2023-01-06
Distillati a zero gradi. I grandi cocktail adesso vanno bene anche per gli astemi
La tendenza del «mocktail» ha conquistato etichette storiche. Che offrono versioni analcoliche di gin, vermouth e amari.Prima la birra analcolica, poi il vino senza etanolo, infine i «mocktail»: cocktail a gradazione zero, creati a uso e consumo di chi non può o non vuole assumere alcol. Sono beveroni raffinati, figli della moda, di una crescente attenzione a salute e benessere. È un micromondo che si sta espandendo. Era il 2014 quando nacque Seedlip - marchio apripista nel settore - e gli scettici se la ridevano, poiché l’obiettivo era paradossale: conquistare i bevitori con distillati analcolici. Un ossimoro nel calice. A cinque anni dalla fondazione Seedlip è stata acquisita da Diageo, multinazionale degli alcolici che rifornisce i bar di tutto il mondo con molte delle etichette più riconoscibili, qualsiasi sia la vostra preferenza una volta accomodati al bancone: birra Guinness, gin Tanqueray, vodka Smirnoff, rum Pampero o giganti del whisky come Caol Ila e Johnny Walker. In famiglia sono entrati anche gli spiriti non alcolici: un nuovo mercato. Barman, appassionati di mixology (la miscelazione dei drink), aziende produttrici, tutti si sono dovuti aprire a questo nuovo orizzonte. Tanqueray, tra i più famosi produttori di gin, ha lanciato il suo Tanqueray 0.0, un gin a zero gradi. Da lì, nelle bottigliere sono comparse bevande impensabili: la Lucano ha prodotto - a partire dall’antica ricetta segreta del cavalier Pasquale Vena, quella a base di erbe amare - il Lucano zero, un amaro senza alcuna componente alcolica. Sabatini ha inaugurato l’era di Gino°, uno spirito analcolico realizzato tramite l’infusione in acque distillate di cinque botaniche (timo, salvia, lavanda, foglie di olivo e verbena) e Amaro Venti ha realizzato una versione di sé priva di alcol. Non mancano i vermouth (tipo Lyre’s e Vol0, con lo zero al posto della seconda «o») e bitter, come il Martini «Vibrante». Il mercato si è adattato alla richiesta dei consumatori, e i più blasonati fra i bartender lodano questo cambiamento all’apparenza illogico. I mocktail infatti non sono banali analcolici, magari frizzanti, da buttare giù con le patatine. Sono miscelati di pregio, non surrogati della controparte etilica. Possono essere secchi, complessi. Possono essere elaborati. Soprattutto possono essere bevuti col cuore leggero, senza pensare a dosi e conseguenze. Una start up milanese, Conviv, ha deciso di specializzarsi nella produzione di infusi analcolici. «Drink eleganti dal gusto unico, con poche calorie», si legge sul sito Internet della società. «Lorenzo e Mattia si sono accorti che non esisteva una prodotto analcolico in grado di regalare una convivialità sincera e spensierata», un prodotto che avesse «un gusto deciso», prosegue la pagina, mentre i fondatori di Conviv, due ragazzi giovani, sorridono ciascuno dalla cornice della propria foto. Parole come «eccellenze italiane», «benessere», «nuovo modo di vivere», scorrono online. E, in poche righe, pare che Conviv sia riuscita a fotografare il trend in essere: la sostanza di un mercato in cui i consumatori sono dotati di una consapevolezza crescente, di un’attenzione quasi maniacale per le materie prime, per le etichetti degli ingredienti. Un mercato in cui i consumatori pretendono di più, fino a chiedere il paradossale, un cocktail analcolico che abbia lo stesso gusto e la stessa ricercatezza di un corrispettivo alcolico. I mocktail, e in questo si ha il primo e più importante fattore di diversità con gli ormai obsoleti analcolici, somigliano ai drink originali al punto da potersi dire interscambiabili. Seedlip, addirittura, ne ha fatto una bottiglia. Nogroni l’ha chiamata, un Negroni senza alcol. Qualcosa al cui solo pensiero i puristi inorridirebbero. Parrebbe loro una bestemmia. Ma i barman sono pronti a sostenere si tratti di progresso. La Virgin colada è progresso. Il No-jito è progresso. La sangria con infuso di ciliegie a rimpiazzare il vino è progresso, e così pure lo Spritz con bitter analcolico e aria di melograno, il gin tonic senza gin. «Sober curious», dicono gli americani, «sobri ma curiosi», a magnificare uno stile di vita nuovo, dove il benessere personale e la salvaguardia di salute e spirito non debbano portare a ulteriori rinunce. Una vita senza alcol può essere piacevole. Deve essere piacevole. Di qui, l’esigenza di produrre alternative gustose, con spezie e aromi forti a sostituire la pervasività dell’alcol. I superalcolici analcolici, ossimoro fra gli ossimori, sono distillati arricchiti da estratti, succhi, tinture, da frutta e verdura, da semi e profumi esotici. Tuttavia sono meno durevoli dei corrispettivi tradizionali. Molti produttori rifiutano, al pari dell’alcol, lo zucchero e i conservanti. Significa che la durata media di una bottiglia può variare fra le due sole e le sei settimane. Un arco di tempo limitato, in cui, però, non sarà più necessario applicarsi ed educarsi al rispetto di quel confine secolare che, dagli albori della civiltà, separa il consumo dall’abuso.
Bologna, i resti dell'Audi rubata sulla quale due ragazzi albanesi stavano fuggendo dalla Polizia (Ansa)
La Global Sumud Flotilla. Nel riquadro, la giornalista Francesca Del Vecchio (Ansa)
Vladimir Putin e Donald Trump (Ansa)