2025-05-03
La vera posta in gioco è il futuro della civiltà
I cardinali in piazza San Pietro, sotto la statua che raffigura il primo Papa della storia cristiana (Getty)
È fondamentale ristabilire l’ordine dell’autorità morale della Chiesa, che altrimenti rischia di essere persa definitivamente. Per questo il successore dell’argentino avrà bisogno di un segretario di Stato autorevole e al passo con le condizioni della società.Questo conclave potrebbe anche essere l’ultimo. La scelta conseguente è pertanto fondamentale per ristabilire, se si vuole, l’ordine dell’autorità morale della Chiesa. Questo conclave è destinato ad affermare la rinuncia o la conferma di detta -necessaria- autorità morale nel mondo. Pertanto io credo che il papa ideale debba essere un cardinale «santo», al fine di indicare nella ricerca della santità l’obiettivo della Chiesa. A questo Papa deve però esser affiancato un Segretario di Stato molto, molto esperto e autorevole, al fine di indicare la volontà di restaurare una «governance» adeguata alle condizioni e ai tempi. Con questo ho già detto tutto l’essenziale: proseguo solo per giustificare l’articolo.Questo conclave non è assimilabile a quello del 1978 o a quello del 2005, perché necessariamente risentirà di quanto è accaduto, ma purtroppo non è ancora stato capito, dodici anni fa, nel 2013. In più la situazione sociopolitica ed economica in questi ultimi 12 anni è ancora più cambiata. Così come sono mutate le norme e le concessioni morali da parte della Chiesa. Pertanto io penso che più che un papa proveniente da una area geografica particolare possa essere auspicabile un papa che sappia riaffermare l’autorità morale della Chiesa cattolica, apostolica e romana. Questo non va bene certamente a tutti: perciò ricordo un antico detto spagnolo: «Quello che va bene ai lupi non va bene agli agnelli». Se mi si permette un piccolo paradosso, è necessario un papa «economista», come lo intendeva Benedetto XVI: cioè capace di conoscere i veri bisogni dell’uomo, che oggi non sono affatto soddisfatti perché (proprio come scrisse lo stesso Ratzinger nella Caritas in Veritate) la cultura nichilista dominante influenza l’uso degli strumenti (anche economici) e in più porta a correggere gli errori cambiando gli «strumenti» anziché il cuore dell’uomo. Ma oggi è proprio il cuore dell’uomo di questo secolo che deve essere cambiato, non gli strumenti. Pertanto, sempre come scrisse papa Benedetto nella sua parte della Lumen Fidei, è la Chiesa l’unica che può riuscire a farlo, perché ha gli strumenti unici adeguati: «Il magistero, i sacramenti, la preghiera». Ecco perché questo conclave è forse il più importante dagli ultimi secoli: in gioco con questa elezione c’è la civiltà intera, non solo quella cristiana né quella occidentale, ma anche quella globale poiché gran parte del mondo si è ormai occidentalizzato negli ultimi decenni grazie al mercato globale.Ed ecco perché questa elezione del nuovo papa interessa molto anche il mondo economico-finanziario, anche se non lo mostra. Il papa, lo abbiamo appreso dai tempi di Leone XIII fino a quelli di Francesco, può fare un magistero di correzione o di compiacente sostegno verso determinate forme di governo dell’economia. Può esprimere nel suo magistero valutazioni morali sull’uso di tutti gli strumenti utilizzabili dall’uomo, per esempio dalle biotecnologie, all’Intelligenza artificiale. L’autorità morale, spiegando cosa e perché può essere bene e cosa può essere male per l’uomo ne stimola e indirizza il pensiero e il comportamento. E ciò è importante perché gli strumenti oggi disponibili all’uomo sono particolarmente sofisticati e neppure ben conosciuti: pertanto rischiano realmente e definitivamente di sfuggire di mano all’uomo e prendere «autonomia morale», creando instabilità e incertezza, che è quello che la finanza normalmente teme. Chiedo al lettore di riflettere se uno strumento possa mai avere autonomia morale, e cosa che succede quando gliela si concede…Mi permetto di concludere con un umile appello ai signori cardinali che parteciperanno al conclave. Un papa può e deve occuparsi di qualsiasi fenomeno che interessa l’uomo, ma deve capire le cause dei problemi che vuole affrontare moralmente, non solo proporre di intervenire sugli effetti, come avvenuto negli ultimi tempi accrescendo gli errori. Non ci si deve pertanto meravigliare che un laico (si pensi al vicepresidente americano J.D. Vance nel discorso di Monaco del 14 febbraio scorso) assuma il ruolo di autorità morale, sentendo la necessità di farlo visto che nessuno se ne occupava più: e le conseguenze, ahimè, si vedono. Se potessi dare un suggerimento, oltre a quello di conoscervi fra voi, suggerirei di parlare anche a qualche buon vecchio parroco di campagna che negli ultimi tempi ha pazientemente obbedito, ma sa forse molto meglio di tanti altissimi prelati chi siano i veri «ultimi» di cui occuparsi, quelli cioè privati di un alimento di cui non si parla più: il «pane di vita eterna».
Il laboratorio della storica Moleria Locchi. Nel riquadro, Niccolò Ricci, ceo di Stefano Ricci
Il regista Stefano Sollima (Ansa)
Robert F.Kennedy Jr. durante l'udienza del 4 settembre al Senato degli Stati Uniti (Ansa)