2021-02-25
Per chiudere tutto bastava Conte
Il ministro della Salute ci chiede rigore e nuovi sacrifici. Peccato che non abbia alcuna credibilità, visto che ci diceva di stare tranquilli e oggi piangiamo quasi 100.000 morti. La sua conferma dopo la debacle sulla profilassi è un grave errore di Mario Draghi.Roberto Speranza dice che non si possono allentare le misure per contenere l'epidemia di coronavirus. Dunque, niente ristoranti aperti la sera, nessuna deroga per palestre e piscine, stop a cinema e teatri, norme rigide per chi possiede o ha affittato una seconda casa. Non siamo al lockdown, ma ci stiamo avvicinando a rapidi passi. Secondo il ministro della Salute, il rigore è necessario, in quanto i numeri dei contagi non consentono di abbassare la guardia. Per non sembrare troppo pessimista, l'ex assessore all'Urbanistica della città di Potenza (è l'unico incarico da amministratore ricoperto prima di quello che gli hanno portato in dono il Conte bis e il Draghi primo) si è però lasciato sfuggire qualche parola di speranza, più in linea con il suo cognome che con le evidenze scientifiche. Per il ministro, infatti, si intravede «finalmente la luce in fondo al tunnel», perché l'Italia nella lotta al Covid sarebbe arrivata «all'ultimo miglio per vincere la battaglia», dunque alle Regioni e alla politica è richiesto «uno sforzo di unità e leale collaborazione».La vaselina illustrata nell'Aula di Palazzo Madama è servita a introdurre il nuovo dpcm (ma i decreti del presidente del Consiglio dei ministri non violavano i principi costituzionali? Non erano da considerarsi illegittimi nonostante il precedente governo ne avesse fatto uso e abuso? Mah…), che sarà in vigore dal 6 marzo al 6 aprile, e quindi includerà Pasqua. Il provvedimento sarà ispirato alla strategia di «massimo rigore» in sintonia con le maggiori democrazie del Vecchio continente. «L'Italia si muove nel solco della linea europea», ha chiarito Speranza, cioè con «prudenza e cautela» rivendicando «il primato della difesa del diritto alla salute». In pratica, il ministro ha difeso l'uso del semaforo rosso, arancione e giallo, aggiungendo che il quadro epidemiologico è negativo e il numero dei ricoverati in aumento, appena sotto la soglia ritenuta pericolosa, ossia l'Rt all'1. Tuttavia, come detto, Speranza non si dispera e dice di vedere la fine dell'emergenza.Come faccia il responsabile della Salute a dirsi fiducioso nonostante le terapie intensive di alcune Regioni siano pericolosamente affollate, non si sa. Ieri la fondazione Gates ha diffuso previsioni catastrofiche, secondo le quali tra marzo e aprile raggiungeremo il picco della terza ondata e senza vaccinazioni di massa rischieremmo addirittura altri 33.000 morti. Qualche lettore, a questo punto, potrebbe concludere che Speranza fa bene a chiudere tutto. Anzi, allo scopo di salvare vite umane dovrebbe chiudere molto di più. Certo, il ministro farebbe bene, se non si chiamasse Speranza, se cioè non fosse la stessa persona che un anno fa spargeva parole tranquillizzanti, annunciando che l'Italia non aveva nulla da temere dal virus cinese perché lui aveva chiuso gli aeroporti. Speranza sarebbe credibile quando parla di rigore e prudenza, se non fosse la stessa persona che l'estate scorsa, invece di preoccuparsi della riapertura delle scuole, dei trasporti pubblici insufficienti e della carenza di personale medico e di letti di terapia intensiva, non avesse perso tempo scrivendo un libro per rivendicare i successi contro la pandemia. Volume che, per evitare di essere smentito dai nuovi contagi, lo stesso ministro ha fatto ritirare prontamente dalle librerie, mandando al macero migliaia di copie.Sì, Speranza potrebbe essere preso sul serio quando dice di intravedere «la luce in fondo al tunnel», se non fosse lo stesso Speranza che il 13 giugno dello scorso anno, per farsi bello durante gli Stati generali organizzati da Giuseppe Conte, non avesse annunciato di aver firmato un contratto con Astrazeneca per milioni di dosi di vaccino. La sua era una balla bella e buona, ma gli italiani lo hanno scoperto molti mesi dopo, quando è risultato che l'accordo era stato sottoscritto dall'Europa (con i noti risultati…) e l'Italia non avrebbe toccato palla.Certo, ora il ministro chiede sforzo di unità e collaborazione, ma ai primi di novembre, di coinvolgere Regioni e opposizione gli importava assai poco, preferendo comunicare di aver trattato direttamente con i dirigenti della Pfizer le forniture per il nostro Paese. Ok, avete capito: ciò che dice Speranza si potrebbe anche prendere per buono, se non fosse che è lo stesso Speranza che ci ha rifilato frottole per un anno intero e se non fosse lo stesso ministro che non è ancora riuscito a risolvere il problema delle vaccinazioni, degli operatori sanitari che mancano, se non fosse lo stesso responsabile della Salute che per le vaccinazioni ha concluso solo pochi giorni fa l'accordo con i medici di famiglia, dimenticandosi però i protocolli per le cure di chi è già ammalato. Sì, insomma, Speranza si potrebbe anche ascoltare, se dopo averlo ascoltato per un anno non avessimo 100.000 morti e, soprattutto, se ci dicesse quando recupererà il ritardo sulle vaccinazioni, unica vera soluzione alla pandemia. Non so chi lo abbia voluto riconfermare nel nuovo governo, se sia stato Sergio Mattarella oppure se - non esistendo alternative presentabili dentro Leu - non si potesse fare a meno dell'ex assessore all'Urbanistica di Potenza, tuttavia so una cosa: che la sua riconferma è stato il primo errore di Mario Draghi.
Un robotaxi a guida autonoma Pony.ai