2024-08-11
Il capo del Cio non distingue le donne. Quelle «dubbie» si prendono gli ori
Thomas Bach ha difeso la partecipazione ai Giochi delle due atlete contestate dicendo: «Non ho strumenti solidi» per indagare sulle loro caratteristiche. Intanto pure Lin Yu-ting (Taiwan) stravince nella sua categoria.«È una questione di giustizia: le donne devono poter prendere parte alle gare femminili. E loro sono donne», ha dichiarato il numero uno del Comitato olimpico internazionale, tornando ancora a parlare dei pugili Imane Khelif e Lin Yu-Ting, ammettendo subito dopo di non avere certezze a riguardo.Thomas Bach è il presidente del Cio eppure rischia di non permette agli atleti di gareggiare in base al loro sesso: i maschi contro i maschi, le femmine contro le femmine. «Non è così facile come dicono alcuni in questa guerra culturale, che XX o XY sia la chiara distinzione tra uomini e donne», sono state le sue stupefacenti parole in ossequio all’identità di genere e al pensiero woke. Nemmeno i test servirebbero, «ci è stato detto che potrebbero essere contro i diritti umani perché possono essere invasivi», è preoccupato Bach, che però confida in un aiutino. «Abbiamo detto fin dall’inizio che se qualcuno ci presenta un sistema scientificamente solido per identificare uomini e donne, noi siamo i primi a farlo. Non ci piace questa incertezza. Non ci piace la situazione generale, quindi saremmo più che lieti di approfondire la questione». Un messaggio devastante, di apparente ignoranza della biologia e di sicura, dichiarata impotenza del Comitato olimpico di stabilire le prime, fondamentali regole per una competizione. Così abbiamo visto presunti «intersessuali» con sospetti cromosomi maschili salire sul podio dei vincitori in gare femminili. «Se sul passaporto c’è scritto donna, l’atleta è una donna», taglia corto l’ex campione di fioretto che plaude alle «prime Olimpiadi con piena parità di genere, le più inclusive», si è vantato in conferenza stampa. E ieri sera, anche Yu-Ting ha portatato a casa, in un incontro lampo durato meno di 20 minuti, la medaglia d’oro nella categoria 57 chili donne, sconfiggendo in tutte le riprese per 5 a 0 la sua avversaria, la polacca Julia Szeremeta, che non ha polemizzato. Un risultato che porta le due pugili - squalificate dall’Iba (International boxing association) per non aver superato i test - a un trionfale ritorno alle Olimpiadi, con un oro a testa. E che non potrà che alimentare ulteriormente le polemiche sull’opportunità di far combattere insieme sul ring donne biologiche e cosiddette «intersex». Nei commenti a caldo dopo il match in molti hanno notato l’evidente disparità fisica a favore dell’atleta taiwanese, che però, a differenza della Khelif, nei giorni scorsi si è tenuta distante dalla ribalta mediatica.Quelli di Parigi sono stati i sesti Giochi da presidente di Bach, i secondi in Europa. Nell’intervista di Eurosport sui tetti della capitale francese, si era detto «entusiasta dell’atmosfera delle Olimpiadi del 2024» e di sperare che la competizione mondiale possa tornare a medio termine in Germania.Bavarese di Würzburg, classe 1953, avvocato di professione, medaglia d’oro nella scherma (fioretto a squadre) ai Giochi della XXI Olimpiade a Montreal nel 1976, Thomas Bach nel 2006 venne nominato presidente fondatore della Confederazione sportiva olimpica tedesca (Dosb). Il 10 settembre 2013, alla 125ª sessione del Comitato a Buenos Aires diventa nono presidente del Cio, con un mandato iniziale di otto anni, per essere poi rieletto il 10 marzo 2021. Nel 2013, il quotidiano The Times of Israel scrisse che il neoeletto presidente del Comitato olimpico internazionale intendeva dimettersi «dalla presidenza di un’organizzazione che sostiene il movimento di boicottaggio anti Israele». Bach, infatti, era dal 2006 presidente di Ghorfa, la Camera di commercio e industria arabo-tedesca che lavora in stretto contatto con la Lega araba. Fondata nel 1976, «l’organizzazione è accusata di aiutare le aziende a evitare qualsiasi commercio con Israele», scriveva il quotidiano, e «diversi gruppi ebraici hanno chiesto a Bach di dimettersi dal suo incarico presso il gruppo commerciale». Era stato anche criticato per essersi