2021-11-28
Giovani, bel ministro. La Dadone fa lo spot all’antiproibizionismo
Alla Conferenza sulle dipendenze escluse le comunità di recupero e invitati solo gli amici degli amici. Risultato: elogio dello spinello libero e della «riduzione del danno», attacchi al «proibizionismo»Un inno alla droga libera. La sesta Conferenza nazionale sulle dipendenze ha la leggerezza presunta di uno spinello e la colonna sonora di Woodstock. White Rabbit, cosa vuoi che sia? A Genova si assiste a un malinconico tuffo negli anni Settanta, con una decina di ministri che sfilano attorno alla pentastellata Fabiana Dadone, titolare del dicastero alle Politiche giovanili, impegnata a ripetere a nastro il suo mantra fricchettone: «Dico basta al proibizionismo delle droghe leggere». Gli applausi dalla platea sono convinti e la sensazione è che la convention sia la riunione di un club in cui tutti la pensano allo stesso modo; per accarezzare la felicità manca solo la testimonianza di uno spacciatore di quartiere.Dimenticata dalle agende ministeriali per 12 anni, la conferenza spinge forte per una radicale revisione di leggi e politiche sulle tossicodipendenze in chiave aperturista, come se gli stupefacenti fossero docili compagni di vita e non veleni che bruciano cervelli ed esistenze. Lo vogliono i grillini, lo anelano i promotori del referendum che punta a sdoganare tutto, anche la droga dello stupro. Gli interventi sono nenie, si somigliano. A discostarsi sono solo la ministra dell'Interno Luciana Lamorgese («uno studio del Cnr ha evidenziato che fra i ragazzi fra 15 e 19 anni il 19% assume sostanze psicoattive illegali»), quella per le Autonomie Mariastella Gelmini e il governatore Massimiliano Fedriga («Facciamo parte di una corrente culturale che non solo è contraria a qualsiasi forma di legalizzazione di ogni droga, ma è anche convinta che non esista una libertà di drogarsi»). Gli interventi si somigliano tutti per un curioso motivo: al tavolo non siedono le comunità terapeutiche che da anni «si sporcano le mani e lottano contro le tossicodipendenze tutti i giorni», come spiega Giuseppe Mammana, presidente dell'Associazione italiana per la cura delle dipendenze patologiche. A monte è avvenuta una selezione della specie: gli amici in sala, i nemici - o semplicemente coloro che potrebbero avanzare critiche - a casa non invitati. Il metodo Dadone, trasforma il summit tematico in una passerella di rinoceronti del pensiero unico. «Bisogna individuare eventuali correzioni alla legislazione antidroga dettate dall'esperienza», ripete il ministro. Ma è obiettivamente difficile farlo senza chiamare al tavolo gli esperti veri. Così ecco sfilare filosofi carcerari con la bufala delle «prigioni traboccanti di consumatori di canne», guru del welfare, fautori della cannabis terapeutica senza alternative, storytellers del narcotraffico. E soprattutto sponsor della «Riduzione del danno». Al di là della definizione perdente, è una tendenza che piace molto al démi monde della gauche dei desideri; arriva dal Nord Europa, ovviamente nel segno della droga libera, ed è un modo di affrontare la piaga sociale con perfetta ipocrisia occidentale. «Dicesi Riduzione del danno la messa in atto di politiche, programmi e prassi che mirano a ridurre le negative conseguenze sulla salute, sociali ed economiche derivate dall'uso di droghe, senza ridurre il consumo di droga». Uscire dalla droga drogandosi: praticamente il Comma 22 del joint, un delirio che riporta direttamente al marciapiede davanti alla stazione di Rimini nel 1972, quando i benpensanti antiproibizionisti saltavano via con distratto disprezzo i tossici sdraiati per terra in preda alle convulsioni mentre Vincenzo Muccioli arrivava con la jeep per salvarli anche a schiaffi. Il Dadone pensiero è ovviamente favorevole alla Riduzione del danno: «Ci sono regioni come il mio Piemonte in cui l'esperienza è consolidata. Altrove si fatica. Comprendo che per qualcuno la Riduzione del danno possa essere un approccio culturale molto duro da digerire ma la Conferenza serve anche a capire se ha funzionato, come e dove con un confronto europeo». Sono contrari Carlo Giovanardi e Maurizio Gasparri, a Genova per veicolare un'opposta sensibilità: «Non si combatte la droga distribuendo droga, bisogna aiutare le comunità e il volontariato, bisogna rafforzare i servizi pubblici. Dalla droga si esce con la terapia e il lavoro, non esaltando le sostanze stupefacenti».Con la strategia ministeriale, il fronte progressista di governo prepara una rivoluzione silenziosa nel mondo delle associazioni terapeutiche. L'obiettivo è emarginare quelle storiche e perfino eroiche che adottano metodi tradizionale e vincente (cure e riabilitazione in comunità come San Patrignano o la Incontro di don Pierino Gelmini) per favorire, anzi sponsorizzare, quelle che sviluppano protocolli nell'alveo ideologico della sinistra antiproibizionista, favorevole da sempre allo «spacchettamento»: ambulatori, nuclei mobili, distributori di siringhe sterili, terapie al metadone. Tutto ciò ha già fallito ma ritorna nel segno dell'ambiguo principio: «Facciamo pace con le droghe e con chi le usa». Sommo esempio di quest'ultima tendenza è il gruppo Abele di don Luigi Ciotti, che si muove speditamente verso la legalizzazione delle droghe leggere.La ministra Dadone ha lanciato uno slogan, «Bisogna ragionare di droghe spogliandosi delle ideologie», al quale dovrebbe aderire innanzitutto lei. Definitivo il pensiero di Antonio Boschini, direttore sanitario e pilastro di Sanpa: «Attenzione alla degenerazione culturale, 98 ragazzi su 100 passati alla cocaina o all'eroina hanno cominciato con la cannabis. Se una droga è legale significa che non fa male. Bel messaggio per gli adolescenti, i più fragili ed esposti».
(Ansa)
Il Comando ha ringraziato i colleghi della Questura per il gesto e «la cortesia istituzionale dimostrata in questo tragico momento». A Gorizia invece un giovane di 20 anni ha reso omaggio ai caduti, deponendo un mazzo di fiori davanti all'ingresso della caserma. Il giovane ha spiegato di aver voluto compiere questo gesto per testimoniare gratitudine e rispetto. Negli ultimi giorni, rende noto il Comando isontino, sono giunti numerosi messaggi di cordoglio e attestazioni di affetto da parte di cittadini, associazioni e rappresentanti delle istituzioni.
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