La relazione Arera stronca l’addio al sistema tutelato, che nel 2023 ha garantito prezzi della luce migliori. E la stessa tendenza vale anche per il 2024. Su sia le tariffe al kilowattora sia gli oneri collegati al trasporto e alla gestione del contatore.
La relazione Arera stronca l’addio al sistema tutelato, che nel 2023 ha garantito prezzi della luce migliori. E la stessa tendenza vale anche per il 2024. Su sia le tariffe al kilowattora sia gli oneri collegati al trasporto e alla gestione del contatore.Il fallimento del mercato libero dell’energia. Così si potrebbe sintetizzare la relazione presentata da Stefano Besseghini, presidente dell’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente (Arera) in audizione in commissione Attività produttive alla Camera, che ha messo nero su bianco come il mercato tutelato dell’energia abbia prezzi più convenienti rispetto a quello libero. «Nella seconda metà del 2023 il differenziale tra il mercato libero e il servizio di maggior tutela è tornato molto significativamente a favore di quest’ultima», si legge nella relazione di Arera. Il prezzo medio totale rilevato sul mercato tutelato risulta infatti essere stato pari a 28,11 centesimi di euro al kilowattora, contro i 39,18 del mercato libero. Questa differenza è da ricondurre, spiega Arera, a una crescita dei prezzi nel mercato libero (+8,5%) e al contemporaneo crollo di quelli nel mercato tutelato (-48,5%). I costi relativi al trasporto e alla gestione del contatore e le imposte risultano infatti essere inferiori nel servizio di maggior tutela rispetto al mercato libero. Stessa dinamica per il costo dell’energia, che nel secondo semestre 2023 è salita del 4,5% rispetto al primo semestre dello stesso anno nel mercato libero, ed è scesa del 59% nel servizio di maggior tutela. In termini di prezzi parliamo di 15,49 centesimi di euro al kilowattora contro 25,4 del libero. «Di fatto, la maggiore convenienza del mercato libero rispetto al servizio di maggior tutela è rimasta elevata sino al primo trimestre dell’anno 2023 e si è fortemente ridotta nel secondo trimestre dello stesso anno», sottolinea Area aggiungendo come «nel terzo e quarto trimestre 2023, il prezzo del mercato libero è tornato sopra a quello della maggior tutela». Nonostante poi la discesa della componente energia, nel servizio di tutela, si sia interrotta nel quarto trimestre 2023, quando è risalita da 14,42 a 16,81 centesimi di euro al kilowattora, questa è comunque rimasta a livelli nettamente inferiori rispetto al libero mercato (25,84 centesimi di euro al kilowattora). Stessa dinamica si sta registrando nel 2024 dove si stima una spesa per il mercato libero, comprensiva dei costi legati agli oneri, imposte, trasporto e gestione del contatore, pari a 38 centesimi di euro al kilowattora. Per i clienti di maggior tutela siamo invece sui 33 centesimi di euro al kilowattora. Guardando solo alla spesa per la materia prima energia, sul mercato libero questa è di 27 centesimi di euro al kilowattora contro un 22 centesimi di euro al kilowattora della maggior tutela. Entrando nel dettaglio del secondo trimestre 2024, ieri Arera ha pubblicato l’ultimo aggiornamento del prezzo di maggior tutela dove è emerso che la bolletta elettrica è calata del 19,4% e il prezzo finale per la famiglia tipo (consumi medi di energia elettrica di 2.700 kilowattora all’anno e una potenza impegnata di 3 Kw) risulta di 20,24, centesimi di euro al kilowattora comprensivi di imposte, contro i 25,24 del trimestre precedente. La situazione attuale vede dunque il mercato tutelato dell’energia più conveniente rispetto a quello libero. Non tutto è perduto, però. Se infatti si vuole lasciare il libero mercato e tornare al servizio di maggior tutela è possibile e si ha tempo fino al 30 giugno. Dal 1° luglio si verrà spostati al servizio a tutele graduali che riguarderà chi non ha ancora scelto un operatore del mercato libero dell’energia. Questo terzo mercato durerà tre anni, e al momento, secondo i calcoli di Arera, risulta essere il più conveniente di tutti: «I clienti domestici non vulnerabili nel servizio a tutele graduali avranno un risparmio complessivo per ogni punto di prelievo di circa 130 euro all’anno rispetto ai clienti domestici vulnerabili che resteranno nel servizio di maggior tutela». Il servizio a tutele graduali rimane off limits per chi resta con un operatore del mercato libero, mentre se si è vulnerabili questa possibilità, al momento non prevista, si potrebbe aprire. L’Arera ha infatti sconsigliato un passaggio in modo automatico di tutti i vulnerabili nel servizio a tutela graduali perché non sarebbe un’opzione sostenibile per gli operatori, ma ha aperto all’ipotesi di circoscrivere il passaggio ai soli clienti vulnerabili che lo richiedono in modo esplicito e con l’inserimento di una finestra temporale per inoltrare queste richieste. Nel ragionamento bollette, fanno eccezione i clienti in stato di bisogno economico, per i quali resta attivo il meccanismo del bonus sociale. Nel 2024 il bonus elettricità, comprensivo della componente straordinaria prevista dalla legge di bilancio 2024 per il primo trimestre, varrà 218 euro, per una famiglia con due componenti, e 315 euro, per famiglie con più di quattro componenti.
