Sconvolgente studio Censis: aumentano reati, rapine, scippi. Per l’82% delle donne andare in giro è pericoloso. E il 65% degli italiani ritiene lo Stato impotente. Ringraziamo i clandestini: delinquono dieci volte più degli altri.
Sconvolgente studio Censis: aumentano reati, rapine, scippi. Per l’82% delle donne andare in giro è pericoloso. E il 65% degli italiani ritiene lo Stato impotente. Ringraziamo i clandestini: delinquono dieci volte più degli altri.Avete paura dei criminali? Evitate i vicoli bui e non vi sentite a vostro agio nemmeno sulle vie principali, di notte? Non siete paranoici né vittime della propaganda populista. I dati del rapporto Univ-Censis, presentato ieri nella Capitale, parlano chiaro: dopo il calo negli anni della pandemia - quando le strade non erano più sicure, ma solo più vuote - i reati denunciati nel 2024 (2.388.716) sono aumentati del 3,8% rispetto al 2019. Una tendenza allarmante. È lontano il picco del 2014 (2.812.936 illeciti segnalati), ma quanti episodi non vengono più riferiti alle forze dell’ordine, perché le persone credono che le autorità non siano in grado di perseguire le malefatte? Il 65,1% degli italiani, in effetti, ritiene che «lo Stato da solo non ce la può fare a presidiare tutte le aree e i luoghi essenziali».È un segnale sul quale il governo di centrodestra deve interrogarsi e sul quale, forse, l’istituto di Giuseppe De Rita non si è interrogato abbastanza: in 20 pagine di relazione, mancano stime sull’impatto che ha avuto l’immigrazione sulla diffusione della delinquenza in Italia. I numeri sciorinati dalla fondazione romana andrebbero incrociati con quelli del ministero dell’Interno, di cui La Verità aveva dato conto mesi fa: ai clandestini è riconducibile il 9% dei crimini denunciati, sebbene essi rappresentino solo lo 0,8% della popolazione. In sostanza, hanno una propensione a violare la legge dieci volte maggiore degli altri. Nel 2024, denunciati e arrestati erano per il 26% stranieri irregolari o apolidi di provenienza ignota; in alcune province, il loro «contributo» saliva addirittura all’80%.Il Censis ha dipinto un quadro a tinte fosche. Le rapine su pubblica via, al 31 dicembre scorso, risultavano cresciute del 24,1% rispetto al 2019. I borseggi sono aumentati del 2,6% e gli scippi con «contatto diretto», perpetrati strappando un oggetto alla vittima, sono balzati al +7,9%. Vengono in mente le immagini della gang milanese che aggrediva le anziane sull’uscio di casa, per sottrarre loro gioielli e borsette. Non a caso, in rapporto alla popolazione, quella in cui si trova il capoluogo meneghino è la provincia con la più alta incidenza di reati (69,7 ogni 1.000 abitanti nel 2024), seguita da Firenze e Roma, che è prima in termini assoluti. Male anche Rimini (60,3 reati ogni 1.000 abitanti) e Bologna (60,9), sulla cui area metropolitana il Viminale ha lanciato un allarme: come riportava ieri Il Resto del Carlino, il dicastero ha voluto sottolineare che il 47% dei crimini, lì, viene commesso da immigrati. Il sindaco del Pd, Matteo Lepore, per tutta risposta se l’è presa con l’esecutivo, che non manda abbastanza poliziotti e non porta a termine le espulsioni. Un bel cortocircuito: quando si parla di rispedire a casa i delinquenti stranieri, il suo partito si mette di traverso.Alle donne, il report di ieri dedicava un capitolo a sé. Lo scorso anno, le violenze sessuali denunciate sono state il 34,9% in più del periodo pre Covid. Il ministero di Matteo Piantedosi aveva già certificato che il 44% degli abusi viene commesso da stranieri, i quali, nondimeno, rappresentano il 9% della popolazione. Quel dato era stato aggiornato a settembre 2024 ed era in ascesa vertiginosa, a paragone con il 38,74%, risalente al 2013. Il 25,6% delle intervistate dal Censis, poi, ha dichiarato di aver subito almeno una molestia; il 23,1% uno scippo o un borseggio; il 29,5% di essere stata seguita da uno sconosciuto.La sensazione di pericolo si traduce nell’adozione di una serie di precauzioni che, osserva lo studio, «limitano fortemente le libertà individuali», ma che comunque non sono un’esclusiva femminile. Il 75,8% dei cittadini, di entrambi i sessi, dichiara che, negli ultimi cinque anni, girare per strada è diventato più pericoloso. La percentuale sale all’81,8 tra le donne e all’82,5 tra chi ha