2023-09-21
Il Colle ce l’ha fatta: commissione azzoppata
Il blitz estivo di Sergio Mattarella spinge la maggioranza ad approvare due emendamenti che schermano dall’inchiesta condotta in Aula i dpcm di Giuseppe Conte e riducono i poteri dell’organismo di acquisire documenti. Un salvacondotto che gli onorevoli possono ancora evitare.Il Colle ispira, i senatori scrivono. Come nel quadro di Caravaggio, dove si vede San Matteo redigere il suo Vangelo dietro suggerimento dell’angelo. Solo che il testo «sacro», in questo caso, è quello che istituisce la commissione parlamentare d’inchiesta sul Covid. E l’intervento della manina non è migliorativo. Ricordate? A fine luglio, durante la cerimonia del ventaglio, Sergio Mattarella aveva ammonito gli eletti, chiamati a ratificare il manuale d’istruzione dell’organismo, criticando «iniziative di inchieste con cui si intende sovrapporre l’attività del Parlamento ai giudizi della magistratura», poiché esse «si collocano al di fuori del recinto della Costituzione. Non esiste un contropotere giudiziario del Parlamento». Tradotto: evitate che la commissione si trasformi in un doppione dei processi sulla pandemia già in corso - e già sgonfiati dalle archiviazioni, decise dal tribunale dei ministri, per i grandi protagonisti della gestione dell’emergenza, Giuseppe Conte e Roberto Speranza in testa. In parole ancor più semplici: dove non sono arrivate le toghe, non provi ad arrivare la politica.Quella randellata del Quirinale ha reso più arduo l’iter dell’organismo, spingendo i senatori a cercare un compromesso. Lo ha suggellato il relatore a Palazzo Madama, Gianni Berrino: l’esponente di Fdi ha fatto approvare due emendamenti al testo che in effetti rischiano di depotenziare tutta l’attività delle Camere. Anzitutto, la facoltà di acquisire atti e documenti è stata limitata al materiale in possesso degli inquirenti, solo se non coperto da indagine. Ma soprattutto, è stato eliminato l’accenno alla possibilità di individuare, con riferimento ai provvedimenti varati «nelle fasi iniziali e successive della pandemia, […] eventuali obblighi e restrizioni carenti di giustificazione in base ai criteri della ragionevolezza, della proporzionalità e dell’efficacia, contraddittori o contrastanti con principi costituzioni». Il che equivale a una specie di salvacondotto per i dpcm di Conte, coperti dall’ombrello dello stato d’emergenza.Non è difficile comprendere per quale ragione Mattarella sia entrato col piede a martello. Dopo la parentesi in cui la priorità era difendere la comunità cinese da una presunta minaccia di discriminazione, il Colle si è molto esposto in favore dei divieti, in un crescendo rossiniano culminato con un’esortazione poco felice: «Non si invochi la libertà per sottrarsi alla vaccinazione, perché quella invocazione equivale alla richiesta di licenza di mettere a rischio la salute altrui». Come se gli inoculati, resi davvero immuni, non avessero potuto trasmettere lo stesso il virus a fragili e anziani. In sostanza, non è nell’interesse del capo dello Stato riaprire la disputa sulla stagione dei diktat. E non è un caso che gli appunti del presidente si siano concentrati sull’aspetto giuridico, più che quello scientifico. Si potrebbe stabilire che un lockdown è superfluo, persino nocivo, ma ciò nulla direbbe sulla legittimità degli strumenti normativi utilizzati dal governo giallorosso. Al quale, al netto di ritardi, pasticci e omissioni, resta l’appello all’urgenza: bisognava correre ai ripari, meglio una precauzione in più che una in meno.Il punto è che ascoltare, in Aula, un confronto tra giuristi, alcuni dei quali sostengano l’inadeguatezza dei decreti di Palazzo Chigi come mezzo per conculcare le libertà fondamentali degli italiani, potrebbe contribuire a stabilire un precedente importante: se, nelle sue conclusioni, la commissione d’inchiesta sancisse la bocciatura dei dpcm, quel parere, pur non potendo inaugurare una giurisprudenza, diventerebbe comunque un autorevole riferimento giuridico-politico. Né vale l’obiezione di chi pretende che, a chiudere la diatriba sulle leggine di Giuseppi, sia stata la Consulta: anche nelle decisioni sulla Valle d’Aosta, che aveva provato ad applicare misure meno restrittive di quelle imposte da Roma, la Corte non ha mai confermato che gli atti di Conte erano conformi alla Carta. Perché? Perché non poteva farla. Non può pronunciarsi su atti amministrativi. Tant’è che, nella sentenza 37 del 2021, i giudici specificano che non era in questione la «legittimità dei dpcm».I rappresentanti eletti hanno il dovere di far luce su quello che è successo a partire da gennaio 2020. Il fatto che gli emendamenti che azzoppano la commissione d’inchiesta siano arrivati dalla maggioranza sembrerebbe aver chiuso la questione. Anche perché ulteriori modifiche allungherebbero ancora il percorso verso l’avvio dei lavori, che già prevede una terza lettura a Montecitorio. Dopodiché, gli onorevoli conservano sempre libertà di coscienza. Quelli di Fdi e anche quelli di opposizione. Specie quelli di Italia viva, tenuto conto che, dalle colonne del Riformista, Matteo Renzi - uno col dente avvelenato contro Conte - aveva disapprovato la linea di Mattarella. L’indagine del Parlamento non può ridursi a un referendum postumo sul green pass; su quello, l’Aula si è espressa. Può pentirsi dei suoi errori, sì. Ma se c’è una cosa su cui le Camere non sono state interpellate, quelli sono stati proprio i dpcm. Lasciamo che l’azzeccagarbugli del popolo se la cavi così?
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.