraina. Tutti gli atti funzionali a questo obiettivo sono benvenuti», ha detto ancora l’ex premier, «quelli che possono allontanare da questo obiettivo dobbiamo stare attenti a evitarli. Domani ne parleremo nel consiglio nazionale e poi col governo, come forza di maggioranza». La posizione di Conte è, ovviamente, anche elettoralistica: i sondaggi segnalano che metà degli italiani è assolutamente a favore di un processo di pace, e mettersi in sintonia con questa parte di popolazione potrebbe arginare, è la speranza del leader grillino, il crollo di consensi del M5s.