redditi bassi, a riprova che il fenomeno ha ormai assunto i tratti di un’autentica ingiustizia sociale. Il 67,4% dei nostri connazionali si sente meno sicuro quando esce, il 57,2% ha paura quando rientra a tarda ora (la cifra arriva al 67,3% tra le donne). Addirittura, il 38,1% del campione consultato dal Censis ha rinunciato almeno una volta ad allontanarsi dal proprio appartamento per timore che gli capitasse qualcosa di brutto; la quota arriva al 52,1% dei ragazzi tra 18 e 34 anni, quelli che in teoria dovrebbero passare più tempo fuori. E la loro non è una percezione distorta. La collezione delle esperienze traumatiche è diventata impressionante: il 23,8% degli italiani racconta di essere stato seguito da uno sconosciuto; il 20,7% ha subito scippi o borseggi; il 18,7% molestie; il 10,9% è stato coinvolto in risse; il 10,3% è stato aggredito da sconosciuti.Le conseguenze? La gente ricorre alla sicurezza privata. Il 75,8% della popolazione è convinto che le guardie giurate svolgano una funzione deterrente; il 74,4% le ritiene indispensabili; il 73,5% nutre fiducia in loro; al 71,3% basta vedere una loro divisa per tranquillizzarsi. Così, si moltiplicano le imprese che offrono quel tipo di servizi: +29,2% in cinque anni, una media di 55 addetti ad azienda, ancorché sottopagati, a giudizio del 59,2% degli interpellati. Quasi l’80% vorrebbe fossero dati più visibilità e importanza ai vigilantes.Dalla sicurezza quale bene comune, garantito dallo Stato, alla sicurezza privatizzata. Il prossimo passo sarà quello verso la giustizia fai da te? Si consideri che circa 9 milioni di italiani hanno patito un furto in abitazione. E almeno 4 milioni e 700.000 concittadini detengono già un’arma. In fondo, il 94,2% di loro chiede una cosa molto banale: sentirsi sicuro quando cammina per strada e quando si gode un po’ di vita sociale. Tutti pistoleri fascisti?
Elly Schlein (Ansa)
Critiche all’incauto boiardo. Eppure, per «Domani» e i deputati, la vittima è Schlein.
Negli ultimi giorni abbiamo interpellato telefonicamente numerosi esponenti del centrosinistra nazionale per sondare quali fossero gli umori veri, al di là delle dichiarazioni di facciata, rispetto alle dichiarazioni pronunciate da Francesco Saverio Garofani, consigliere del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, riportate dalla Verità e alla base della nuova serie di Romanzo Quirinale. Non c’è uno solo dei protagonisti del centrosinistra che non abbia sottolineato come quelle frasi, sintetizzando, «se le poteva risparmiare», con variazioni sul tema del tipo: «Ma dico io, questi ragionamenti falli a casa tua». Non manca chi, sempre a sinistra, ammette che il caso Garofani indebolirà il Quirinale.
Vincenzo Spadafora ed Ernesto Maria Ruffini (Imagoeconomica)
L’operazione Ruffini, che Garofani sogna e forse non dispiace a Mattarella, erediterebbe il simbolo di Tabacci e incasserebbe l’adesione di Spadafora, già contiano e poi transfuga con Di Maio. Che per ora ha un’europoltrona. Però cerca un futuro politico.
Ma davvero Garofani ha parlato solo una volta? No. Francesco Saverio Garofani, il consigliere per la Difesa del presidente Mattarella, non ha parlato di politica solo una volta. Possiamo dire che solo una volta le sue parole sono uscite. Così, la sua incontenibile fede giallorossa si è avvitata all’altra grande passione, la politica, provocando il cortocircuito.
Roberta Pinotti, ministro della Difesa durante il governo Renzi (Ansa)
Per 20 anni ha avuto ruoli cruciali nello sviluppo del sistema di sicurezza spaziale. Con le imprese francesi protagoniste.
Anziché avventurarsi nello spazio alla ricerca delle competenze in tema di Difesa e sicurezza del consigliere del Colle, Francesco Saverio Garofani, viene molto più semplice restare con i piedi per terra, tornare indietro di quasi 20 anni, e spulciare quello che l’allora rappresentante dell’Ulivo diceva in commissione.Era il 21 giugno 2007 e la commissione presieduta dal poi ministro Roberta Pinotti, era neanche a dirlo la commissione Difesa. Si discuteva del programma annuale relativo al lancio di un satellite militare denominato SICRAL-1B e Garofani da bravo relatore del programma ritenne opportuno dare qualche specifica.
Ecco #EdicolaVerità, la rassegna stampa podcast del 21 novembre con Flaminia Camilletti






