2023-06-27
La commissione d’inchiesta è sempre più urgente
Roberto Speranza e Giuseppe Conte (Ansa)
Proseguono senza sosta le archiviazioni preventive delle inchieste sulla pandemia. Non c’è infatti troncone d’indagine che alla fine non si concluda con un non luogo a procedere e con tante scuse agli indagati, a cominciare da Roberto Speranza, ex ministro della Salute ai tempi del Covid, per finire con Giuseppe Conte il quale, nel momento in cui l’Italia aveva il primato dei morti per virus, sosteneva che il nostro Paese era preso a esempio in tutto il mondo per il modo con cui aveva affrontato la malattia.Eppure, mentre la magistratura fa il proprio dovere, voltando lo sguardo dall’altra parte, di motivi per andare fino in fondo e spiegare come sia stato possibile affrontare a mani nude un’epidemia, ce n’è ogni giorno più d’uno. Prendete la notizia che apre la nostra prima pagina: decine di milioni di euro l’anno spesi per conservare delle mascherine da buttare. Possibile che, mentre i governi non trovano dove prendere i soldi per gli alluvionati, si buttino milioni dalla finestra? Possibilissimo, perché questo è il Paese dove nessuno paga mai, non dico per gli errori, ma neppure per gli sprechi. Tutto sembra fatto a casaccio da una banda di incompetenti. E già questo forse dovrebbe essere motivo per metterci il naso e individuare le responsabilità. Ma, visto lo scaricabarile fra autorità, se è difficile avere una sola certezza su chi dovesse scrivere il famoso piano pandemico, figuratevi se può essere semplice individuare delle responsabilità per le cose che non hanno funzionato. Non dico di sbattere in galera chi ha commesso degli errori ma forse, una volta individuati i «colpevoli», magari si potrebbe provare a non ripeterli. Purtroppo, la macchina della giustizia non sembra molto interessata a fare chiarezza e d’altro canto gli apparati della politica ne hanno ancor meno voglia. Ecco perché, torno a insistere, serve una commissione d’inchiesta parlamentare, ossia con poteri veri di interrogare e pretendere risposte. E non soltanto del solito comitato di onorevoli intenzionati a perdere tempo in dibattiti fumosi. Durante la pandemia sono morte quasi 150.000 persone e lo Stato italiano, in assenza di misure straordinarie per sostenere l’economia chiusa per lockdown, ha speso una quantità imprecisata di miliardi. In questa somma sono inclusi anche i vaccini che abbiamo acquistato e lasciato scadere e pure le mascherine di cui ha parlato il servizio di Report. Milioni per custodire merce che si sa fin da ora di dover mandare al macero. La Corte dei conti, forse troppo attiva a inseguire il Pnrr, non pare impegnata sul fronte. Quanto ai funzionari dei ministeri, figuratevi se perdono tempo a inseguire i rivoli in cui si disperdono i soldi del contribuente. L’unico modo per accertare ciò che è successo e, come dimostrano gli articoli odierni, quanto sta ancora succedendo, è far partire una bicamerale d’inchiesta, dove parlamentari di Montecitorio e di Palazzo Madama abbiano mezzi simili a quelli della magistratura e dunque possano convocare funzionari e onorevoli ai vertici delle istituzioni e interrogarli senza guardare in faccia a nessuno, né ai gran ciambellani del potere pubblico, né ai furbacchioni del potere politico. In oltre settant’anni di Repubblica, sono state costituite commissioni su tutto e in qualche caso le conclusioni a cui sono giunte riempiono gli scaffali degli uffici parlamentari più di certe enciclopedie. Quella che si occupò della P2 «sintetizzò» il suo lavoro in 120 comodi volumi, per un ammontare di circa 100.000 pagine. E dire che, per quanto abbia infettato gli organi dello Stato, la loggia Propaganda 2 guidata da Licio Gelli non può certo essere paragonata a un’epidemia con decine di migliaia di morti. Dunque, se per scandagliare il mondo dei grembiulini e dei compassi si sono tenuti impegnati 40 onorevoli, con un lavoro che ha abbracciato due legislature, non si capisce che problema ci sia a impegnarne altri 40 per scoprire errori e responsabilità nella gestione del Covid. Che qualche cosa non sia andato nel verso giusto per quanto riguarda le misure di prevenzione ormai è chiaro. E altrettanto lampante è che molte delle misure adottate durante l’emergenza, oltre che inutili (penso ai lockdown, ma anche al green pass), si sono rivelate dannose. Capisco che a tanti non piaccia l’idea che si smonti la narrazione che vuole l’Italia un esempio di rigore e capacità, ma qui non si tratta di fare un favore a questo o a quel politico, al tale manager o funzionario. Qui si tratta di rispondere alle famiglie che hanno perso i propri cari, ai dipendenti che hanno perso il loro lavoro, alle aziende che per eccesso di prudenza, ma anche di invadenza, sono andate a ramengo. Se ogni mese spendiamo milioni per conservare mascherine che non ci servono e qualcuno si è arricchito oltre misura, è diritto degli italiani sapere chi ringraziare. O no?
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