2021-11-07
«La Cina è aggredita e reagisce». Meno male che c’è Max a difenderla
Surreale intervista di D'Alema, che dimentica esibizioni di forza e diritti umani negati.«Cinque anni fa la Cina era molto più aperta… Si sente vittima di una controffensiva che colpisce i suoi interessi e una grande potenza che si sente aggredita reagisce con una chiusura nazionalista. Anche dal punto di vista della violazione dei diritti umani stiamo ottenendo un risultato opposto… Se da una parte cresce il boicottaggio verso le imprese cinesi e il tentativo di isolare la Cina anche militarmente… dall'altra parte mi sembra difficile ottenere cooperazione sull'Afghanistan o un accordo sul clima… Scelte difficili come azzerare le emissioni per un Paese in piena crescita industriale, si possono avere solo in un quadro di collaborazione».Il togliattiano Massimo D'Alema, dopo un po' di silenzio, è tornato ieri con un'intervista al Corriere della Sera a dire molte cose. In verità per quanto riguarda il livello, paragonato a quello dei suoi ex compagni di partito e della sinistra in generale, risulta assai distante e di una consistenza assente dall'attuale dibattito politico. Questo gli va riconosciuto. Ci convince meno, anzi proprio nulla quello che dice sulla Cina e che abbiamo sommariamente riportato. E abbiamo scritto togliattiano non a caso, ma perché in tutt'altro contesto, in tutt'altro periodo e con tutt'altre finalità anche il maestro di D'Alema ebbe a difendere la Cina polemizzando con i sovietici di allora, distaccandosi dalle posizioni filosovietiche che volevano condannare la Cina in una conferenza internazionale. Deve essere una questione di genetica. A parte le battute - fino a un certo punto - il ragionamento di D'Alema non farebbe una grinza se non si avesse a che fare con uno Stato che ha aperto le ostilità da lungo tempo e ha continuato anche dopo l'11 dicembre 2001, data del suo ingresso nell'Organizzazione mondiale del commercio (la Wto, World trade organization), con condotte anticoncorrenziali di tutti i tipi e anche gravi nei confronti dei prodotti esteri - compresi molti tra quelli italiani - come il non rispetto della proprietà dei marchi (anche nei confronti di quelli di un gigante come la italianissima Ferrero) spesso di piccole realtà che non hanno avuto neanche la forza di difendersi in sede internazionali e si sono trovati i loro prodotti copiati e immessi sul mercato a prezzi minori. Si chiama dumping ed è una regola per molta parte della Cina, non l'eccezione alla regola che lo proibisce. E tutto questo grazie ad un lavoro che non costa niente grazie a palesissime, evidenti, incontrastabili violazioni sistematiche del diritto del lavoro. Sul clima poi basterebbe vedere delle foto distribuite qualche giorno fa da agenzie internazionali sulla nube tossica che avvolgeva Pechino. Come D'Alema saprà certamente Cina ed India hanno annunciato la costruzione di 100 nuove centrali a carbone per i prossimi anni. E delle varie Cop, forse scambiandole per la Coop, si sono fatti una grassa risata. E vogliamo parlare della Cina dove i cinesi, che sarebbero secondo D'Alema, isolati militarmente hanno aperto la loro prima base a Gibuti il primo agosto 2017 e del processo di «colonizzazione» avviato ormai da tempo in quel continente dai cinesi raggiungendo ormai un interscambio commerciale che tra non molti anni arriverà a 400 miliardi di dollari? D'Alema nella sua intervista al collega Aldo Cazzullo, prudentemente, non cita mai l'Europa e fa bene perché la stessa Europa in tutto questo non c'è stata e non c'è.E della Via della Seta, cui l'Italia ha aderito entusiasticamente e che crediamo stia sul gozzo al presidente Mario Draghi, cosa vogliamo dire? Tutto regolare o colonizzazione mascherata da accordi commerciali? Strano accompagnare gli accordi commerciali con la fondazione di un numero crescente di Centri Confucio, dappertutto, oltre cento solo in Africa,Non è una mammola D'Alema, ma neppure noi, e sappiamo bene che la politica estera è una politica di potenza e che il compromesso è alla base dei rapporti. Detto questo l'aggressione di cui parla D'Alema è quella diciamo dell'Occidente nei confronti della Cina o la risposta tardiva e insufficiente (con l'Europa che non si sa dove sia) all'aggressione commerciale e al non rispetto dei diritti umani da parte della Cina?
Il primo ministro del Pakistan Shehbaz Sharif e il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman (Getty Images)
Riyadh e Islamabad hanno firmato un patto di difesa reciproca, che include anche la deterrenza nucleare pakistana. L’intesa rafforza la cooperazione militare e ridefinisce gli equilibri regionali dopo l’attacco israeliano a Doha.
Emanuele Orsini e Dario Scannapieco