2022-02-28
Con un decreto l’Italia entra in una guerra mondiale
Ok, Vladimir Putin è un criminale di guerra, destinato a fare la fine di Slobodan Milošević, l’uomo che scatenò la guerra nei Balcani e che, dopo essere stato arrestato per crimini contro l’umanità, morì in una cella del carcere dell’Aia mentre era sotto processo presso il tribunale penale internazionale. Tuttavia, a prescindere da chi è, quali responsabilità abbia e come finirà, una cosa mi pare indiscutibile: noi abbiamo deciso di partecipare a quella che potrebbe essere la terza guerra mondiale con un semplice decreto.Sì, nonostante l’articolo 11 della nostra Costituzione ripudi l’uso delle armi «come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali», il nostro governo con una semplice ordinanza del presidente del Consiglio si appresta a fornire all’Ucraina materiale bellico. Con un ponte aereo, in forza degli articoli 3 e 4 del Patto atlantico, l’Italia sarebbe pronta a mettere a disposizione dell’esercito di Kiev mitragliatrici, munizioni, lanciarazzi e - sentite un po’ - perfino l’assistenza di 1.350 militari dei nuclei speciali. Lagunari, paracadutisti, alpini e incursori del Comsubim, ossia del reparto d’élite della Marina militare, non saranno inviati in Ucraina, ma in Romania e Ungheria, ai bordi del conflitto. Ufficialmente il nostro Paese non ha dichiarato guerra alla Russia, ma è come se lo avesse fatto. Nella completa ignavia del Parlamento, che pare preoccupato solo di discutere di leggi elettorali, ius soli e norme pro gender, l’esecutivo che appena un anno fa fu incaricato di portarci fuori dall’emergenza Covid, ci sta portando sull’orlo del baratro, in un’emergenza che non è più sanitaria ma militare. Certo, siamo in buona compagnia, perché al nostro fianco si sono allineati l’America, l’intera Europa e perfino il Giappone. Tuttavia, la decisione di schierarci apertamente contro l’aggressione della Russia, sostenendo militarmente e finanziariamente l’Ucraina, ho la sensazione che non sia stata valutata a pieno e che, soprattutto, non siano state considerate fino in fondo le conseguenze. Mi auguro naturalmente di sbagliarmi e di vedere domani rotolare la testa di Putin, decapitata dalla sua stessa corte di oligarchi e militari. Sì, spero vivamente che un colpo di Stato a Mosca ponga fine al conflitto che ha portato la guerra fino al cuore dell’Europa. Oppure che un cessate il fuoco apra la strada a un negoziato di pace che consenta di far tacere le armi. Ma se così non fosse, se il capo del Cremlino non venisse isolato al più presto e passasse alle maniere forti non più solo contro Kiev, ma anche contro l’Europa, siamo certi di aver calcolato bene quali sarebbero i rischi? Ieri Aljaksandr Lukašenko, presidente della Bielorussia e alleato di Putin, ha detto che la Russia avrebbe messo in allerta la difesa nucleare e la notizia è stata confermata da Mosca. In pratica, pur di concludere la campagna militare contro l’Ucraina, respingendo le pressioni dell’Occidente e l’accerchiamento dell’America e della Ue, lo zar del Cremlino sarebbe pronto anche a scatenare la terza guerra mondiale, usando, se necessario, le bombe atomiche.Putin probabilmente è pazzo, un tiranno che ha perso il controllo ed è pronto a qualsiasi mossa pur di uscire dal vicolo cieco in cui si è cacciato o in cui l’hanno infilato. Tuttavia, la questione non è se il presidente della Federazione russa sia uno squilibrato o un criminale di guerra come il defunto capo della federazione jugoslava. Il problema è che, a differenza di Slobodan Milošević, Putin dispone di un arsenale nucleare che potrebbe decidere di usare se si sentisse con le spalle al muro.L’Italia si è uniformata alle sanzioni internazionali volute dagli Stati Uniti contro la Russia e dunque adotterà il blocco delle transazioni finanziarie contro Mosca. Però il problema non è se sia giusto o meno usare l’arma dei trasferimenti bancari e nemmeno se sia legittimo partecipare a un conflitto per procura, ovvero combattere Putin per interposta persona, armando le mamme e i pensionati ucraini che, grazie al nostro sostegno, si stanno arruolando nella milizia volontaria. La questione non è neppure che, stando comodi nei nostri salotti, mandiamo al massacro dei civili, i quali combatteranno ad armi impari contro i carri armati russi. No, il tema di fondo è che per decreto stiamo entrando in guerra. Una guerra asimmetrica, combattuta a colpi di conti correnti bloccati e di forniture di gas che potrebbero essere sospese per rappresaglia, di yacht sequestrati e di missili che colpiscono le città. Tuttavia una guerra vera, che finora si ferma ai confini dell’Ucraina, ma che in un attimo, per come ci stiamo comportando, potrebbe vederci coinvolti. Ribadisco, a scanso di equivoci, in quanto la mamma degli stupidi è sempre incinta. Non tifo per Putin, ma non faccio neppure la guerra con il sangue degli altri. Questa è una guerra vera, alle porte di casa nostra. È una guerra che abbiamo sottovalutato e forse perfino armato. E continuiamo a sottovalutare e armare. La mia domanda è semplice: fino a quando? Fino a che punto siamo pronti a spingerci in questo gioco che rischia di incendiare il mondo? Qual è il prezzo che siamo disposti a pagare per fermare Putin e assecondare un gioco a cui di certo noi non volevamo e non abbiamo interessi a partecipare? Forse qualche costituzionalista di passaggio sarà pronto a sostenere che per decreto si possono inviare al fronte, senza passare dal Parlamento, alcune migliaia di soldati. Ma alle domande che vi faccio non possono rispondere né un decreto del presidente del Consiglio né un professore anche se ha vestito i panni del giudice della Consulta. Le guerre, infatti, non si decidono a tavolino, scoppiano e basta e poi ammassano cadaveri che nessuno aveva previsto.