opposto, come vicepresidente, durante le Olimpiadi di Londra del 2012, a un minuto di silenzio per le vittime israeliane dell’attacco terroristico di Monaco di Baviera del 1972. Bach poi si dimise dalla presidenza di Ghorfa.Ha collezionato numerose lauree honoris causa in diversi Paesi, l’ultimo riconoscimento gli venne conferito lo scorso maggio quando venne nominato professore onorario della Shanghai University of Sport. L’attuale presidente, che compirà 71 anni a dicembre, dovrà secondo la Carta olimpica lasciare il suo incarico nel 2025. Bach non sarebbe affatto contrario a un prolungamento e fino a due giorni fa si era mostrato possibilista. Ma nel tardo pomeriggio però il quotidiano francese L’Equipe ha comunicato che «Thomas Bach ha annunciato, al termine della 142esima sessione del Comitato Olimpico Internazionale (CIO), a Parigi, che non si candiderà per un nuovo mandato, dopo 12 anni di guida dell'organismo internazionale». Secondo la televisione pubblica tedesca Zdf, la riconferma sarebbe stata possibile solo con un cambio dello statuto o un’estensione del mandato grazie «a una lotta dietro le quinte per un’adeguata “interpretazione giuridica” delle regole», che consentirebbe «al boss altri due anni sul trono a causa delle restrizioni Covid», che avrebbero limitato la durata effettiva della presidenza di Bach. Secondo la giurisprudenza svizzera, ciò sarebbe possibile. Con Zdf, il canadese Richard Pound membro del Cio da quasi 50 anni, si è lamentato: «La Carta olimpica è la nostra legge fondamentale […] È la cosa più importante per noi e raramente viene cambiata». Ma il potere dell’ex campione di scherma deve essere cresciuto a dismisura. Ai primi di agosto, l’emittente tedesca dichiarò: «Il Cio è cambiato sotto Bach; l’ha praticamente adattato completamente a sé stesso. Anche perché sotto di lui furono accettati 75 dei 111 membri. Questo crea dipendenze».
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Dopo l'apertura dei lavori affidata a Maurizio Belpietro, il clou del programma vedrà il direttore del quotidiano intervistare il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, chiamato a chiarire quali regole l’Italia intende adottare per affrontare i prossimi anni, tra il ruolo degli idrocarburi, il contributo del nucleare e la sostenibilità economica degli obiettivi ambientali. A seguire, il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, offrirà la prospettiva di un territorio chiave per la competitività del Paese.
La transizione non è più un percorso scontato: l’impasse europea sull’obiettivo di riduzione del 90% delle emissioni al 2040, le divisioni tra i Paesi membri, i costi elevati per le imprese e i nuovi equilibri geopolitici stanno mettendo in discussione strategie che fino a poco tempo fa sembravano intoccabili. Domande cruciali come «quale energia useremo?», «chi sosterrà gli investimenti?» e «che ruolo avranno gas e nucleare?» saranno al centro del dibattito.
Dopo l’apertura istituzionale, spazio alle testimonianze di aziende e manager. Nicola Cecconato, presidente di Ascopiave, dialogherà con Belpietro sulle opportunità di sviluppo del settore energetico italiano. Seguiranno gli interventi di Maria Rosaria Guarniere (Terna), Maria Cristina Papetti (Enel) e Riccardo Toto (Renexia), che porteranno la loro esperienza su reti, rinnovabili e nuova «frontiera blu» dell’offshore.
Non mancheranno case history di realtà produttive che stanno affrontando la sfida sul campo: Nicola Perizzolo (Barilla), Leonardo Meoli (Generali) e Marzia Ravanelli (Bf spa) racconteranno come coniugare sostenibilità ambientale e competitività. Infine, Maurizio Dallocchio, presidente di Generalfinance e docente alla Bocconi, analizzerà il ruolo decisivo della finanza in un percorso che richiede investimenti globali stimati in oltre 1.700 miliardi di dollari l’anno.
Un confronto a più voci, dunque, per capire se la transizione energetica potrà davvero essere la leva per un futuro più sostenibile senza sacrificare crescita e lavoro.
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Chi ha inventato il sistema di posizionamento globale GPS? D’accordo la Difesa Usa, ma quanto a persone, chi è stato il genio inventore?