2019-01-13
«Con noi le richieste dei gilet gialli conquisteranno l’Ue»
Jordan Bardella, il ventitreenne capolista alle Europee del partito della Le Pen: «Un'allenza sovranista può togliere potere alla Commissione».Jordan Bardella, nonostante i suoi 23 anni, guiderà la lista del Rassemblement national alle Europee di maggio.Cosa ha pensato quando le hanno annunciato la sua investitura come capolista ?«È una missione importante e una grande responsabilità per il partito e in Europa. Credo che ci sia l'opportunità storica di creare una minoranza di blocco al Parlamento europeo per far sentire la voce delle nazioni libere e sovrane all'interno delle istituzioni Ue. In Francia continueremo a fare ciò che stiamo facendo fin dall'inizio della rivolta dei gilet gialli: cercare di trasformarla in un'espressione democratica. Una serie di proposte dei gilet gialli figurano, da diversi anni, nel nostro programma». Se fosse eletto, quali sarebbero le decisioni prioritarie che lei prenderebbe come deputato europeo?«Ci batteremo per recuperare la sovranità della Francia. La nostra battaglia riguarderà quattro temi fondamentali: la sovranità territoriale, il controllo delle nostre frontiere. Il secondo tema sarà la gestione del nostro budget. Il terzo, la sovranità economica. In questo senso vogliamo che cessino le negoziazioni dei trattati di libero scambio che obbligano la nostra industria e la nostra agricoltura a subire la concorrenza sleale internazionale. Per finire vogliamo riappropriarci delle nostre leggi perché l'80-90% delle norme votate dall'Assemblea nazionale, sono un'emanazione diretta delle disposizioni europee. Così come è, l'Ue non funziona: genera povertà e frustrazione nei cittadini». È cambiato qualcosa nelle posizioni del suo partito sull'uscita dall'Europa?«C'è stata una certa evoluzione sulla questione. Quando eravamo isolati a livello europeo, pensavamo a un'uscita secca dall'Ue e dall'euro. Una sorta di Big bang istituzionale. Ora la situazione è cambiata, soprattutto dopo l'arrivo al potere dei nostri alleati in Italia con la Lega di Matteo Salvini e in Austria, con la Fpö».Vorrebbe rivolgere un messaggio al governo italiano, in particolare a Matteo Salvini?«Il vostro vicepremier ha mostrato che la lotta per la sovranità, da noi condotta da tempo, va nel senso della storia. Ovunque i popoli si stanno risvegliando. Negli Stati Uniti questo risveglio si è tradotto nell'elezione di Donald Trump. In Italia sono arrivati al governo Lega e M5s. In Francia abbiamo i gilet gialli. Salvini ha dimostrato che quando un popolo vuole riprendersi sovranità, può farlo. È un esempio democratico».In Polonia Salvini ha commentato un'eventuale alleanza con il M5s in Europa dicendo: «Ci penseremo per il futuro, per il passato non ci abbiamo mai pensato». Lei sarebbe disposto a collaborare con i 5 stelle o i gilet gialli?«Ora nel Parlamento europeo i partiti sovranisti sono divisi in vari gruppi. È difficile prevedere quale saranno le forze in campo dopo le elezioni. Non dobbiamo dimenticare che ci saranno anche nuovi partiti come, ad esempio, la formazione spagnola Vox. Ogni formazione politica ha le proprie specificità. Ma sul ritorno della sovranità e sulla restituzione del potere decisionale alle nazioni - perché queste lo ridiano ai popoli - penso che potremmo trovarci d'accordo con partiti che si collocano al di fuori del nostro gruppo all'Europarlamento».Immaginiamo che nel Parlamento Ue sieda una maggioranza di sovranisti. Dovranno dare la fiducia alla futura Commissione europea. Nascerà una forma di «coabitazione» tra una Commissione sovranista e Paesi come la Francia di Emmanuel Macron?«Il problema è che coloro che si definiscono progressisti in realtà non lo sono. Perché se il progresso è riportare dei Paesi a un'economia dell'età della pietra stiamo parlando di qualcosa di diverso. A livello europeo Macron è isolato. Angela Merkel ha indicato che si ritirerà tra qualche tempo. La realtà è che la nostra corrente di pensiero sta diventando maggioritaria in tutti i Paesi. È evidente che se tutti questi movimenti dovessero essere chiamati a governare insieme l'Ue, questa si trasformerebbe in un'unione di nazioni libere e sovrane. La Commissione non starà più alle spalle dei Paesi, pronta ad aprire procedure di infrazione. Chi oggi guida l'Ue non lavora nell'interesse dei popoli, ma nell'interesse delle grandi banche e di un'oligarchia».Cambierà anche la gestione dei migranti?«Se dovessi risolvere la questione migratoria con Salvini, avremmo diversi punti d'accordo. Quindici giorni fa, un sondaggio di Le Journal Du Dimanche ha mostrato che la maggioranza dei francesi vuole la fine dell'afflusso massiccio di migranti. Il problema è che ci sono personalità - con un gradimento in ribasso come Macron - che danno lezioni di democrazia a responsabili politici come Salvini che, al contrario, sono sostenuti dal 70-80% dei loro concittadini».Dopo le elezioni italiane sono nate tensioni tra Parigi e Roma. Secondo lei c'è ostilità tra i due Paesi? Ha un messaggio da rivolgere agli italiani?«No, non c'è ostilità, anzi esiste un'amicizia storica tra la Francia e l'Italia. Vorrei dire agli italiani che Macron non è tutta la Francia. È il rappresentante di un'élite, di un'oligarchia. Siamo ispirati dall'esempio italiano. Macron fa diplomazia con gli insulti. Quindi il messaggio che inviamo alla Francia e ad altri Paesi è: “Tenete duro. Arriviamo". Macron è una parentesi che spero si chiuderà presto».
(Totaleu)
«Tante persone sono scontente». Lo ha dichiarato l'eurodeputato della Lega in un'intervista al Parlamento europeo di Strasburgo.
Palazzo Berlaymont, sede della Commissione europea (Getty Images)