Sehrii Kuznietsov (Getty Images)
13 agosto 2025: un F-35 italiano (a sinistra) affianca un Su-27 russo nei cieli del Baltico (Aeronautica Militare)
La mattina del 13 agosto due cacciabombardieri F-35 «Lightning II» dell’Aeronautica Militare italiana erano decollati dalla base di Amari, in Estonia, per attività addestrativa. Durante il volo i piloti italiani hanno ricevuto l’ordine di «scramble» per intercettare velivoli non identificati nello spazio aereo internazionale sotto il controllo della Nato. Intervenuti immediatamente, i due aerei italiani hanno raggiunto i jet russi, due Sukhoi (un Su-27 ed un Su-24), per esercitare l’azione di deterrenza. Per la prima volta dal loro schieramento, le forze aeree italiane hanno risposto ad un allarme del centro di coordinamento Nato CAOC (Combined Air Operations Centre) di Uadem in Germania. Un mese più tardi il segretario della Nato Mark Rutte, anche in seguito all’azione di droni russi in territorio polacco del 10 settembre, ha annunciato l’avvio dell’operazione «Eastern Sentry» (Sentinella dell’Est) per la difesa dello spazio aereo di tutto il fianco orientale dei Paesi europei aderenti all’Alleanza Atlantica di cui l’Aeronautica Militare sarà probabilmente parte attiva.
L’Aeronautica Militare Italiana è da tempo impegnata all’interno della Baltic Air Policing a difesa dei cieli di Lettonia, Estonia e Lituania. La forza aerea italiana partecipa con personale e velivoli provenienti dal 32° Stormo di Amendolara e del 6° Stormo di Ghedi, operanti con F-35 e Eurofighter Typhoon, che verranno schierati dal prossimo mese di ottobre provenienti da altri reparti. Il contingente italiano (di Aeronautica ed Esercito) costituisce in ambito interforze la Task Air Force -32nd Wing e dal 1°agosto 2025 ha assunto il comando della Baltic Air Policing sostituendo l’aeronautica militare portoghese. Attualmente i velivoli italiani sono schierati presso la base aerea di Amari, situata a 37 km a sudovest della capitale Tallinn. L’aeroporto, realizzato nel 1945 al termine della seconda guerra mondiale, fu utilizzato dall’aviazione sovietica per tutti gli anni della Guerra fredda fino al 1996 in seguito all’indipendenza dell’Estonia. Dal 2004, con l’ingresso delle repubbliche baltiche nello spazio aereo occidentale, la base è passata sotto il controllo delle forze aeree dell’Alleanza Atlantica, che hanno provveduto con grandi investimenti alla modernizzazione di un aeroporto rimasto all’era sovietica. Dal 2014, anno dell’invasione russa della Crimea, i velivoli della Nato stazionano in modo continuativo nell’ambito delle operazioni di difesa dello spazio aereo delle repubbliche baltiche. Per quanto riguarda l’Italia, quella del 2025 è la terza missione in Estonia, dopo quelle del 2018 e 2021.
Oltre ai cacciabombardieri F-35 l’Aeronautica Militare ha schierato ad Amari anche un sistema antimissile Samp/T e i velivoli spia Gulfstream E-550 CAEW (come quello decollato da Amari nelle immediate circostanze dell’attacco dei droni in Polonia del 10 settembre) e Beechcraft Super King Air 350ER SPYD-R.
Il contingente italiano dell'Aeronautica Militare è attualmente comandato dal colonnello Gaetano Farina, in passato comandante delle Frecce Tricolori.
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