La manovra è attesa in Aula ma slitta la conferenza stampa. La Lega: eliminare il rialzo delle aliquote sulle criptovalute, mentre il presidente Orsini chiede di modulare l’Ires in modo premiale. In arrivo modifiche sul tetto agli stipendi dei manager pubblici.
La manovra è attesa in Aula ma slitta la conferenza stampa. La Lega: eliminare il rialzo delle aliquote sulle criptovalute, mentre il presidente Orsini chiede di modulare l’Ires in modo premiale. In arrivo modifiche sul tetto agli stipendi dei manager pubblici.Per la manovra questa settimana sarà cruciale. Oggi - nel giorno del secondo anniversario dell’avvio della sua legislatura e del giuramento da premier – Giorgia Meloni avrebbe dovuto tenere la conferenza stampa sui dettagli della legge di bilancio che però è stata rinviata per impegni «improrogabili» del ministro Tajani. Mentre scriviamo il testo ancora non c’è ma c’è tempo per inviarlo all’aula entro la mezzanotte quindi per oggi dovrebbe essere pronto. «Stanno mettendo a posto le tabelle. La legge di bilancio domani ci sarà», ha assicurato ieri il sottosegretario al Mef Federico Freni ospite della trasmissione Un giorno da pecora su Radio Uno. «La stanno continuando a mettere a posto, voi pensate che sia solo quello che leggete, ma dietro ci sono anche tutte una serie di tabelle e ci vuole molto di più a fare le tabelle che a fare la legge e la puoi mandare al Parlamento solo quando ci sono anche le tabelle», ha spiegato Freni. Tornando anche sul tema dei fondi alla sanità: «Se sul Fondo sanitario nazionale c'era, diciamo, 100 nel 2024, nel 2025 ci sarà 102,3, sono stati aggiunti 2,3 miliardi di euro. Il concetto del “già c'era” in legge di bilancio non esiste, perché io rifinanzio su base triennale. E ogni anno aggiungo qualche cosa, ma non è che quello che ho aggiunto l’anno scorso per il 2025 scompare». Freni che è un esponente della Lega si è poi fatto portavoce del partito nell’esprimere contrarietà per l’annunciato aumento della ritenuta (dal 26 al 42%) per le plusvalenze da bitcoin. «Non abbiamo aumentato le tasse, l’unica tassazione raddoppiata è quella sui bitcoin, spero però che possa cambiare in Parlamento. Chi l’ha messa in manovra non lo so, ma come Lega credo che una riflessione sul bitcoin vada fatta. Se c’è un settore come quello delle criptovalute che è un settore del futuro, aumentare così tanto la fiscalità sulle plusvalenze non è forse una mossa sensata, ci sono modi più sensati per farlo», ha aggiunto Freni. Intanto il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, sta trattando le mosse sull’Ires con le aziende. «Stiamo dialogando. Abbiamo incontrato il ministro Giorgetti e abbiamo portato le nostre istanze», ha detto ieri il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, nel corso dell’assemblea di Assolombarda. «Abbiamo la necessità di incrementare la produttività e di sapere attrarre le imprese. E quindi abbiamo proposto diverse soluzioni. Quella su cui stiamo dialogando è un’Ires premiale per chi mantiene il 70% degli utili nell’azienda usandone una parte, pari al 30%, per gli investimenti in tecnologia, produttività, welfare e formazione. Questo ci darebbe la possibilità di recuperare una parte di ciò che abbiamo perso con l’Ace. Oggi credo che ci sia la necessità di rendere le nostre imprese ancora più forti, quindi servono investimenti». E con Orsini si vedrà domani il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso «per vedere cosa si può fare di più e meglio. Tutto ciò che potremo fare per l’assistenza alle imprese lo metteremo in campo. Transizione 5.0 nasce da una ricontrattazione con l’Europa, abbiamo preso 17 miliardi da capitoli che non avrebbero portato sviluppo e li abbiamo ricollocati, mentre 9,7 miliardi sono arrivati al nostro dicastero. Abbiamo trattato in Europa su come fare una misura, non è stata una cosa facile», ha spiegato Urso.Gli industriali sono soddisfatti per il taglio del cuneo fiscale, reso strutturale. «Ma si può sempre fare di più, è una manovra che non è particolarmente coraggiosa ma le risorse sono limitate», ha detto il presidente di Assolombarda, Alessandro Spada, in occasione dell’assemblea dell’associazione.Nel frattempo, proseguono anche le polemiche sulla sforbiciata in arrivo per gli stipendi dei manager di enti pubblici e privati che ricevono contributi dallo Stato. La manovra introduce un tetto che fissa l’asticella dei compensi al livello