Leonardo
Il fondo è pronto a entrare nella divisione aerostrutture della società della difesa. Possibile accordo già dopo l’incontro di settimana prossima tra Meloni e Bin Salman.
La data da segnare con il circoletto rosso nell’agenda finanziaria è quella del 3 dicembre. Quando il presidente del consiglio, Giorgia Meloni, parteciperà al quarantaseiesimo vertice del Consiglio di cooperazione del Golfo (Ccg), su espressa richiesta del re del Bahrein, Hamad bin Isa Al Khalifa. Una presenza assolutamente non scontata, perché nella Penisola araba sono solitamente parchi con gli inviti. Negli anni hanno fatto qualche eccezione per l’ex premier britannica Theresa May, l’ex presidente francese François Hollande e l’attuale leader cinese Xi Jinping e poco altro.
Emmanuel Macron (Ansa)
Bruxelles apre una procedura sull’Italia per le banche e tace sull’acciaio transalpino.
L’Europa continua a strizzare l’occhio alla Francia, o meglio, a chiuderlo. Questa volta si tratta della nazionalizzazione di ArcelorMittal France, la controllata transalpina del colosso dell’acciaio indiano. La Camera dei deputati francese ha votato la proposta del partito di estrema sinistra La France Insoumise guidato da Jean-Luc Mélenchon. Il provvedimento è stato approvato con il supporto degli altri partiti di sinistra, mentre Rassemblement National ha ritenuto di astenersi. Manca il voto in Senato dove l’approvazione si preannuncia più difficile, visto che destra e centro sono contrari alla nazionalizzazione e possono contare su un numero maggiore di senatori. All’Assemblée Nationale hanno votato a favore 127 deputati contro 41. Il governo è contrario alla proposta di legge, mentre il leader di La France Insoumise, Mélenchon, su X ha commentato: «Una pagina di storia all’Assemblea nazionale».
Maria Rita Parsi (Imagoeconomica)
La celebre psicologa e psicoterapeuta Maria Rita Parsi: «È mancata la gradualità nell’allontanamento, invece è necessaria Il loro stile di vita non era così contestabile da determinare quanto accaduto. E c’era tanto amore per i figli».
Maria Rita Parsi, celebre psicologa e psicoterapeuta, è stata tra le prime esperte a prendere la parola sulla vicenda della famiglia del bosco.
La sede di Bankitalia. Nel riquadro, Claudio Borghi (Imagoeconomica)
Il senatore leghista torna sulle riserve auree custodite presso Bankitalia: «L’istituto detiene e gestisce il metallo prezioso in nome dei cittadini, ma non ne è il proprietario. Se Fdi riformula l’emendamento...»
«Mentre nessuno solleva il problema che le riserve auree della Bundesbank siano di proprietà dei cittadini tedeschi, e quindi dello Stato, come quelle della Banca di Francia siano di proprietà dei cittadini d’Oltralpe, non si capisce perché la Banca d’Italia rivendichi il possesso del nostro oro. L’obiettivo dell’emendamento presentato in Senato da Fratelli d’Italia, e che si ricollega a una mia proposta di legge del 2018, punta esclusivamente a stabilire il principio che anche Bankitalia, al pari delle altre Banche centrali, detiene e gestisce le riserve in oro ma non ne è la proprietaria». Continua il dibattito su misure ed emendamenti della legge di Bilancio e in particolare su quello che riguarda le riserve in oro.






