2025-10-15
Con i migranti importiamo povertà
Il tasso di indigenza assoluta nelle famiglie composte esclusivamente da stranieri è salito al 35,2%, mentre è leggermente calato al 6,2% nei nuclei di soli italiani. Stiamo aprendo le porte a chi, invece di pagarci in futuro la previdenza, ha bisogno di assistenza. Ieri l’Istat ha rilasciato le ultime statistiche sulla povertà in Italia. Le riassumo in breve per coloro ai quali siano sfuggite. Nel 2024 le famiglie indigenti sono state stimate in 2,2 milioni, vale a dire l’8,4 per cento di quelle residenti nel nostro Paese, per un totale di 5,7 milioni di individui, pari al 9,8 per cento della popolazione. Di conseguenza, immagino che oggi le pagine dei quotidiani saranno inondate di dichiarazioni costernate di Landini e compagni, sempre che l’opposizione non sia distratta dalle manifestazioni di solidarietà alle varie flottiglie. Il leader della Cgil, come Elly Schlein, Giuseppe Conte e la coppia di fatto Bonelli-Fratoianni (ma anche tanti opinionisti) credo che daranno la colpa a Giorgia Meloni, accusandola di impoverire e affamare gli italiani.Tuttavia, per quanti volessero approfondire, segnalo che secondo l’Istat la povertà assoluta nel nostro Paese è stabile, nel senso che le percentuali non sono affatto cambiate rispetto a quelle di un anno prima. E non c’è neppure molta differenza tra i dati 2022 e quelli attuali: se prima le famiglie alla canna del gas erano l’8,3 per cento del totale, nel 2024 sono passate, come detto, all’8,4. Qualcuno potrebbe obiettare che comunque, nonostante gli sforzi del governo, i poveri non sono diminuiti, ma anzi si registra uno zero virgola in più. Però le statistiche serve leggerle fino in fondo, perché si possono scoprire risvolti sorprendenti. Cominciamo con il dire che le variazioni non riguardano i valori assoluti della povertà, ma le categorie che compongono il dato finale. Se rispetto a tre anni fa le cose non sono cambiate per quanto riguarda le percentuali assolute, c’è un valore che cresce, e non poco, per le famiglie con almeno uno straniero o quelle composte da persone immigrate. Se nel 2022 le condizioni di povertà riguardavano il 28,9 per cento dei nuclei familiari di extracomunitari, nel 2024 siamo al 30,4 per cento. Risalendo al 2019 si scopre poi che la percentuale era del 26,9 per cento. In altre parole, negli ultimi cinque anni il tasso di povertà fra cittadini immigrati è cresciuto di tre punti e mezzo. È ancor peggio se si guardano le famiglie composte solo da stranieri: secondo l’Istat, è in povertà assoluta il 35,2 per cento, ovvero un nucleo famigliare su tre.Non si tratta della sola sorpresa rilevata dall’istituto di statistica. Infatti, mentre si registra una stabilità del numero totale di individui che vivono nell’indigenza, a fronte di una crescita delle difficoltà incontrate dagli immigrati, i ricercatori evidenziano un calo del tasso di povertà delle famiglie italiane, che passa dal 6,4 del 2022 al 6,2 per cento del 2024. Credo che queste percentuali bastino e avanzino per far comprendere un fenomeno. La povertà è leggermente in calo fra gli italiani, ma in crescita fra gli stranieri: per questo il dato finale appare stabile. Le due tendenze si compensano. Però a questo punto è necessaria una riflessione: se calano i poveri nati in Italia e aumentano quelli che arrivano da fuori, è evidente che stiamo importando poveri. All’interno del totale della popolazione immigrata, il 35,6 per cento risulta in povertà assoluta. Un tasso che è cinque volte superiore a quello degli italiani. Se si prende la quota complessiva delle famiglie in povertà, ovvero quei 2,2 milioni di nuclei che non hanno un reddito sufficiente per consentire un tenore di vita al minimo, si scopre che meno di 1,5 milioni sono italiani e 733.000 stranieri. Vuol dire che, nonostante gli immigrati siano meno di un decimo della popolazione, gli extracomunitari indigenti sono un terzo del totale. Tutto ciò senza contare i clandestini, che l’Istat ovviamente non censisce e che, vivendo ai margini e senza reddito, porterebbero quasi a pareggiare la quota di poveri fra italiani e stranieri.Che cosa vuol dire tutto ciò? Che non soltanto non stiamo importando risorse, ma stiamo aprendo le porte a chi, invece di pagarci in futuro la pensione, ha bisogno di assistenza. E dunque di case popolari, sussidi per pagare le bollette e pure assistenza sanitaria gratis. Insomma, credo che se facessimo i conti scopriremmo che l’immigrazione ha un costo, mai dichiarato ma che grava sul portafogli di tutti gli italiani.
Il valico di Rafah (Getty Images)
Ecco #EdicolaVerità, la rassegna stampa del 15 ottobre con Flaminia Camilletti