
Dopo Italmobiliare, anche il francese, secondo azionista, lascia il patto di sindacato, che scende sotto il 25%. Lo statuto prevede lo scioglimento anticipato. Due strade: nuovo blocco fino al 2020 o apertura in Borsa.La giornata di ieri si ricorderà a lungo tra i corridoi di Piazzetta Cuccia. Uno dei protagonisti di Mediobanca, Vincent Bolloré (secondo azionista della banca), ha fatto sapere che uscirà dal patto di sindacato. Una decisione storica che rischia di cambiare il futuro di una delle casseforti finanziarie del Paese. Le opzioni a questo punto sono due: un'accelerazione verso una banca totalmente public company già a partire dal 2019 - e quindi contendibile da chi vuole mettere le mani su un gioiello della finanza italiana (a meno che non subentri qualcuno) - oppure la nascita di un patto di sindacato e blocco «light» fino al 2020.«Abbiamo preso atto» della lettera inviata da Vincent Bollorè con l'intenzione di uscire dal patto di sindacato e di blocco di Mediobanca, «da qui a fine anno si decide che cosa fare», ha detto Giuseppe Lucchini (imprenditore dell'acciaio), membro del patto, uscendo da Piazzetta Cuccia e aggiungendo che «non ci sono state altre comunicazioni di soci sull'eventuale uscita dall'accordo. Non sono state per ora calendarizzate altre riunioni».Intanto, il presidente del patto Angelo Casò avvierà le consultazioni del caso per capire se gli altri azionisti sono intenzionati a uscire e in quale forma. Al termine della riunione di ieri, Casò ha invitato i soci a incontrarsi di nuovo nei prossimi mesi. L'assemblea dei partecipanti che si è riunita ieri ha affidato infatti al comitato direttivo del patto «il compito di sondare l'interesse dei partecipanti a individuare alternative alla mera decadenza a fine anno dell'attuale accordo».La lettera del finanziere bretone, va detto, è arrivata in modo del tutto inatteso, benché l'uscita fosse una possibilità, visto che era stata creata una finestra anticipata per accompagnare la discesa dei soci (è possibile dare disdetta anticipata entro il 30 settembre 2018 con efficacia al 31 dicembre 2018).In questo scacchiere politico, la posizione di Unicredit è fondamentale per capire quale sarà lo scenario più probabile visto che senza la partecipazione dell'istituto guidato da Jean Pierre Mustier la quota sindacabile scenderebbe a circa l'11,2% (fino a oggi Piazza Gae Aulenti non ha comunicato alcuna disdetta). A questo punto si attende per forza la convocazione di una nuova riunione entro fine anno, ma comunque dopo l'assemblea di Mediobanca in calendario il prossimo 27 ottobre.Il braccio d'investimento con cui Bolloré ha un piede in Piazzetta Cuccia, la Financiere du Perguet, tornerà dunque in possesso del suo pacchetto di 69,7 milioni di azioni (7,9%) dal 1° gennaio del prossimo anno.Nella comunicazione con cui annuncia l'intenzione di lasciare l'accordo di sindacato dopo 20 anni di permanenza, il finanziere bretone ha puntualizzato che la scelta è collegata al «crescente impegno finanziario del gruppo in Vivendi», fronte su cui «la quota di possesso è cresciuta in 12 mesi dal 20,6% al 26,2%». Liberare lo storico gettone su Piazzetta Cuccia, quindi, consentirà a Bolloré di «utilizzare con maggiore flessibilità i suoi asset». Con questa maggiore libertà Bolloré potrebbe avere più spazio per risolvere i suoi problemi in Francia (il manager è ancora nel registro degli indagati con l'accusa di aver cercato di corrompere pubblici ufficiali stranieri in Togo e Guinea allo scopo di ottenere migliori condizioni per le operazioni del suo gruppo, specializzato in pubblicità, nei Paesi africani) e per tornare all'attacco su Telecom attraverso la sua Vivendi.A ogni modo, questo non significa che Bollorè uscirà dall'azionariato. Nella nota, il finanziere bretone ha spiegato a chiare lettere che manterrà in portafoglio la partecipazione, seppur svincolata dal patto, e ha espresso «soddisfazione per gli eccellenti risultati» conseguiti dalla banca guidata da Alberto Nagel, nei confronti della quale promette «convinto sostegno all'attuale strategia» e «pieno supporto al suo management».Con l'uscita prima del tempo di Bolloré, a cui si unisce la disdetta annunciata pochi giorni fa da Italmobiliare per un ulteriore 0,98%, il capitale radunato nel patto scende al di sotto della soglia del 25% e da statuto ciò ne comporta lo scioglimento anticipato rispetto alla naturale scadenza.Comunque l'accordo che fino al 31 dicembre 2018 riunirà il 28,5% del capitale della banca, nel 2017 (dopo l'uscita di Pirelli) era stato rinnovato per un biennio con durata fino al 31 dicembre 2019 (con rinnovo automatico per altri due anni).A questo punto per Piazzetta Cuccia si inaugura una nuova stagione. Con la scadenza il prossimo anno del mandato da presidente di Renato Pagliaro, si metterà la parola fine all'eredità lasciata da Enrico Cuccia (storico dg dalla fondazione fino al 1982) e Vincenzo Maranghi (ad considerato delfino di Cuccia). Per questo, ci sarebbe già chi è pronto a scommettere anche sull'uscita dell'ad Alberto Nagel, che potrebbe lasciare un istituto diventato possibile preda da parte di altre istituzioni finanziarie. Ieri, a seguito delle novità sul patto, il titolo del gruppo ha ceduto lo 0,84% a 9,18 euro.
