2022-06-09
I cittadini europei bocciano il pass. Ma Bruxelles lo proroga fino al 2023
L’obbligo di mostrare il foglio verde è ora sospeso, però l’impianto resta attivo. Il certificato è stato criticato nella consultazione pubblica lanciata dalla Commissione. Eppure l’Ue si appresta ad allungarne la durata.Erano quei giorni di fine marzo in cui il presidente del Consiglio, Mario Draghi, comunicava che l’Italia - pur revocandone temporaneamente l’obbligo - avrebbe mantenuto l’infrastruttura del green pass «per non farsi trovare impreparata alla prossima pandemia». Nessuno ha fatto caso a quel velato quanto minaccioso riferimento: di lì a poco l’obbligo di lasciapassare verde è quasi del tutto decaduto e gli italiani se lo sono definitivamente messo alle spalle. Draghi non ha riferito, però, che nello stesso periodo Bruxelles ha proposto di estendere l’utilizzo del green pass fino al 2023. Non solo: mentre perfino l’Italia ha cominciato ad affrancarsi dal lasciapassare revocandone parzialmente l’obbligo dal primo aprile, la Commissione europea ha silenziosamente lanciato una consultazione pubblica online per chiedere ai cittadini europei se sono d’accordo o no sul mantenimento del Covid Certificate. Risultato: bocciatura clamorosa. Il «referendum» europeo sul green pass si è tenuto dal 3 febbraio all’8 aprile 2022 (le istituzioni italiane non ne hanno dato notizia, così come sta accadendo per i referendum sulla giustizia del 12 giugno) e il certificato verde è stato respinto al mittente: gli europei non lo vogliono. Su 385.191 votanti, la maggioranza praticamente assoluta ha votato contro la proposta di proroga di green pass. «Assolutamente no», si legge nei commenti al referendum, «gli stessi produttori dei vaccini sostengono che questi non proteggono dall’infezione. Il certificato non ha logica». «L’applicazione di questo strumento in molti Paesi dell’Unione e in Italia in particolare è stata discriminatoria e lesiva dei diritti fondamentali di una parte cittadini, contravvenendo alle finalità stesse dello strumento». E ancora: «Nein! Il certificato Covid è una restrizione superflue della libertà. L’iniziativa dovrebbe essere respinta». Un coro di no al certificato verde espresso in tutte le lingue dell’Unione, con prevalenza di espressioni di voto negativo da parte dei cittadini dei (pochissimi) Stati membri che ne hanno imposto l’obbligo per circolare, accedere ai trasporti e in Italia perfino per lavorare. «Ciò che mi scandalizza» spiega l’eurodeputata Virginie Joron (appartenente al gruppo Identità e Democrazia, lo stesso cui aderisce la Lega a Strasburgo) «è che la Commissione europea palesemente non ha preso in considerazione questa consultazione democratica». E così, Joron ha interpellato la mediatrice europea per segnalare la negligenza dell’esecutivo europeo, al quale ha rivolto un’interrogazione parlamentare. Non è tutto: «La proroga andrà adesso al voto finale in plenaria al Parlamento europeo il prossimo 23 giugno, ma senza alcun dibattito», lamenta Joron, spiegando che «di questa estensione ne hanno discusso soltanto la Commissione, il Parlamento e il Consiglio Ue in trilogo, ma la volontà dei cittadini non è stata tenuta in conto».La questione del Covid certificate in salsa europea risale al 14 giugno 2021: con il Regolamento 2021/953, gli Stati membri avevano deciso di «agevolare» la libera circolazione durante la pandemia istituendo il green pass europeo da vaccinazione, tampone e guarigione da Covid per circolare dentro l’Ue, in scadenza il 30 giugno 2022. Ma la Commissione ha ritenuto di doverne posticipare l’uso per un anno: «Non è possibile - si legge nella proposta di proroga - prevedere l’impatto di un eventuale aumento delle infezioni nel secondo semestre del 2022, così come non si può escludere la possibilità di un peggioramento della situazione pandemica a causa della comparsa di nuove varianti di Sars-CoV-2 che destino preoccupazione. Alla luce di quanto precede, non si può escludere che gli Stati membri continuino ad imporre ai cittadini dell’Unione l’obbligo di presentare una prova di vaccinazione, tampone o guarigione da Covid oltre il 30 giugno 2022». Un (probabile) voto favorevole il prossimo 23 giugno autorizzerà gli Stati membri a rimettere in piedi l’infrastruttura del green pass in autunno, con buona pace di chi pensava che la questione fosse definitivamente chiusa. La situazione epidemiologica non conta più neanche in Europa: in un surreale passaggio della richiesta di estensione di green pass presentata dall’esecutivo europeo, si legge che, «poiché, come misura di sanità pubblica, gli Stati membri possono continuare ad imporre la presentazione del Covid certificate al fine di non applicare alcune restrizioni al diritto di libera circolazione imposte durante la pandemia, è necessario prorogare il periodo di applicazione di questo regolamento». Traduzione: siccome i governi possono ancora richiedere il green pass per evitare (sic) di imporre altre restrizioni, bisogna prorogare il green pass. Chiaro, no?«Questo, e la comunicazione Ce sul Covid dello scorso 26 aprile, sono i due documenti cruciali da leggere per capire quale sia l’unica agenda della Commissione europea: Qr Code e vaccinazione a tappeto», spiega Virginie Joron. Insomma, se tutto andrà come previsto, si ricomincia tra pochi mesi.
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