2024-10-18
Quando i comunisti erano pro family
Palmiro Togliatti e Nilde Jotti (Getty Images)
Dopo il 1945, Togliatti e Berlinguer non volevano lasciare il monopolio in mano alla Dc. Sul Web ci sono ancora i volantini, prova che anche nel Pci hanno avuto idee giuste...A sinistra li chiamano «diritti civili», quasi a dire che siano tutti sinonimi di civiltà. Compreso quell’utero in affitto, pardon, «maternità surrogata», che quanto a onestà sta come «esubero» a «licenziamento». Del resto, la truffa sulle parole e la confusione dei significati, come insegna Noam Chomsky, sono i primi passi verso il conformismo e lo svuotamento della democrazia. Eppure, Pd e sinistra che oggi strepitano contro l’utero in affitto reato universale discendono da un Pci che difendeva la famiglia tradizionale. Tanto che da Palmiro Togliatti a Enrico Berlinguer si parlava di «familismo rosso».Subito dopo la Liberazione, i manifesti del Pci erano sufficientemente furbi da non lasciare alla Democrazia cristiana il monopolio della tutela della famiglia. Con slogan che oggi sembrano surreali: «Per la difesa della famiglia. Votate partito comunista italiano»; «Per l’Italia, per un avvenire di pace e di progresso. Per la felicità della tua famiglia vota Pci». Con immagini di famiglie assai serie, fotografate di fronte alle fabbriche con i vestiti buoni. Globalmente, va detto, una tetraggine assoluta. Oggi il Pd appoggia qualsiasi guerra e sulla famiglia ha un’idea decisamente allargata. I diritti dei lavoratori, poi, scambiati con quelli dei pensionati e dei garantiti, alla fine sono stati sostituiti con l’agenda della comunità Lgbt+. E quei colori arcobaleno al posto del rosso sono come certi tailleurini: fini e non impegnano.Invece, quando la sinistra aveva un progetto di società, il Pci era capace di mettere dei limiti. L’idea di famiglia contenuta nella nostra Costituzione non è figlia solo dello Scudo crociato, ma anche della severità di Togliatti, che in privato aveva una storia con Nilde Jotti, però in pubblico definiva il divorzio addirittura «innaturale». Alla Costituente, affermò che per i comunisti la famiglia esisteva soltanto in quanto «formata da uomo e donna» e formalizzata con «il vincolo matrimoniale». La svolta arrivò solo nel 1970 con la legge sul divorzio, appoggiata tra mille mal di pancia. Come scriveva Marcello Veneziani nel quarantesimo anniversario, «il Pci si era secolarizzato e si avviava a diventare la colonna portante di quello che Augusto del Noce avrebbe poi definito “partito radicale di massa”». La svolta del partitone rosso, continuava ancora Veneziani, oltre ad aprire le porte all’aborto, segnava un cambio di paradigma: «L’Italia usciva dalla protezione parrocchiale, entrava sotto la protezione televisiva, usciva dalla dipendenza verso il modello patriarcale ed entrava nella dipendenza verso il modello americano» (Il Giornale, primo dicembre 2010). Un modello americano che Elly Schlein incarna alla perfezione, non solo per i suoi molti passaporti. Anche prima di Tangentopoli, la violenta battaglia di Berlinguer sulla questione morale non si limitò alle tangenti e alla corruzione, ma colpì personalmente i socialisti di Bettino Craxi e Gianni De Michelis anche per un certo, esibito, libertinaggio patriarcale. Mentre oggi le compagne sono distratte. Ben poche femministe hanno capito la trappola della filosofia trans come traino delle battaglie per i diritti civili. E ancora meno sono quelle che si chiedono se pagare 40.000 dollari per una gravidanza in conto terzi sia per caso una forma di alienazione e di sfruttamento capitalista. Nel 2010, alcune militante storiche, guidate dall’ex ministro Livia Turco, vergarono un appello pubblico: «Siamo favorevoli al pieno riconoscimento dei diritti civili per lesbiche e gay, ma diciamo a tutti, anche agli eterosessuali: il desiderio di figli non può diventare un diritto da affermare a ogni costo».
Pedro Sánchez (Getty Images)
Alpini e Legionari francesi si addestrano all'uso di un drone (Esercito Italiano)
Oltre 100 militari si sono addestrati per 72 ore continuative nell'area montana compresa tra Artesina, Prato Nevoso e Frabosa, nel Cuneese.
Obiettivo dell'esercitazione l'accrescimento della capacità di operare congiuntamente e di svolgere attività tattiche specifiche dell'arma Genio in ambiente montano e in contesto di combattimento.
In particolare, i guastatori alpini del 32° e i genieri della Legione hanno operato per tre giorni in quota, sul filo dei 2000 metri, a temperature sotto lo zero termico, mettendo alla prova le proprie capacità di vivere, muoversi e combattere in montagna.
La «Joint Sapper» ha dato la possibilità ai militari italiani e francesi di condividere tecniche, tattiche e procedure, incrementando il livello di interoperabilità nel quadro della cooperazione internazionale, nella quale si inserisce la brigata da montagna italo-francese designata con l'acronimo inglese NSBNBC (Not Standing Bi-National Brigade Command).
La NSBNBC è un'unità multinazionale, non permanente ma subito impiegabile, basata sulla Brigata alpina Taurinense e sulla 27^ Brigata di fanteria da montagna francese, le cui componenti dell'arma Genio sono rispettivamente costituite dal 32° Reggimento di Fossano e dal 2° Régiment étranger du Génie.
È uno strumento flessibile, mobile, modulare ed espandibile, che può svolgere missioni in ambito Nazioni Unite, NATO e Unione Europea, potendo costituire anche la forza di schieramento iniziale di un contingente più ampio.
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A Dimmi La Verità Stefania Bardelli, leader del Team Vannacci di Varese, fa chiarezza sul rapporto con la Lega e sulle candidature alle elezioni degli esponenti dei team.