
Il Mef ha chiesto di sostituire l’ad francese di Stm perché penalizza l’Italia, ma l’Eliseo non molla. Nell’alleanza sui listini c’è il rischio che Piazza Affari perda altra autonomia.Stare in partnership con i francesi non è proprio un grande affare. Soprattutto se l’alleanza con le aziende transalpine è sbilanciata verso Parigi. Il caso emblematico è Stellantis, la multinazionale dell’automotive nata nel 2021, dalla fusione tra l’ex Fca e Psa (Peugeot, Citroën ecc). Da quattro anni a questa parte, produzione, ricerca e innovazione si sono spostate verso la Senna, lasciando dall’altra parte delle Alpi la maggior parte delle conseguenze ferali (soprattutto in termini di lavoratori) degli ultimi anni terribili del settore. Ma l’adagio vale anche in altri campi. Non meno strategici: parliamo di semiconduttori e Borsa. Il carburante dell’industria e della finanza. La storia dei chip va avanti da un po’ e riguarda una delle principali società europee del settore: Stm. La cui quota di controllo è condivisa al 50% dalla Cdp francese (Bpi) e da quella italiana e non se la passa benissimo. I conti del 2024 sono andati molto male: ricavi in calo del 23%, utile netto che sprofonda del 60%, al punto che i vertici aziendali parlano di quello passato come «uno degli anni peggiori». Il piano di riduzione del 6% della pianta organica è in fase di valutazione e insieme alle prospettive di cassa integrazione mette i brividi ai siti di Agrate e Catania. Mentre il titolo, con una Borsa galoppante, nell’ultimo anno ha perso quasi il 50% a Piazza Affari.Come se non bastasse è arrivata una class action dagli Stati Uniti contro il gruppo e i suoi vertici per le informazioni ritenute fuorvianti legate al profit warning che lo scorso luglio aveva fatto crollare le quotazioni.La crisi ha dato quindi forza alle richieste italiane di cambiare i vertici aziendali. La gestione Chery, che ormai guida l’azienda dal maggio del 2018, è evidentemente deficitarie e spostata verso Parigi (anche se in una recente intervista al Sole 24 Ore il manager ha fatto di tutto per negarlo), e il governo italiano non fa mistero di volere un avvicendamento. Anzi. Secondo il giornale di Confindustria, l’esecutivo sarebbe pronto a sfruttare i poteri di veto per bloccare le delibere del board di Stm e le nomine, avvalendosi delle prerogative previste dai patti parasociali. Leggendo le ultime dichiarazioni dell’ad (che nella sostanza dice di non essere a conoscenza di richieste di rimozione da parte dell’Italia) non sembra ci sia nessuna intenzione di farsi da parte e in questo evidentemente ha la certezza di essere spalleggiato da Macron. Veniamo alla Borsa. Parliamo di Euronext, il principale mercato finanziario dell’Eurozona a trazione francese, che da qualche anno ha inglobato la Borsa Italiana con il contestuale ingresso nell’azionariato di Cassa depositi e prestiti. L’operazione si è portata dietro uno strascico di polemiche, che del resto durano ancora, sul ridimensionamento di Piazza Affari e sul pressing di Parigi per diventare la principale piazza del Vecchio continente. Tra circa due mesi si decidono i nuovi vertici di Euronext e il piano strategico tende pericolosamente ad accentrare su Parigi e Amsterdam alcune funzioni, mentre l’Italia perde autonomia con manager apicali della Borsa Italiana che sono stati trasferiti senza essere sostituiti. Nel mirino c’è soprattutto l’attività di vigilanza sul listing azionario e obbligazionario e il rischio Consob e Bankitalia possano essere depotenziate. «C’è la necessità di un preciso monitoraggio sulle scelte di Euronext», ha evidenziato Maurizio Casasco, responsabile dipartimento Economia di Forza Italia, in un’interpellanza urgente Mef, «anche attraverso la scelta di un rappresentante italiano di alto profilo nelle prossime nomine. Risulta importante assicurare che, come da accordi iniziali, il tutto avvenga in gruppo a matrice federale e non a matrice concentrata, nel quale si perderebbero sicuramente alcune funzioni di prossimità all’economia e al risparmio italiano, e si avrebbe un depotenziamento». Vatti a fidare di questi francesi.
Walter Ricciardi (Ansa)
Il consulente di Roberto Speranza ha rivendicato una delle costrizioni più inique, rivelando la matrice «macroniana» del patentino. E per capire la gravità del virus ha dovuto parlare coi cinesi, che gli hanno suggerito il da farsi. Intanto Roberto Burioni riattacca col morbillo, e Matteo Bassetti spara contro... la plastica.
        Matteo Renzi e Elly Schlein (Ansa)
    
Il segretario dem schiaccia il suo partito sulle posizioni dei duri e puri dell’Anm per mero calcolo politico. L’ala riformista è favorevole a separare le carriere. Matteo Renzi lo era ma oggi prevale l’odio contro la Meloni.
        Matteo Bassetti (Ansa)
    
Con il Pet si ingoia «una carta di credito a settimana». La replica: «Sciocchezze».
         Cristian Murianni-Davide Croatto-Andrea Carulli
    
Il proprietario del negozio Union Fade di Milano  Cristian Murianni: «Una borsa Hermès degli anni Venti vale più di una odierna. Dentro c’è la cultura, la mano, il tempo. Noi viaggiamo in tutto il mondo alla ricerca di vestiti autentici e rari».






