2023-10-27
Consiglio Ue, nulla su Mes e bollette. Segnale promettente per il governo
Nel primo giorno di lavori i due temi caldi non sono stati trattati. Potrebbe significare che Bruxelles non si oppone al decreto per prorogare il mercato tutelato e proteggere l’idroelettrico.Al Consiglio europeo di ieri, concentrato sull’emergenza della crisi in Medio Oriente, sugli scenari critici tra Serbia e Kosovo e sui migranti, non si è parlato della ratifica del Mes da parte dell’Italia. Tema che finirà sul tavolo dell’Eurosummit di oggi insieme con altri dossier economici. Il presidente dell’Eurogruppo Paschal Donohoe ha reiterato al massimo livello Ue la necessità che il Parlamento italiano la decida rapidamente. Il premier Giorgia Meloni probabilmente comunicherà che la ratifica del Mes sarà discussa alla Camera fra il 20 e il 24 novembre, ma è difficile possa sbilanciarsi sul risultato del voto. Ieri non è stato affrontato anche un altro dossier, quello legato all’energia. E per certi versi, che non se ne sia parlato per l’Italia è un bene. Perché potrebbe significare che c’è una sorta silenzio assenso sul portare avanti una proroga del mercato tutelato e il modello idroelettrico sostenuto l’Italia. Modello assai diverso rispetto alle scelte del precedente governo, guidato da Mario Draghi, che aveva preso impegni in Europa per liberalizzare il settore idroelettrico con un sistema di gare così aperte dal rendere il business delle acque italiane tanto contendibile da finire nelle mani di player esteri. In Italia il dl Energia è saltato all’ultimo momento e spostato a data da destinarsi. Probabilmente al Consiglio dei ministri che si terrà la prossima settimana. L’idea alla base è sostenere gli investimenti nazionali e garantire la sicurezza energetica del Paese. Con il decreto Energia le Regioni potranno da subito negoziare una proroga di 20 anni con i concessionari uscenti o quelli in scadenza, a patto che venga presentato un vero piano di investimenti che garantisca occupazione al territorio, aggiornamenti continui agli impianti ed equilibrio degli invasi idrici. In un insieme di misure che potrebbero favorire gli investimenti italiani in un settore nel quale praticamente nessun Paese Ue ha aperto a una messa a gara indiscriminata delle concessioni. Tranne l’Italia, verrebbe da dire. A quanto risulta alla Verità, la struttura ministeriale che fa capo a Raffaele Fitto avrebbe chiesto maggiore cautela e la revisione di alcuni passaggi. Fitto sa bene che scardinare quanto messo in piedi da Draghi non è facile. Soprattutto in un momento come quello attuale. Secondo un rapporto dell’Agenzia internazionale dell’energia dedicato al settore idroelettrico, nel 2020 questa tecnologia ha fornito un sesto della produzione mondiale di elettricità con quasi 4.500 Twh (terza fonte dopo carbone e gas naturale), il 55% in più rispetto al nucleare, attraverso una potenza impegnata di 1.330 Gw. Si tratta della più grande fonte mondiale di energia pulita che produce più di tutte le altre fonti rinnovabili messe assieme (eolico, solare fotovoltaico, bioenergia e geotermico). Non a caso, i nostri bacini idroelettrici interessano tanto ai francesi. L’energia che deriva dall’acqua sarà uno degli elementi fondamentali e, se ci sfugge di mano, non saremo noi a deciderne il prezzo. Inoltre, gli investimenti in ambito Pnrr pagati e sostenuti dai contribuenti italiani finiranno per ingrassare i bilanci di aziende che hanno la sede Oltralpe. Lo stesso discorso vale anche nel comparto dei rigassificatori e in ogni euro che mettiamo a rafforzare la capacità produttiva nazionale. Per il resto degli altri temi economici, tornando al confronto tra i leader europei, dal secondo round di incontri all’Eurosummit di oggi non si attendono grandi novità. Il presidente della Bce Christine Lagarde spiegherà la scelta della pausa nel rialzo dei tassi decisa ieri. Nella bozza di conclusioni del vertice non ci sono valutazioni sull’andamento dell’economia e le sue prospettive e questo nonostante la Germania chiuda il 2023 in recessione. Nel documento del Consiglio si ripete il mantra dell’autonomia strategica preservando un’economia aperta. Oggi i 27 metteranno in luce la questione della difesa dell’integrità del mercato interno e della parità delle condizioni del mercato, principio che vale all’interno della Ue e nelle relazioni con Stati Uniti e Cina. Sul primo fronte, l’ultimo incontro Ue-Usa non è servito a trovare un accordo sui dazi contro acciaio e alluminio europei e sul modo in cui le auto elettriche europee possono godere degli incentivi fiscali in America. Quanto alla relazione complicata con Pechino, nel documento non viene citata l’inchiesta Ue anti sussidi sulle auto elettriche cinesi importate, prodromica a futuri dazi, che ha scatenato l’allarme nell’industria automobilistica tedesca.
Jose Mourinho (Getty Images)