2020-11-12
«Con meno manutenzioni, più utili. E la famiglia Benetton è contenta»
Giovanni Castellucci (Ansa)
Nelle intercettazioni Gianni Mion conferma il taglio dei cantieri. Arrestato l'ex ad di Aspi, Giovanni Castellucci. Misure cautelari per altri cinque manager per attentato alla sicurezza e frode: le barriere non erano a norma.Le accuse: pannelli fonoassorbenti «incollati col Vinavil», barriere integrate che saltavano con il vento e scarsa manutenzione. La nuova inchiesta dei pm di Genova accusa la filosofia aziendale di Autostrade: secondo i pm, minimo investimento sulla sicurezza e massimo guadagno, con spartizione di utili più alta tra i soci. E anche la personalità dell'ex amministratore delegato di Autostrade e Atlantia Giovanni Castellucci, stando al ritratto che ne fa il gip Paola Faggioni, che ieri l'ha privato della libertà insieme all'ex direttore delle operazioni Paolo Berti e all'ex responsabile delle manutenzioni Michele Donferri Mirella, tutti e tre ai domiciliari (tre pezzi da 90 del gruppo, invece, sono stati interdetti), sarebbe stata «ispirata a una logica strettamente commerciale, anche a discapito della sicurezza collettiva». Il valore per la vita umana, d'altra parte, era stato espresso in modo netto in una conversazione intercettata: «Quarantatré morti de là… 40 de qua. Stiamo tutti sulla stessa barca». Parole pronunciate da Berti e riferite, oltre che ai morti per il crollo di Genova, anche alle vittime del bus che sulla A16 travolse una barriera finendo giù da un cavalcavia ad Avellino. Un caso che, secondo gli inquirenti, sarebbe stato usato dal manager per coltivare i rapporti con Castellucci usando il processo per disastro colposo e strage colposa (che si è concluso con una condanna a cinque anni di reclusione per Berti e con l'assoluzione di Castellucci).«Tu non pensare che se coinvolgevi pure lui a te non te li davano, è questo il tema», afferma Berti, che aggiunge parlando con Mirella: «Questo glielo devi far pesare, come l'ho fatto pesare io oggi. Ora, io sto dicendo tu... il tuo obiettivo è salvaguardare il rapporto con lui, è l'unica speranza che hai, da qui al futuro perché ti darà tutto nel senso di condividere la strategia, condividere le cose». Mirella non era coinvolto nel processo di Avellino, ma con Castellucci e Berti è indagato per la strage del ponte Morandi. Ed è proprio a quel procedimento che fa riferimento Berti: «Almeno quello poi, state insieme per l'altro processo». Per gli inquirenti è la riprova del controllo esercitato da Castellucci sui suoi sottoposti, tanto che per l'ex ad sono stati chiesti i domiciliari perché «nonostante le dimissioni dal gruppo, sussiste il pericolo attuale e concreto di inquinamento probatorio e reiterazione di reati della stessa specie di quelli per cui si procede. Tali esigenze cautelari si desumono principalmente dalle modalità della condotta, sintomatiche di una personalità spregiudicata e incurante del rispetto delle regole ispirata a una logica strettamente commerciale e personalistica, anche a scapito della sicurezza collettiva». Grazie alle nuove indagini, la Procura qualche prova l'ha raccolta anche per l'inchiesta sul ponte Morandi (ma i legali di Castellucci sottolineano che le due vicende sono scollegate). Gli investigatori, da una chat di Whatsapp hanno ricavato quella che ritengono una ammissione. «I cavi del Morandi sono corrosi»: il 25 giugno 2018, un mese e mezzo prima del crollo (avvenuto il 14 agosto 2018), Michele Donferri Mirella lo scrive a Berti, che gli consigliava di iniettare aria deumidificata nei cavi del viadotto Polcevera per eliminare l'umidità. E quando Donferri gli dice che i cavi sono già corrosi, Berti commenta: «Sti cazzi, io me ne vado». Il nuovo fascicolo e quello sul ponte Morandi a quel punto sono diventati vasi comunicanti. È