2021-09-17
La pm e l’ergastolano, aperitivo nel bar in lockdown. Il Csm archivia
Sullo sfondo, Scandiano (Reggio Emilia), nel riquadro Il pm Claudia Ferretti (IStock)
La polizia li sorprende in un locale di Scandiano che sarebbe dovuto essere chiuso. Lei parla di brindisi con amici, lui (in semilibertà) di incontro casuale. Per il magistrato parte l'azione disciplinare. A vuoto.È il 19 febbraio 2021. Il bollettino dell'Istituto superiore di sanità riporta che in Emilia Romagna ci sono 1.821 nuovi positivi, con un tasso di positività del 5,9%. I morti sono 46. Le zone in cui il virus circola di più sono Bologna (532 casi) e Modena (326). La Regione è ancora in zona rossa, dunque è vietato consumare cibi e bevande all'interno dei locali. È consentita invece la vendita con asporto fino alle 18. A Scandiano, provincia di Reggio Emilia, sono le 18.30. Gli agenti della polizia locale stanno svolgendo i consueti controlli. In piazza Spallanzani, alla Salumoteca Bruno Parrucca, vengono individuate tre persone. Sono sedute all'interno, con il calice di vino in mano: si stanno godendo l'aperitivo. Vista la pattuglia, i tre si alzano di scatto. I poliziotti decidono di avvicinarsi, e scoprono che i tre commensali sono due uomini e una donna. Che cosa fanno ancora lì, mezz'ora dopo l'orario di chiusura del locale? Risponde la donna per tutti: spiega che stavano conversando e si sono dilungati. I due uomini, il giorno successivo, devono rientrare in Sicilia, quindi il gestore del locale ha chiuso un occhio e ha consentito che si fermassero a bere un bicchiere.Insomma, amici che si rivedono, che vogliono salutarsi prima che due partano, e perdono di vista l'orologio. Stare in zona rossa e sopportare le restrizioni, dopo tutto, non è facile per nessuno. Fino a qui, sembra una storia come tante: una violazione delle norme, punibile ma non drammatica. tre amici al barC'è però un piccolo problema, legato all'identità dei tre commensali. La signora che sorseggiava il vino fuori orario si chiama Claudia Ferretti, ed è sostituto procuratore presso il Tribunale di Modena. Proprio così, un magistrato. Una persona che dovrebbe far rispettare la legge e invece la stava violando per concedersi un aperitivo, mentre gli altri comuni mortali dovevano rientrare a casa. Figuriamoci, abbiamo visto altri magistrati fare cose addirittura più sgradevoli. Però il sostituto procuratore col vinello un po' infastidisce, specie se si ripensa a tutte le proibizioni a cui ciascuno di noi ha dovuto fare il callo nei mesi passati.detenuto semiliberoAspettate però, perché non è mica finita. Chi sono gli altri due signori col calice? Qui viene il bello. Uno è il titolare di una macelleria. L'altro è un dipendente della medesima macelleria che si chiama Pietro Armando Bonanno. Costui è un detenuto semilibero presso la casa circondariale di Reggio Emilia. Per la precisione, Bonanno è stato condannato all'ergastolo per associazione mafiosa, omicidio pluriaggravato, detenzione e porto abusivo di armi. L'ergastolano dichiara agli agenti «di essersi fermato per prendere un panino da asporto e di aver casualmente incontrato la dottoressa Ferretti, che non vedeva da diverso tempo».Proviamo a riepilogare. C'è un magistrato che se ne sta dentro un locale, in zona rossa, violando le restrizioni, in compagnia di un ergastolano omicida e mafioso. Quando arriva la polizia, prima il magistrato cerca di alzarsi e andarsene. Poi, colto sul fatto, racconta di essersi trattenuto con due amici che devono rientrare in Sicilia il giorno dopo (quando in realtà uno dei due deve rientrare in carcere perché, appunto, è all'ergastolo).i provvedimentiA quel punto, la polizia locale segnala ai Carabinieri di Reggio Emilia, i quali segnalano alla Procura generale presso la Corte di appello di Bologna, la quale a sua volta si rivolge al Csm e alla Procura generale presso la Cassazione. Di fronte a una vicenda di questa gravità, non si possono non prendere provvedimenti.Bene, sentite adesso che cosa succede. Il 13 aprile 2021, la Prima commissione del Csm - relatore Antonino Di Matteo - delibera «di aprire nei confronti del sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Modena, dottoressa Claudia Ferretti, una procedura di trasferimento d'ufficio per incompatibilità ambientale e/o funzionale». Il 10 giugno, la Procura generale presso la Corte di cassazione promuove nei confronti della dottoressa Ferretti «l'azione disciplinare con richiesta cautelare di destinazione a funzioni giudicanti civili». Una settimana dopo, il 17 giugno, la Sezione disciplinare dispone «il trasferimento della dottoressa Ferretti al Tribunale di Firenze con funzioni di giudice». In pratica, la sanzione per la «anomala frequentazione» (in zona rossa e in violazione delle restrizioni) del magistrato con un ergastolano mafioso omicida è il trasferimento al civile al Tribunale di Firenze.salta la sanzioneNon è tutto però. Come riportato nei documenti tranquillamente consultabili sul sito del Csm, l'azione disciplinare non può essere portata a termine. Motivo? «La procedura di trasferimento d'ufficio non può comunque essere avviata o proseguita quando, a seguito di trasferimento a domanda ad altra sede o ad altro ufficio, la Commissione ha accertato che sono venute meno le ragioni di incompatibilità». Nello specifico, «il cambiamento di sede da parte della dottoressa Ferretti in un distretto diverso rispetto a quello di provenienza deve far escludere la permanenza di una situazione di incompatibilità ambientale o funzionale».Capito? Il magistrato avrebbe dovuto punito con il passaggio al civile e il trasferimento in un altro Tribunale. Solo che, prima che la sanzione venisse stabilita, aveva già chiesto il trasferimento in altra sede, dunque l'incompatibilità ambientale viene meno. Risultato? Il Csm delibera «l'archiviazione della pratica». E buon aperitivo a tutti.
Sehrii Kuznietsov (Getty Images)