2022-12-04
Sul contante giocano sporco contro l’Italia
Ursula von der Leyen (Ansa)
Massiccia campagna per spacciare un falso, ovvero che le misure sui Pos sarebbero contrarie al Pnrr. Ma non è così: ecco i documenti. Chi insiste lo fa per metterci in difficoltà sugli altri tavoli negoziali dell’Ue.«Pos, allarme evasione». «Contante e Pnrr, scontro con la Ue». Il primo titolo campeggiava ieri in prima su Repubblica, mentre il secondo risale a martedì scorso su La Stampa. Secondo il quotidiano romano, l’allarme sarebbe stato lanciato venerdì dalla Corte dei Conti in sede di audizione parlamentare consultiva sul progetto di legge di bilancio 2023.È comprensibile e sempre auspicabile che gli organi di informazione esprimano valutazioni più o meno favorevoli verso la linea politica e gli atti di un esecutivo, ma questo allarme è davvero fondato sul nulla, con un livello di sciatteria e imprecisione di cui qui intendiamo darvi puntualmente conto, documenti ufficiali alla mano, come al solito. Ma tale è il livello di approssimazione che ci viene da sospettare che ci sia la finalità di aprire un altro fronte di negoziazione con la Ue in un momento in cui il tavolo è molto affollato.Tutto parte dall’articolo 69 del ddl bilancio, in cui si dispone che la sanzione di 30 euro per la mancata accettazione di carte, bancomat e altri strumenti di pagamento elettronico si applichi solo per acquisti superiori a 60 euro. Questa sanzione è in vigore dal 1° luglio scorso e si applica per transazioni di qualsiasi importo. L’intervento del governo è giustificato in relazione illustrativa con esigenze di proporzionalità tra entità del pagamento rifiutato e importo della sanzione, oltre che dalla consistente riduzione del credito di imposta sulle commissioni bancarie per pagamenti elettronici. Parliamo di principi alla base del diritto, che prevedono sempre una proporzionalità tra qualità e quantità della sanzione e offesa recata dall’autore della violazione. La Ue, con il Pnrr, non ci ha chiesto di fissare alcuna soglia. Ci ha chiesto solo «efficaci sanzioni in caso di rifiuto di accettare pagamenti elettronici» e, anche con la soglia a 60 euro, l’impegno è formalmente mantenuto.Si parla quindi di nulla, da liquidare con una battuta. Che è infatti arrivata dal ministro Giancarlo Giorgetti venerdì in audizione parlamentare in risposta all’onorevole Luigi Marattin, che rivendicava la propria libertà di pagare con carta di credito anche il suo conto da 55 euro al ristorante. «Lei ha libertà di cambiare ristorante», è stata la risposta: che lascia intendere che il pagamento con carta è un servizio e che il timore di perdere il cliente è il più potente incentivo per non rifiutarlo. Molto più efficace della sanzione che, ripetiamolo, resta per acquisti oltre i 60 euro.Per dare una prima spolverata ai tanti sepolcri imbiancati che gridano allo scandalo, ricordiamo che una norma identica a quella vigente da luglio fu introdotta dal governo Conte 2 nell’ottobre 2019, e poi cancellata a dicembre in sede di conversione del decreto. Chissà dov’erano allora questi novelli paladini dei pagamenti elettronici...Ma veniamo alla presunta reprimenda della Corte dei Conti. Nella relazione di 56 pagine, i giudici contabili dapprima cominciano una discutibile difesa dei pagamenti elettronici, il cui potenziamento a scapito del contante «concorre all’emersione delle basi imponibili segnatamente in quei settori rivolti al consumatore finale ove più diffusi sono i fenomeni evasivi». Ma si guardano bene dal portare una prova dell’esistenza della relazione causa-effetto tra la riduzione (e non l’uso, si evidenzia l’enorme differenza tra le due parole) e l’evasione fiscale. Perché questo è l’obiettivo su cui Italia ha preso impegni nel Pnrr: e chi afferma l’esistenza della relazione, per imputare all’Italia la