2023-09-25
«Ci opponiamo alle follie Ue per difendere le classi deboli»
Il capogruppo leghista alla Camera: «Gli accordi con Tunisi per fermare gli sbarchi sono stati boicottati dalla sinistra. Però, per aiutare la Germania, diamo i miliardi a Erdogan».Onorevole Riccardo Molinari quanto è difficile incrociarla a telefono…«Giornata terribile!»Leggenda vuole però che i deputati lavorino dal martedì al giovedì. «Sono in viaggio dalla mattina per impegni istituzionali e di partito che finiranno a notte fonda».Magari, lei che è capogruppo, lavora qualche ora in più!«Non so quanti ce ne sono che si sbattono come me. Io sono anche segretario in Piemonte per la Lega».Una spiegazione non trionfalistica sul perché gli immigrati non arrivavano quando Salvini era al Viminale…Sicuramente Salvini è molto bravo, l’unico ad aver avuto una postura dura e determinata, che poi gli è costata col voto di grillini e Pd un processo. Sinistra e grillini che oggi criticano il governo per i troppi arrivi. E visto e considerato che la giustizia non è stata ancora riformata e Salvini è finito sotto processo perché difendeva i confini del nostro Paese è chiaro che questo precedente pesa». Avviso ai naviganti, mi verrebbe da dire.«Mi ha chiesto una spiegazione e gliel’ho data. Chiunque volesse seguire quella strada sa che verrà portato sotto processo. È chiaro che l’approccio coraggioso e determinato di Salvini ha funzionato. Va però anche detto che oggi il contesto internazionale e geopolitico è diverso. Prima di Salvini, Minniti aveva fatto accordi bilaterali con la Libia dando le moto pattuglie per bloccare le partenze. Non era scoppiata la crisi in Tunisia. Né c’era la guerra in Ucraina con la Wagner in Africa».Vista la situazione, potrebbe essere rimessa in campo la strategia Salvini?«Molte di quelle normative di allora, su proposta della Lega e vincendo le resistenze degli alleati, sono rientrate in vigore con il decreto Cutro: dal sistema di accoglienza centralizzata e non diffusa alla normativa sulle Ong. Ora però vista la pressione migratoria si sono rese necessarie ulteriori iniziative a partire dai nuovi Cpr e anche le modalità di gestione dei minori non accompagnati. Rimane poi in campo l’iniziativa diplomatica del presidente Meloni con il ritorno della missione Sophia che - a differenza del passato - avrà il compito di respingere e non attrarre i barconi».Il piano che Meloni, Von Der Leyen e Rutte hanno proposto a Sayed in Tunisia, a Bruxelles è stato sabotato? Da chi?«È chiaro che i socialisti stanno remando contro ed infatti sostengono che l’accordo non vada concluso. E stiamo comunque parlando di 200 milioni; non chissà cosa. Soldi che avrebbero consentito alla Tunisia di poter controllare meglio le coste. Le argomentazioni addotte per non portare a termine l’operazione riguarderebbero questioni di rendicontazione. In compenso a Erdogan sono stati dati cinque miliardi e non mi sembra un sincero democratico. Ma ai tedeschi serviva bloccare la rotta balcanica. Per aiutare la Germania, cinque miliardi a Erdogan. Per aiutare l’Italia, 200 milioni a Sayed, no. È un problema politico che danneggia l’Italia».Potremmo attuarlo noi da soli questo piano?«Un risultato ottenuto da Meloni e Piantedosi nell’ultimo vertice di Bruxelles è che si autorizzano gli accordi bilaterali. Questo garantisce che in caso di mancata iniziativa europea, un Paese possa agire motu propriu. Non credo certo che l’Italia possa dare 200 milioni a Sayed. Ma può certo sviluppare e promuovere iniziative che poi possono allargare la collaborazione di altri paesi europei».Quanto si è stupito del fatto che la Germania finanzia le Ong che gravitano attorno a Lampedusa?«Non sono stupito perché lo avevo detto in Aula qualche mese fa. Nella scorsa legge di bilancio hanno proprio deliberato un finanziamento ad una Ong che opera nel Mediterraneo. Che ora quindi si scopra che finanziano anche le Ong che operano in Italia non mi sorprende affatto. Era chiaro da tempo che la Germania finanziava le Ong in mare affinché portassero gli immigrati da noi e non arrivassero in Germania. È tutto nero su bianco nel bilancio di Berlino».La Lega manifestando la propria alleanza con la Le Pen complica le intese fra Roma e Parigi?