2021-10-17
Klaus Davi: «Con il pretesto dello squadrismo dimenticano lavoro e periferie»
Parla il massmediologo: «Il tema dell'estrema destra ha favorito il Pd, più esperto, mentre i civici sono andati in difficoltà. L'entusiasmo dem, tuttavia, è fuori luogo».«Una boria, neanche avessero vinto le elezioni politiche. La sinistra tronfia che vediamo in questi giorni, tra ghigni, allusioni e sorrisetti mi ricorda quella delle elezioni 2006 quando erano certi della vittoria di Romano Prodi ed invece ci fu un pareggio».Chiara la riflessione di Klaus Davi, giornalista e massmediologo, sugli errori fatti da centrodestra e centrosinistra nella campagna elettorale delle elezioni amministrative post pandemia da Covid 19.«Il centrosinistra ha guadagnato dall'astensionismo degli avversari. Una parte del popolo di centrodestra ha disertato le urne frenato anche dal caso Morisi e dal servizio tv di Fanpage, episodi che invece sono stati “aiutini" involontari per il centrosinistra».E a sinistra è partito l'allarme fascismo«La storia del fascismo ha sconvolto il confronto politico e i candidati sindaci anziché confrontarsi su errori amministrativi, problemi e programmi delle loro città, hanno ingaggiato uno scontro ideologico. I candidati però non sono stati in grado di gestire una campagna elettorale così velenosa. Il centrodestra è caduto nella trappola. È ovvio poi che portare l'attenzione su temi ideologici distoglie dai problemi del territorio, una strategia demagogica se diamo un giudizio alla campagna elettorale, ma basta dire che certi temi diventano funzionali per distogliere l'attenzione».Serviva un altro «profilo» di candidato per le grandi città al voto?«Erano candidati civici, brave persone, ma non hanno avuto la forza per controbilanciare un'agenda politica basata sulla storia o su problemi privati, servivano persone più agguerrite».Sono più aggressivi a sinistra?«La sinistra sa fare le campagne elettorali e quindi si è avvantaggiata ed è per questo che si sentono vincenti anche se il centrodestra governa 15 Regioni e le grandi città non le ha perse perché comunque non erano governate dal centrodestra».Perché allora tanta euforia?«Perché il centrosinistra era in difficoltà, il segretario Letta subisce le divisioni interne, sembravano spacciati mentre alla fine gli episodi di cronaca hanno cambiato il clima e loro sono stati bravi a sfruttarlo e così un pareggio è diventato una vittoria».Quindi possono stare tranquilli?«Direi proprio di no. Del disagio delle periferie non si sono curati. Io, se fossi di sinistra, sarei molto preoccupato per il dato sull'astensionismo, perché a non andare a votare sono stati proprio gli abitanti delle periferie, i lavoratori, gli artigiani, i piccoli commercianti, tutti già colpiti dalla pandemia, tutta gente che si sente abbandonata malgrado la sinistra sostenga di rappresentarli. L'astensionismo invece è figlio di un disagio che non trova rappresentazione, io non ci dormirei la notte. Se il drago silente si sveglia alle prossime elezioni cosa gli daranno? Penso che la vittoria della sinistra ponga tanti interrogativi proprio alla sinistra stessa».E la violenza con l'assalto alla sede della Cgil?«In quella piazza c'erano, ed è noto, i fascisti, ma non solo: c'erano tanti cittadini normali che protestavano contro il green pass obbligatorio ma che vivono un disagio sociale poco ascoltato».Primo problema?«Il lavoro. È vero che c'è una ripresa ma rimane senza occupazione. Il Paese sta andando meglio, ma ci sono 100 crisi aziendali da risolvere, in mezzo alla strada non ci sono soltanto i dipendenti dell'Alitalia. Tutto questo fa paura e la sinistra ha poco da rallegrarsi».