2018-12-23
Colosso cinese compra e smantella azienda italiana. Ma si tiene i segreti
Il know how di una nostra eccellenza nella cybersicurezza perso con l'acquisizione. Negli Usa Donald Trump stoppa affari simili. Un altro pezzo di eccellenza italiana spolpato dagli stranieri. Nel silenzio totale dei media e dei sindacalisti italiani, forse più impegnati a twittare contro la manovra e il governo, si sta consumando un vero e proprio spezzatino ai danni di una delle punte di diamante nel campo dell'informatica nostrana. Complessivamente, 55 dipendenti (9 dirigenti, 30 quadri e 16 impiegati) dell'azienda Ca Srl, pari al 44% del totale della forza lavoro, sono rimasti colpiti lo scorso 26 novembre da una procedura di licenziamento. Un'azienda modello, che di recente aveva inaugurato una nuova sede nel cuore di Milano e lanciato un programma di formazione d'eccellenza destinato agli studenti universitari. Sulla carta l'iter è stato avviato dalla casa madre, l'americana Ca Technologies, una multinazionale del settore che ogni anno fattura oltre 4 miliardi di dollari e conta oltre 10.000 dipendenti. L'input per la riduzione del personale è arrivato però da Broadcom, che ha acquisito Ca Technologies a luglio di quest'anno, versando sull'unghia la ragguardevole cifra di 19 miliardi di dollari. L'operazione di acquisto si è perfezionata solo lo scorso 5 novembre. Broadcom, che basa oltre tre quarti dei propri utili (20,9 miliardi di dollari nel 2018) sulla produzione e commercializzazione di chip e semiconduttori, ha di recente spostato il suo quartier generale da Singapore alla California. Nata americana, Broadcom è stata acquisita nel 2015 da Avago tecnhologies (con sede sempre a Singapore e uffici in diverse location dell'estremo Oriente), che vantava tra i propri clienti i colossi asiatici Huawei, Lg, Htc e Samsung.La succursale italiana di Ca Technologies si occupa di realizzare prodotti di rilevanza strategica per la sicurezza delle principali banche italiane e vanta tra i suoi clienti anche importanti amministrazioni pubbliche, tra cui Sogei, Poste, ministero degli Interni, Enel, e aziende di telecomunicazioni come Wind e Tre. Tra i campi interessati dai suoi software troviamo quelli della sicurezza, del mainframe (potenti computer utilizzati spesso da enti governativi per processare enormi quantità di dati) e la gestione dei dati secondo le nuove normative in termini di protezione dei dati (Gdpr). Com'è facile intuire, trattandosi di settori estremamente sensibili, il sapere aziendale accumulato nel tempo rivesta un'importanza chiave.La domanda sorge spontanea: perché acquisire un'azienda in salute e subito dopo farla a pezzettini? Nella lettera inviata da Ca Technologies/Broadcom alla Confcommercio di Milano e alle rappresentanze sindacali aziendali, e della quale La Verità ha potuto prendere visione, la motivazione è piuttosto nebulosa. «Con l'acquisto del gruppo Ca Technologies», si legge nel testo, «Broadcom ha riconsiderato il modello di business complessivo per sfruttare le sinergie derivanti dalla combinazione di due gruppi societari, ritenendo che, per facilitare la sostenibilità del business futuro e mantenere competitività nel mercato, sia necessario procedere con una riorganizzazione della struttura». Segue una lunga supercazzola (che vi risparmiamo), per dire che «il numero dei clienti italiani supportati dai canali di vendita diretta scenderà da 32 a 19», mentre «i clienti non-core verranno affidati a soggetti terzi». Il vecchio adagio recita che «bisogna legare l'asino dove dice il padrone», ma di certo la spiegazione addotta della controllante non chiarisce le vere ragioni che hanno portato al licenziamento di oltre 50 dipendenti.L'antifona non cambia se ci spostiamo fuori dall'Italia. Secondo quanto riportano alcuni media specializzati, Broadcom avrebbe intenzione di lasciare a spasso il 40% dei dipendenti di Ca Technologies. Si parla di 2.000 dipendenti solo negli Stati Uniti e oltre 4.000 se consideriamo le varie sedi sparse per il mondo. Hock Tan, ceo di Broadcom, ha spiegato che la società vuole introdurre «cambiamenti sostanziali» nel modello di business dell'azienda acquisita. Dichiarazioni coerenti con quanto esposto nella procedura di licenziamento notificata alla sede italiana, ma che sembrano nascondere la reale volontà di estrarre da Ca Technologies il preziosissimo know how, lasciando solo una carcassa vuota.Liquidare questa vicenda come l'ennesimo frutto avvelenato della globalizzazione, tuttavia, sarebbe riduttivo. Per inquadrare meglio la questione occorre fare un passo indietro, più precisamente a marzo di quest'anno, quando con una decisione senza precedenti il presidente Donald Trump firma un decreto con il quale blocca l'acquisizione di Qualcomm, leader mondiale nel settore dei semiconduttori, proprio da parte di Broadcom. Sul piatto, l'astronomica cifra di 117 miliardi di dollari, sei volte l'importo versato qualche mese dopo per Ca Technologies. Ma Trump dice no e l'affare si blocca, perché secondo l'inquilino della Casa Bianca «ci sono prove credibili che mi portano a credere che Broadcom, acquisendo Qualcomm, possa rappresentare una minaccia in grado di compromettere la sicurezza nazionale degli Stati Uniti». La decisione viene caldeggiata dalla Commissione che ispeziona gli investimenti stanieri negli Usa, la quale sostiene che la mega fusione avrebbe danneggiato Qualcomm in favore della cinese Huawei nella corsa al 5G, la tecnologia di ultima generazione che permette la navigazione a velocità elevatissime. Di mezzo non ci sono solo i soldi, ma anche questioni scottanti come lo spionaggio e la sorveglianza di massa. Nel documento pubblicato appena pochi giorni fa dal Gao (l'agenzia di audit del Congresso), Huawei non viene mai menzionata, ma tra le minacce alla sicurezza nazionale rientrano sia le velleità cinesi di espansione globale che la «Internet of things» (IoT) che i cyber attacchi e lo spionaggio militare. Paure che si celano dietro all'arresto shock avvenuto ai primi del mese di Wanzhou Meng, cfo e figlia del fondatore di Huawei. La guerra per il controllo delle nuove tecnologie è appena iniziata.
Il ministro della Giustizia carlo Nordio (Imagoeconomica)