«Non vedo come una legittima diversità di posizioni politiche possa arrecare un danno ai rapporti tra Stati. La Lega è alleata della Le Pen mica da adesso, ma da più di dieci anni, se non ricordo male. Non è una novità. Ma a questo punto la stessa cosa potrebbe essere detta a proposito di Giorgia Meloni alleata di Vox in Spagna e avversaria del primo ministro in carica. In Italia ha vinto il centrodestra dove i partiti al suo interno hanno alleanze diverse in Europa. Ma i governi poi lavorano indipendentemente dal posizionamento politico».So che ha la sfera di cristallo lì in macchina con lei. La prenda e mi risponda. Dopo le europee, popolari e conservatori potrebbero governare o con i socialisti o con i sovranisti euroscettici. Cioè voi. Perché magari le elezioni sono andate in un certo modo e consentono entrambe le alleanze. Chi sceglieranno? Voi o i socialisti?«Tutto è impostato per tenere dentro socialisti e liberali e non noi. Lo dicono apertamente esponenti del Partito popolare ed anche qualcuno dei Conservatori. La sfida di Matteo Salvini è invece quella di proporre un’alleanza di tutto il centrodestra escludendo i socialisti. Anche perché tutte le politiche dannose fatte a livello comunitario (dallo stop all’euro 5 alle case green; dalle direttive sul blocco del motore endotermico al packaging) sono farina del sacco dei socialisti e tutto il centrodestra italiano vi si oppone. E tutte queste cose sono passate col voto di popolari e socialisti dentro il Parlamento europeo. Non vedo come questo connubio possa servire a portare avanti ciò che gli elettori di centrodestra vogliono. Per questo Salvini ha lanciato una sfida nel segno dell’unità. Non mi nascondo che ovviamente ci sono diversità di vedute fra noi. La Le Pen è lontana dal centrodestra francese. Ma pur di fermare l’agenda dei socialisti, assolutamente dannosa per l’economia europea, dobbiamo trovare una sintesi».A proposito di normative europee, nel suo Piemonte è stata rinviata l’entrata in vigore dello stop alla circolazione delle auto euro 5. Per il momento un calcio al barattolo. Non è proprio possibile dire no? Solo giocare in difesa?«Questa vicenda ha toccato la carne viva degli elettori. E può far capire alla gente quanto le nostre battaglie su questi temi sono in loro difesa. Perché chi abita in Ztl a Roma e Milano può comprarsi una Tesla. Non chi va a lavorare in fabbrica che deve viaggiare con euro 5 o euro 4. Tutta questa roba nasce da una direttiva e da una sentenza della Corte di giustizia europea. Noi siamo riusciti a rinviarlo di un anno finché non si saranno tenute le elezioni europee. Se vinceremo potrà esserci un cambio di direttiva e quindi stoppare definitivamente questa follia. Se così non sarà, dopo il Piemonte, questa storia arriverà in Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e tutto il resto d’Italia. La regione Piemonte è stata condannata con una sentenza della Corte di giustizia dove non si tiene conto della particolare conformazione olografica della regione che non permette lo stesso ricircolo d’aria che c’è in Francia e Germania. E per quanto la situazione sia migliorate, le polveri sono qui più concentrate che altrove. Quindi la gente deve cominciare a metterci la testa e capire che la soluzione potrebbe essere che gli tolgono definitivamente la macchina se non vinciamo. La nostra opposizione all’Europa come si vede non è pregiudiziale bensì in difesa delle classi più deboli».Dopo un anno di governo, con luci e ombre, potrebbe essere fatto un rimpasto?«Siamo molto soddisfatti, come Lega, dei nostri ministri. Non so se gli alleati lo siano dei loro. Diciamo che non la vedo come un’esigenza, ma neppure come una tragedia se succedesse». Un ricordo del presidente emerito Giorgio Napolitano? Sincero e non le solite parole di circostanza…«Di fronte alla morte, massimo rispetto per una figura istituzionale come la sua. Per primo rieletto alla carica di presidente della Repubblica, peraltro. Certo è che per quanto riguarda il centrodestra non possiamo non ricordare la caduta del governo Berlusconi nel 2011 e l’arrivo del governo Monti, che è stato qualcosa che ha cambiato la storia dell’Italia in peggio. Pensiamo ai tagli e all’austerità. Ha creato le condizioni perché il centrodestra stesse a lungo lontano dal governo. Per almeno dieci anni. Una critica politica che non abbiamo mai risparmiato a Giorgio Napolitano in vita.
Laura Boldrini e Nancy Pelosi (Ansa)
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