violazione degli impegni con la Ue, ha l’onere della prova. Anzi, la Corte cita proprio la Relazione sull’economia non osservata e sull’evasione fiscale - che correda la Nota di aggiornamento al Def pubblicata a settembre, ed è redatta da una commissione molto autorevole - che afferma esattamente il contrario, e smonta anche il tanto decantato ruolo del cashback. Questa relazione attinge direttamente agli impegni assunti dal governo Draghi con la Ue con un’altra relazione inviata a dicembre 2021. In essa leggiamo che «in generale, pur riconoscendo che incentivi mirati a favorire una maggiore diffusione dei pagamenti elettronici possono essere utili a contrastare fenomeni di omessa fatturazione», la strategia di contrasto fonda su altri strumenti e «tale orientamento si fonda sulla consapevolezza che, anche quando il pagamento viene effettuato elettronicamente, non sempre l’informazione relativa alla transazione sarebbe effettivamente e massivamente utilizzabile per orientare l’attività di controllo, o per motivare una sorta di “accertamento automatico” nei confronti del venditore finale che omette di fatturare o di dichiarare la vendita pagata elettronicamente». Insomma, anche pagando con carte, quella massa di dati non torna immediatamente utile, ed è sempre possibile non fatturare, oppure fatturare e non dichiarare, oppure fatturare, dichiarare e non versare.Secondo gli esperti, gli incentivi ai pagamenti elettronici, nel migliore dei casi, sono solo un (modesto) strumento per il contrasto all’evasione che fonda invece sulle analisi dei profili di rischio attraverso banche dati e sugli inviti all’adempimento spontaneo. Riguardo al cashback, si osserva che è stato proprio il governo precedente ad «evidenziare le criticità e i limiti della misura del cashback che, pur essendo stato efficace nell’incentivare i pagamenti elettronici, non sembra avere dispiegato effetti significativi in termini di recupero di evasione».Ben consapevole della evanescenza del rapporto tra pagamenti cash sotto i 60 euro ed evasione, la Corte ha pesato bene le parole perché «da ultimo, segnala» la possibile «incoerenza» tra l’innalzamento di quella soglia e gli obiettivi di lotta all’evasione fiscale assunti con il Pnrr. E su queste due parole è stato montato il castello. Ancora una volta, la migliore risposta arriva dalla Relazione prima citata (pagina 121), che evidenzia la progressiva riduzione della propensione all’evasione (tax gap). Nel biennio 2018-2019 - dopo che il governo Renzi aveva addirittura innalzato la soglia per i contanti a 3.000 euro - è stata ridotta di 2,8 punti percentuali (da 21,2% a 18,5%). Esattamente la stessa riduzione per la quale ci siamo impegnati con il Pnrr entro il 2024 (15,8% è l’obiettivo). Questi sono i fatti e i dati. Se li si vuole utilizzare a fini di lotta politica, basta ammetterlo.
L'ex amministratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel (Imagoeconomica)
Giorgia Meloni ad Ancona per la campagna di Acquaroli (Ansa)
«Nessuno in Italia è oggetto di un discorso di odio come la sottoscritta e difficilmente mi posso odiare da sola. L'ultimo è un consigliere comunale di Genova, credo del Pd, che ha detto alla capogruppo di Fdi «Vi abbiamo appeso a testa in giù già una volta». «Calmiamoci, riportiamo il dibattito dove deve stare». Lo ha detto la premier Giorgia Meloni nel comizio di chiusura della campagna elettorale di Francesco Acquaroli ad Ancona. «C'é un business dell'odio» ha affermato Giorgia Meloni. «Riportiamo il dibattito dove deve stare. Per alcuni è difficile, perché non sanno che dire». «Alcuni lo fanno per strategia politica perché sono senza argomenti, altri per tornaconto personale perché c'e' un business dell'odio. Le lezioni di morale da questi qua non me le faccio fare».
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