dell’indennità del presidente del Consiglio e dei ministri, che ammonta a circa 160.000 euro (80.000 netti). «Una norma di buonsenso», dice la premier Giorgia Meloni. Per Giorgetti «anche tutto l’universo di quelli che sono enti, soggetti, fondazioni che non sono esattamente figlie dei ministeri ma ricevono contributi a carico dello Stato saranno chiamate a rispettare alcune regole elementari di buona finanza. Può darsi che qualcuno possa rinunciare anche al contributo pubblico e decidere autonomamente cosa fare, qualcun altro continuerà a richiederlo ma si dovrà adeguare», aveva detto Giorgetti in conferenza stampa la settimana scorsa. Il perimetro dell’intervento sarebbe ancora in via di definizione ed è probabile che vengano posti alcuni paletti, vista la mole di soggetti che rischiano di essere coinvolti. Secondo alcuni tecnici, la norma riguarderebbe in prima battuta tutte le entità partecipate che oggi anche in parte minoritaria si sentono escluse dai vincoli applicati a tutta la Pa. Si fanno esempi come Aci, Camere di commercio, Cri, fondazioni e associazioni private che ricevono finanziamenti pubblici. Se Giorgetti immagina una versione più estesa, alla fine potrebbe uscire un taglio limitato a amministratori delegati e presidenti di nomina politica o una versione ancora più ristretta con un tetto imposto solo ad alcuni enti di secondo livello. Su questo, il dibattito è ancora in corso.
Johann Chapoutot (Wikimedia)
Col saggio «Gli irresponsabili», Johann Chapoutot rilegge l’ascesa del nazismo senza gli occhiali dell’ideologia. E mostra tra l’altro come socialdemocratici e comunisti appoggiarono il futuro Führer per mettere in crisi la Repubblica di Weimar.
«Quella di Weimar è una storia così viva che resuscita i morti e continua a porre interrogativi alla Germania e, al di là della Germania, a tutte le democrazie che, di fronte al periodo 1932-1933, a von Papen e Hitler, ma anche a Schleicher, Hindenburg, Hugenberg e Thyssen, si sono trovate a misurare la propria finitudine. Se la Grande Guerra ha insegnato alle civiltà che sono mortali, la fine della Repubblica di Weimar ha dimostrato che la democrazia è caduca».
(Guardia di Finanza)
I finanzieri del Comando Provinciale di Palermo, grazie a una capillare attività investigativa nel settore della lotta alla contraffazione hanno sequestrato oltre 10.000 peluches (di cui 3.000 presso un negozio di giocattoli all’interno di un noto centro commerciale palermitano).
I peluches, originariamente disegnati da un artista di Hong Kong e venduti in tutto il mondo dal colosso nella produzione e vendita di giocattoli Pop Mart, sono diventati in poco tempo un vero trend, che ha generato una corsa frenetica all’acquisto dopo essere stati indossati sui social da star internazionali della musica e del cinema.
In particolare, i Baschi Verdi del Gruppo Pronto Impiego, attraverso un’analisi sulla distribuzione e vendita di giocattoli a Palermo nonché in virtù del costante monitoraggio dei profili social creati dagli operatori del settore, hanno individuato sette esercizi commerciali che disponevano anche degli iconici Labubu, focalizzando l’attenzione soprattutto sul prezzo di vendita, considerando che gli originali, a seconda della tipologia e della dimensione vengono venduti con un prezzo di partenza di circa 35 euro fino ad arrivare a diverse migliaia di euro per i pezzi meno diffusi o a tiratura limitata.
A seguito dei preliminari sopralluoghi effettuati all’interno dei negozi di giocattoli individuati, i finanzieri ne hanno selezionati sette, i quali, per prezzi praticati, fattura e packaging dei prodotti destavano particolari sospetti circa la loro originalità e provenienza.
I controlli eseguiti presso i sette esercizi commerciali hanno fatto emergere come nella quasi totalità dei casi i Labubu fossero imitazioni perfette degli originali, realizzati con materiali di qualità inferiore ma riprodotti con una cura tale da rendere difficile per un comune acquirente distinguere gli esemplari autentici da quelli falsi. I prodotti, acquistati senza fattura da canali non ufficiali o da piattaforme e-commerce, perlopiù facenti parte della grande distribuzione, venivano venduti a prezzi di poco inferiori a quelli praticati per gli originali e riportavano loghi, colori e confezioni del tutto simili a questi ultimi, spesso corredati da etichette e codici identificativi non conformi o totalmente falsificati.
