2022-02-09
Con la nostra logistica, gas europeo meno caro
Bruxelles studierà in queste settimane il sistema di stoccaggio e trasporto italiano. Si pensa a un soggetto unico che poi gestirebbe una riserva destinata all’uso in casi estremi. Proprio come stiamo facendo noi.A dispetto della trita retorica che vuole l’Italia fanalino di coda in Europa pressoché in qualsiasi campo, il nostro Paese fa scuola per la gestione del sistema gas. Nel pieno di una crisi energetica che non ha eguali nella storia, il sistema di stoccaggio e trasporto italiano del gas viene in queste settimane attentamente studiato dall’Unione europea.La proposta di direttiva per la riforma del mercato del gas, presentata il 15 dicembre scorso dal commissario europeo all’Energia, Kadri Simson, prevede la possibilità per gli Stati membri di istituire gruppi per l’acquisto in comune di riserve di gas e lascia anche spazio a nuove regole per l’accesso e la gestione trasparente degli stoccaggi.Il modello italiano viene analizzato con attenzione e non è escluso che nei prossimi mesi, in vista della stagione estiva, qualcuno degli Stati membri decida di mutuare il sistema italiano. Ma c’è di più. Qualche giorno fa, in una intervista, Marco Alverà, amministratore delegato di Snam Rete Gas, ha rivelato che si sta studiando un modello europeo per la gestione degli stoccaggi strategici. Un consorzio europeo si incaricherebbe degli acquisti del gas necessario, che sarebbe poi stoccato nei depositi nazionali. Un soggetto unico poi gestirebbe la riserva di volume così costituita, che sarebbe destinata all’utilizzo in casi estremi. Questo è esattamente il modello italiano. L’Italia ha un complesso di norme che regolano il trasporto e lo stoccaggio di gas con una attenzione particolare alla sicurezza dell’approvvigionamento. Due in particolare sono i punti di forza del sistema integrato Snam-Stogit. Il primo è rappresentato dalla riserva strategica, che per l’inverno in corso è stata stabilita dal MiTe, con decisione del dicembre 2020, in circa 4,6 miliardi di metri cubi. Questi volumi rappresentano un plafond che il gestore del sistema di trasporto e stoccaggio può utilizzare in casi di emergenza ben identificati.La seconda importante leva regolatoria è il vincolo per gli operatori che utilizzano gli stoccaggi nazionali di riempire gli stessi secondo un profilo di iniezione predeterminato, in modo che il gas sia realmente immagazzinato. Questo tipo di obbligo nell’uso degli stoccaggi è ciò che rende il sistema gas italiano uno dei più solidi in Europa in termini di sicurezza degli approvvigionamenti. Gli operatori che si aggiudicano all’asta lo spazio in stoccaggio devono provvedere effettivamente a riempirlo di gas e a farlo secondo una determinata tabella di marcia (con alcune flessibilità). Questo evita che i circa 19 miliardi di metri cubi di spazio disponibile negli stoccaggi italiani siano sottoutilizzati.Se in Europa venissero adottate regole simili, l’impatto concreto sui prezzi del gas sarebbe duplice. Non trattandosi di capacità di stoccaggio aggiuntiva, ma di diversi criteri per l’utilizzo di quella attuale, il sistema ne beneficerà per la migliore gestione delle crisi. Il gestore dello stoccaggio strategico potrebbe intervenire per calmierare i prezzi nei momenti di maggiore tensione. Dall’altra parte però si sottrarrebbe spazio allo stoccaggio commerciale, generando costi per accedere allo stesso. In sintesi, creare meccanismi di riserva strategica farebbe alzare i costi del sistema nel suo complesso, ma al contempo può contribuire a mantenere più bassi i prezzi nei casi di emergenza. Come in un’assicurazione, il premio è certo e il beneficio incerto, ma assicurarsi contro eventi probabili non è mai una cattiva idea.Quello che è certo è che l’Italia dispone già di tale assicurazione, mentre la Germania no. Proprio i tedeschi sarebbero i maggiori beneficiari di questo sistema, qualora venisse implementato, considerato che proprio in Germania si sono avuti i maggiori problemi in fase di riempimento durante la scorsa estate.A quaranta giorni dalla fine dell’inverno gli stoccaggi italiani sono pieni ancora al 47%, contro il 32% della Francia, il 34% della Germania e il 25% dell’Olanda, sede del mercato continentale del gas, il Ttf. Solo l’arrivo di ingenti quantità di gas liquefatto dagli Stati Uniti ha impedito che lo svuotamento accelerasse ulteriormente, mandando l’Europa centro-occidentale in crisi. Gettando lo sguardo sul prossimo futuro, i prezzi correnti del mercato europeo non rappresentano un incentivo a riempire gli stoccaggi per il prossimo inverno 2022-2023, cosa che si fa comprando gas estivo, solitamente meno costoso di quello invernale. I prezzi del gas però oggi sono in una situazione di backwardation. Questo significa che il gas con consegna più vicina nel tempo tende a costare di più rispetto a quello con consegna più lontana. Questo stravolge il classico ciclo dei prezzi stagionali, con il risultato che oggi il gas per le consegne in estate 2022 costa esattamente come quello per l’inverno 2022-23, intorno a 80 euro/MWh. Perché divenga economicamente conveniente stoccare il gas estivo, questo dovrebbe costare almeno 3 - 4 euro/MWh meno di quello dell’inverno successivo. Normalmente dovremmo attenderci dunque che lo spread inverno-estate si allarghi di nuovo verso valori nella norma, cioè che il prezzo estivo scenda o quello invernale salga. Ma questi non sono tempi normali.
Jose Mourinho (Getty Images)