2020-07-04
Clandestini e regionali spaccano l’alleanza
Il piddino Matteo Orfini lancia la stoccata al M5s sui 180 immigrati in mare: «Luciana Lamorgese agisce come Matteo Salvini». Guerra sulle elezioni con l'ipotesi di far correre Antonio Decaro e piazzare Michele Emiliano alla Giustizia al posto di Alfonso Bonafede. Scontro tra Iv e Pd su legge elettorale.Immigrazione, alleanze per le regionali, legge elettorale. La pseudo maggioranza giallorossa è dilaniata dai contrasti interni, il governo guidato da Giuseppe Conte naviga a vista ma è sempre più difficile evitare gli iceberg che spuntano ovunque. Partiamo dall'immigrazione. «L'Italia dopo giorni di attesa nega un porto alla Ocean viking. Ministro Lamorgese, la smetta di agire come Salvini. Ministri del Pd vi prego: ogni tanto fatela una battaglia. Abbiamo fatto questo governo chiedendo discontinuità. Spetta a noi realizzarla». La bomba l'ha lanciata via twitter il deputato dem Matteo Orfini. Ovviamente dal Movimento 5 stelle si sono ben guardati dall'intervenire, visto che fino a un anno fa condividevano le politiche sull'immigrazione proprio con Matteo Salvini. La boutade, insomma, sembra aver creato non poco imbarazzo nella parte pentastellata del governo in un momento molto delicato: in Sicilia non ci sono più posti sulle navi lazzaretto e si temono nuovi sbarchi. A sentire Sos Mediterranée ci sarebbero stati sei tentativi di suicidio in 24 ore sulla Ocean Viking (180 immigrati tirati a bordo nei giorni scorsi in tre distinte operazioni): l'ultimo ieri mattina, quando un ragazzo, esasperato, avrebbe tentato di impiccarsi. Per sette volte la nave della Ong francese ha chiesto un porto di sbarco alle autorità italiane e maltesi, ma ha raccolto un «niet» dietro l'altro. Ed è caduta nel vuoto finanche la richiesta di evacuazione medica immediata di 44 persone che, a sentire l'equipaggio, sarebbero «in stato di disagio mentale acuto, minacciando atti autolesionistici e violenti ed esprimendo intenti suicidiari». E se la Mare Jonio e la tedesca Sea watch nei giorni scorsi sono state fatte approdare in Sicilia in tempi molto brevi, con la Ocean viking il Viminale sta usando una linea che appare meno molle. Sei immigrati, intanto, sono stati arrestati dalla polizia di Stato ad Agrigento. Erano sbarcati pochi giorni fa a Lampedusa, ma uno di loro era già destinatario di un decreto di espulsione. Gli altri erano destinatari di decreto di respingimento, ma sono rientrati in Italia prima dei tre anni previsti dalla legge. In attesa del giudizio direttissimo sono finiti agli arresti domiciliari ad Agrigento. La stessa città in cui ieri la Corte d'assise ha condannato all'ergastolo il ventisettenne somalo Mohamed Moussa (che si è reso irreperibile prima del verdetto). È la sesta condanna del processo sulla strage avvenuta il primo agosto del 2011 a Lampedusa, quando un barcone approdò con i cadaveri di 25 immigrati. Moussa, in un primo momento, era stato accusato solo di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Successivamente, però, si è beccato anche l'accusa di omicidio volontario. E ora è ricercato.Tra Pd e M5s è già guerra aperta nelle Regioni chiamate al voto a settembre: Valle d'Aosta, Liguria, Veneto, Toscana, Marche, Campania, Puglia. «Possibile», ha detto Conte, esponendosi in prima persona, «non trovare un momento di sintesi agli appuntamenti regionali? Sarebbe una sconfitta per tutti, anche per me». Giuseppi sta cercando di favorire l'alleanza in extremis proprio nella sua Regione di origine, la Puglia, dove il presidente uscente Michele Emiliano (Pd) deve vedersela con Raffaele Fitto (Fdi), Ivan Scalfarotto (Iv) e Antonella Laricchia (M5s). La Verità ha appreso una indiscrezione clamorosa: Conte e il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, starebbero lavorando a una ipotesi che vedrebbe Emiliano ritirarsi dalla corsa, per fare spazio a Antonio Decaro, sindaco Pd di Bari e presidente dell'Anci, che avrebbe anche il sostegno del M5s. Emiliano verrebbe chiamato al governo come nuovo ministro della Giustizia, al posto di Alfonso Bonafede. Una prospettiva che, per realizzarsi, ha bisogno di trovare una collocazione per lo stesso Bonafede. Dulcis in fundo, la legge elettorale: Matteo Renzi, nella sua e-news, rimette in discussione l'accordo trovato in maggioranza sul proporzionale: «La priorità della politica», scrive Renzi, «deve essere la crescita, non la legge elettorale. Se vogliono mettere mano alla legge elettorale, per noi di Italia viva il messaggio è molto chiaro: si faccia una legge maggioritaria». «Questo governo», replica il deputato Dem Emanuele Fiano, «esiste anche perché c'è un accordo: taglio dei parlamentari e nuova legge elettorale. Ne abbiamo già discusso per cinque mesi e Iv ha proposto e sottoscritto l'attuale testo. Ora votiamolo in fretta». «Sulla legge elettorale», aggiunge il deputato del Pd Michele Bordo, «è utile richiamare alla memoria di tutti noi la nota congiunta con cui i rappresentanti della maggioranza lo scorso 8 gennaio annunciarono il raggiungimento dell'accordo su una legge proporzionale con soglia nazionale di sbarramento del 5%. Nota firmata, per il partito del senatore Renzi, dal deputato Di Maio». «Nessun deputato di Iv», ribatte a stretto giro lo stesso parlamentare renziano, Marco Di Maio, «ha firmato quel testo, che è una iniziativa del presidente della Commissione, Giuseppe Brescia, sul quale ci siamo detti disponibili a discutere».
Francesca Albanese (Ansa)
Andrea Sempio. Nel riquadro, l'avvocato Massimo Lovati (Ansa)