Da sinistra: Piero De Luca, segretario regionale pd della Campania, il leader del M5s Giuseppe Conte e l’economista Carlo Cottarelli (Ansa)
La gabella ideata da Schlein e Landini fa venire l’orticaria persino a compagni di partito e possibili alleati. Dopo la presa di distanza di Conte, il dem De Luca jr. smentisce che l’idea sia condivisa. Scettici anche Ruffini (ex capo dell’Agenzia delle entrate) e Cottarelli.
«Continuiamo così: facciamoci del male», diceva Nanni Moretti, e non è un caso che male fa rima con patrimoniale. L’incredibile ennesimo autogol politico e comunicativo della sinistra ormai targata Maurizio Landini è infatti il rilancio dell’idea di una tassa sui patrimoni degli italiani. I più ricchi, certo, ma anche quelli che hanno già pagato le tasse e le hanno pagate più degli altri.
Jannik Sinner (Ansa)
All’Inalpi Arena di Torino esordio positivo per l’altoatesino, che supera in due set Felix Auger-Aliassime confermando la sua solidità. Giornata amara invece per Lorenzo Musetti che paga le fatiche di Atene e l’emozione per l’esordio nel torneo. Il carrarino è stato battuto da un Taylor Fritz più incisivo nei momenti chiave.
Agostino Ghiglia e Sigfrido Ranucci (Imagoeconomica)
Il premier risponde a Schlein e Conte che chiedono l’azzeramento dell’Autorità per la privacy dopo le ingerenze in un servizio di «Report»: «Membri eletti durante il governo giallorosso». Donzelli: «Favorevoli a sciogliere i collegi nominati dalla sinistra».
Il no della Rai alla richiesta del Garante della privacy di fermare il servizio di Report sull’istruttoria portata avanti dall’Autorità nei confronti di Meta, relativa agli smart glass, nel quale la trasmissione condotta da Sigfrido Ranucci punta il dito su un incontro, risalente a ottobre 2024, tra il componente del collegio del Garante Agostino Ghiglia e il responsabile istituzionale di Meta in Italia prima della decisione del Garante su una multa da 44 milioni di euro, ha scatenato una tempesta politica con le opposizioni che chiedono l’azzeramento dell’intero collegio.
Il sindaco di Milano Giuseppe Sala (Imagoeconomica)
La direttiva Ue consente di sforare 18 volte i limiti: le misure di Sala non servono.
Quarantaquattro giorni di aria tossica dall’inizio dell’anno. È il nuovo bilancio dell’emergenza smog nel capoluogo lombardo: un numero che mostra come la città sia quasi arrivata, già a novembre, ai livelli di tutto il 2024, quando i giorni di superamento del limite di legge per le polveri sottili erano stati 68 in totale. Se il trend dovesse proseguire, Milano chiuderebbe l’anno con un bilancio peggiore rispetto al precedente. La media delle concentrazioni di Pm10 - le particelle più pericolose per la salute - è passata da 29 a 30 microgrammi per metro cubo d’aria, confermando un’inversione di tendenza dopo anni di lento calo.