Questi elementi, oltre al fatto che in alcuni casi i negozi che li ponevano in vendita fossero specializzati in giocattoli originali di ogni tipo e delle più note marche, potevano indurre il potenziale acquirente a pensare che si trattasse di prodotti originali venduti a prezzi concorrenziali.
In particolare, in un caso, l’intervento dei Baschi Verdi è stato effettuato in un negozio di giocattoli appartenente a una nota catena di distribuzione all’interno di un centro commerciale cittadino. Proprio in questo negozio è stato rinvenuto il maggior numero di pupazzetti falsi, ben 3.000 tra esercizio e magazzino, dove sono stati trovati molti cartoni pieni sia di Labubu imbustati che di scatole per il confezionamento, segno evidente che gli addetti al negozio provvedevano anche a creare i pacchetti sorpresa, diventati molto popolari proprio grazie alla loro distribuzione tramite blind box, ossia scatole a sorpresa, che hanno creato una vera e propria dipendenza dall’acquisto per i collezionisti di tutto il mondo. Tra gli esemplari sequestrati anche alcune copie più piccole di un modello, in teoria introvabile, venduto nel mese di giugno a un’asta di Pechino per 130.000 euro.
Soprattutto in questo caso la collocazione all’interno di un punto vendita regolare e inserito in un contesto commerciale di fiducia, unita alla cura nella realizzazione delle confezioni, avrebbe potuto facilmente indurre in errore i consumatori convinti di acquistare un prodotto ufficiale.
I sette titolari degli esercizi commerciali ispezionati e destinatari dei sequestri degli oltre 10.000 Labubu falsi che, se immessi sul mercato avrebbero potuto fruttare oltre 500.000 euro, sono stati denunciati all’Autorità Giudiziaria per vendita di prodotti recanti marchi contraffatti.
L’attività s’inquadra nel quotidiano contrasto delle Fiamme Gialle al dilagante fenomeno della contraffazione a tutela dei consumatori e delle aziende che si collocano sul mercato in maniera corretta e che, solo nell’ultimo anno, ha portato i Baschi Verdi del Gruppo P.I. di Palermo a denunciare 37 titolari di esercizi commerciali e a sequestrare oltre 500.000 articoli contraffatti, tra pelletteria, capi d’abbigliamento e profumi recanti marchi delle più note griffe italiane e internazionali.
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Stefano Arcifa
Parla il neopresidente dell’Aero Club d’Italia: «Il nostro Paese primeggia in deltaplano, aeromodellismo, paracadutismo e parapendio. Rivorrei i Giochi della gioventù dell’aria».
Per intervistare Stefano Arcifa, il nuovo presidente dell’Aero Club d’Italia (Aeci), bisogna «intercettarlo» come si fa con un velivolo che passa alto e veloce. Dalla sua ratifica da parte del governo, avvenuta alla fine dell’estate, è sempre in trasferta per restare vicino ai club, enti federati e aggregati, che riuniscono gli italiani che volano per passione.
Arcifa, che cos’è l’Aero Club d’Italia?
«È il più antico ente aeronautico italiano, il riferimento per l’aviazione sportiva e turistica italiana, al nostro interno abbracciamo tutte le anime di chi ha passione per ciò che vola, dall’aeromodellismo al paracadutismo, dagli ultraleggeri al parapendio e al deltaplano. Da noi si insegna l’arte del volo con un’attenzione particolare alla sicurezza e al rispetto delle regole».
Riccardo Molinari (Ansa)
Il capogruppo leghista alla Camera: «Stiamo preparando un pacchetto sicurezza bis: rafforzeremo la legittima difesa ed estenderemo la legge anti sgomberi anche alla seconda casa. I militari nelle strade vanno aumentati».
«Vi racconto le norme in arrivo sul comparto sicurezza, vogliamo la legittima difesa “rinforzata” e nuove regole contro le baby gang. L’esercito nelle strade? I soldati di presidio vanno aumentati, non ridotti. Landini? Non ha più argomenti: ridicolo scioperare sulla manovra».
Riccardo Molinari, capogruppo della Lega alla Camera, la Cgil proclama l’ennesimo sciopero generale per il 12 dicembre.
«Non sanno più di cosa parlare. Esaurito il filone di Gaza dopo la firma della tregua, si sono gettati sulla manovra. Ma non ha senso».






