2023-10-10
La ciclabile di Sala: ambulanze bloccate, cittadini nel pallone
A Milano la nuova via sembra un gioco dell’oca. Risultato: più traffico e insicurezza. Ennesimo flop dell’ideologia verde.C’è un video che circola in modo virale da una settimana tra gli smartphone dei cittadini milanesi, girato dalla pagina social MilanoBellaDaDio: un’ambulanza che, in corso Monforte, ci impiega tre minuti per fare 700 metri di strada (da piazza Tricolore a via Visconti di Modrone), bloccata in una via completamente congestionata dalle auto, che non riescono nemmeno a farla passare. Alle 8 del mattino il traffico nel centro di Milano è già abbastanza proibitivo, se non che la giunta guidata da Beppe Sala ha pensato bene di favorire l’insorgere di ingorghi aggiungendo una bella pista ciclabile. E restringendo ulteriormente la carreggiata. L’ideologia green colpisce ancora. La chiamano mobilità sostenibile, nei fatti andrebbe chiamata per quello che è: una deriva pericolosa che non tiene conto della realtà. Un po’ come è accaduto qualche anno fa per Corso Buenos Aires, una delle principali arterie per raggiungere il centro di Milano passando da Piazzale Loreto, dove le due ciclabili poste da entrambi i lati della carreggiata hanno ristretto la strada di una via già di per sé molto trafficata. Il risultato è che il viale è piombato nell’anarchia, con le piste ciclabili spesso occupate da macchine impossibilitate a sostare - si tratta di una via molto commerciale, che ospita una grande quantità di negozi -, le bici costrette a guidare a zig-zag, entrando in strada e mettendosi in pericolo, e una maggiore congestione di auto. Tant’è vero che in estate hanno dovuto fare nuovi lavori per proteggere le ciclabili. La pista ciclabile di Corso Monforte, invece, è un progetto i cui lavori sono iniziati lo scorso 25 settembre. L’obiettivo è collegare piazza San Babila e piazza Tricolore, connettendo così fino al centro le ciclabili realizzate nella parte est della città, partendo da Parco Forlanini. «La pista», ha dichiarato Arianna Censi, assessora alla Mobilità, «è un’infrastruttura strategica importante, che si inserisce nel più ampio lavoro di trasformazione urbanistica che si sta portando avanti in quell’area per aumentare gli spazi dedicati ai ciclisti e alle cicliste. Un altro intervento che va nella direzione di rendere Milano sempre più una città che, con coraggio, investe e promuove la mobilità sostenibile». Peccato che poi ci sia la realtà. L’idea di una metropoli interamente percorribile in bici è senz’altro affascinante, anche al di là della sostenibilità ambientale, ma Milano - a meno di non spianare il centro città - non sarà mai Amsterdam. E il video in questione ne è una prova. Non stiamo parlando solo dell’esasperazione di guidare in una città già di per sé caotica ed estremamente trafficata, ma anche di che cosa significhi per un’ambulanza non avere lo spazio per passare in un momento di emergenza. In alcuni casi può fare la differenza tra la vita e la morte.L’apoteosi della nuova ciclabile è l’incrocio tra corso Monforte, via San Damiano e via Visconti di Modrone. Un tetris di quattro attraversamenti ciclabili che ha scatenato la perplessità dei ciclisti meneghini e ne ha messo alla prova le abilità interpretative. Tant’è che sui social si è scatenata l’ironia dei cittadini, che hanno paragonato l’incrocio al gioco dell’oca, al salto a ostacoli, al passatempo unisci i puntini. Un grande successo, insomma. Come già detto, non vi è nulla di male nel favorire, quando possibile, la circolazione delle bici, ma qui l’impressione è che ancora una volta l’approccio ideologico della sinistra faccia dimenticare che le misure devono trovare un compromesso con le esigenze reali dei cittadini e con la realtà. Secondo il deputato di Fdi Riccardo De Corato, si poteva facilmente trovare una soluzione migliore per raggiungere lo stesso obiettivo: «Perché l’assessore Censi non ha scelto la via parallela, ovvero Mascagni, ben più ampia e con doppia carreggiata?», si è domandato su Facebook. La verità è che la giunta di Milano ha dichiarato guerra agli automobilisti. Ha reso inaccessibile la città ai veicoli cosiddetti «inquinanti» (perfino i diesel euro 5), costringendo le famiglie, in un momento di crisi, a sostenere spese piuttosto ingenti per cambiare macchina, o a rinunciare del tutto ad averne una. Con questa storia delle ciclabili, poi, sta rendendo la viabilità un incubo. Di fatto, però, sono molti i cittadini che devono ricorrere all’auto per spostarsi, anche perché, per quanto migliore di altre città italiane, il servizio di trasporto pubblico non è ancora in grado di soddisfare gli spostamenti dell’intera cittadinanza, sia dal punto di vista della capacità sia da quello della copertura dei mezzi pubblici. Ma si sa: le esigenze delle persone, alla sinistra, interessano poco. Loro devono salvare il pianeta.
Lo stabilimento Stellantis di Melfi (Imagoeconomica)
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