proprio mentre in Procura esaminavano la documentazione sequestrata nelle sedi di Aspi e del gruppo dopo le perquisizioni per il crollo di Genova che sono saltate fuori le criticità sulla sicurezza delle barriere integrate modello Integautos. Soprattutto su quelle piazzate sul primo tronco autostradale, ovvero la rete ligure della A12 affidata ad Aspi, dove sono stati registrati anche alcuni sinistri. In questo contesto è stata registrata una eclatante chiacchierata che, oltre a provare la carenza di manutenzione, confermerebbe l'asservimento dei dipendenti ai vertici di Aspi. «Mentre il management... che si era impossessato della loro testa... pensava di fare lui [...] ti ricordi, poi, Castellucci... allora diceva “facciamo noi"... e Gilberto (Benetton, ndr) eccitato perché lui guadagnava e suo fratello di più... quando hanno acquistato quella roba era una roba che loro non potevano neanche governare». E ancora: «Le manutenzioni le abbiamo fatte in calare, più passava il tempo meno facevamo... così distribuiamo più utili... e Gilberto e tutta la famiglia erano contenti». Le parole di Gianni Mion, amministratore delegato di Edizione holding, che controlla Atlantia, piene di riferimenti ai Benetton e a Gilberto, l'imprenditore scomparso il 22 ottobre del 2018, vengono ritenute «significative» dal gip, che ne ricava la «spregiudicata linea imprenditoriale improntata alla sistematica riduzione delle manutenzioni». Secondo il giudice, sarebbe emerso «un quadro desolante» dello stato di viadotti, gallerie e barriere di contenimento. A Rapallo, per esempio, c'erano state non poche lamentele per le ribaltine delle barriere antirumore che si staccavano. Berti, Donferri e Lucio Torricelli Ferretti si fanno scappare che «la resina utilizzata per gli ancoraggi è difettosa e totalmente inefficace», annota il gip. È Ferretti a chiosare: «È incollato col Vinavil». E deve aver usato il Vinavil anche Castellucci per tentare di restare incollato alla poltrona. Nell'ordinanza di custodia cautelare sono documentati i contatti «in segreto» con «soggetti in posizioni apicali del gruppo Atlantia, tra cui Andrea Boitani», scrive il gip, «per ingraziarsi la loro fiducia». Castellucci sente che il Vinavil non regge più (anche se viene intercettato con Ermanno Boffa, marito di Sabrina Benetton, mentre cerca nuovi azionisti per Atlantia). E la conferma gli arriva da Boitani, dopo un lungo monologo durante il quale Castellucci riferisce che una parte della famiglia Benetton non avrebbe più fiducia in lui e potrebbe sollecitare un suo allontanamento. «Quando ci sono i ribaltoni ecc... ecc...», dice, «io potrei essere un danno collaterale, nel senso che essendo molto legato a una parte eh... ovviamente... potrebbe... diciamo quella parte lì non... non avere più fiducia in me, mettiamola così». E, chiusa la telefonata, cerca di trovare altro. Alitalia, per esempio. «Grazie alle sue conoscenze ad altissimi livelli», commenta il gip, secondo il quale Castellucci sarebbe «ancora pienamente inserito in posizioni di potere e particolarmente attivo secondo le stesse logiche di quando ricopriva cariche all'interno del gruppo Atlantia». E infatti, la Procura l'ha beccato, pochi giorni dopo l'uscita da Atlantia, a proporsi come presidente di Alitalia all'ad di Lufthansa, «ricevendone, peraltro», sottolinea il gip, «gradimento». E nelle conversazioni con Joerg Michael Eberarth di Air Dolomiti, addirittura fa riferimento a contatti con un ministro. «Il ministro mi ha chiesto di vedermi stasera», gli comunica Castellucci. Che aggiunge: «Siccome lui all'inizio mi aveva chiesto di aiutarlo su Alitalia e se ero disponibile». «Magari potrebbe essere un ruolo anche di presidente... con deleghe...». E dopo aver incassato il gradimento di Eberarth, chiude: «Allora mi faccio dare dal ministro l'ok».