2019-03-17
Chiesa in bilico: sì alla famiglia o no a Salvini?
Gerarchie in imbarazzo: impossibile non mostrare vicinanza a posizioni che richiamano il catechismo e si rifanno addirittura agli auspici di papa Francesco. Ma è forte il timore di «compromettersi» con i sovranisti o con qualche relatore troppo radicale.Le femministe di «Non una di meno» fanno il loro mestiere e si preparano a contromanifestare a Verona in occasione del XIII Congresso mondiale delle famiglie, in programma dal 29 al 31 marzo. «Vorremmo che da qui», ha dichiarato la scaligera Laura Sebastio, «partisse una risposta internazionale a questo tipo di politiche regressive e fasciste che ricevono il supporto anche delle istituzioni italiane». A parte la querelle sul patrocinio istituzionale, saranno al Congresso il vicepremier Matteo Salvini, il ministro della famiglia e disabilità Lorenzo Fontana, quello dell'istruzione Marco Bussetti, non ci sarà, invece, il vicepremier pentastellato Luigi Di Maio, che ha parlato di «nuovo Medioevo» e di «sfigati». Tutto il M5s è impegnato a prendere le distanze dal congresso per rimarcare la distanza dall'antropologia degli organizzatori, che poi in gran parte sono anche cattolici, seppure agiscano da laici senza vescovi pilota.E la Chiesa? Per ora è il grande silenzio, ufficialmente. Eppure tra la definizione di famiglia utilizzata come manifesto di intenti del Congresso e quella presente nel Catechismo ci sono molte somiglianze. «La famiglia naturale è l'unità fondamentale della società», recita il manifesto del Congresso, «iscritta nella natura umana e fondata sull'unione libera e volontaria tra uomo e donna nell'unione indissolubile del matrimonio. La famiglia è definita dalla unione coniugale, dalla procreazione e, in alcune culture, nell'adozione. (…) Una società che abbandona la famiglia e le sue norme è destinata al caos e alla sofferenza». Questo quindi dovremmo intendere come «medioevo»? Il punto di partenza di politiche «fasciste», il coagulo intorno a cui si ritrovano gruppi di «sfigati», magari «estremisti cattolici»?La Chiesa sa che ormai per la costruzione dei cosiddetti nuovi diritti, soprattutto quando si parla di famiglia e sessualità, più che la natura umana si guarda al desiderio dell'individuo. E sa che chiunque osi andare controvento viene investito da una raffica demonizzante implacabile. Nello stesso tempo però, come disse papa Francesco al corpo diplomatico vaticano nel 2018, la Chiesa sa quanto sia urgente che vengano intraprese «reali politiche a sostegno della famiglia, dalla quale peraltro dipende l'avvenire e lo sviluppo degli stati». Lo stesso Francesco ha parlato di aborto paragonandolo «a quello che facevano i nazisti per curare la purezza della razza». Per tacere di ciò che ha ripetutamente detto sulla «colonizzazione ideologica» del gender. Quindi la Chiesa, che ha già mandato il Segretario di stato, cardinale Pietro Parolin, al congresso mondiale delle famiglie 2018 in Moldova, interverrà a Verona? Difficile dirlo, come è difficile che lo faccia la conferenza episcopale italiana (forse lo potrebbe fare qualche singolo vescovo). A quanto trapela c'è molta cautela. Da una parte c'è una questione politica, perché ci sono troppi leghisti sul palco, visto che potenti anime del cattolicesimo italiano e vaticano vedono Salvini come una specie di satanasso, dall'altra c'è la paura di scivoloni culturali di qualche relatore seduto al tavolo veronese.Ma è chiaro che diversi monsignori e diversi vescovi, e forse anche qualche cardinale, sono ben convinti che non ci si debba affatto vergognare di «benedire» un incontro in cui dei laici mettono a tema famiglia, vita e educazione, cioè quelli che fino a poco tempo fa venivano chiamati «principi non negoziabili». Come disse proprio il cardinale Parolin al congresso in Moldova nel 2018: occorre battersi contro una tendenza a relegare la famiglia alla «sfera privata». Più o meno lo stesso concetto ripreso dal vescovo di Carpi, monsignor Francesco Cavina, per ora unico pastore ad essersi espresso sul congresso: «Non vedo il problema se dei rappresentanti del governo», ha dichiarato Cavina, «partecipano a un congresso dove si parla di matrimonio e famiglia, peraltro la nostra Costituzione all'articolo 29 stabilisce che “la Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio"».La Chiesa però è attraversata da un dibattito radicale proprio sulla normatività del concetto di natura umana, che è alla base del vero nodo che gravita su questi temi. Il doppio sinodo sulla famiglia conclusosi con l'esortazione Amoris laetitia ha mostrato come eminenti prelati e teologi si scontrino sulla linea di faglia che riguarda l'antropologia. Le spinte gay friendly ci sono, inutile negarlo, come ci sono diversi eminentissimi che sono ormai approdati a un concetto «plurale» di famiglia. Questa, forse, è la vera chiave per capire la difficoltà della chiesa ad approcciare il Congresso di Verona.D'altra parte, come ha scritto papa Francesco in una lettera inviata al simposio internazionale nel 2018, l'avanzata dei cosiddetti «nuovi diritti» apre «una serie di problemi che giungono a coinvolgere in profondità l'idea stessa del diritto e i suoi fondamenti». Una questione laica, che aleggia sul dibattito intorno al Congresso sulla famiglia, indipendentemente dalla presenza dei ministri leghisti. Varrà la pena, per le gerarchie e per la Cei, accettare il rischio di partecipare? Non è detto che alla fine non possa esserci qualche sorpresa.
Little Tony con la figlia in una foto d'archivio (Getty Images). Nel riquadro, Cristiana Ciacci in una immagine recente
«Las Muertas» (Netflix)
Disponibile dal 10 settembre, Las Muertas ricostruisce in sei episodi la vicenda delle Las Poquianchis, quattro donne che tra il 1945 e il 1964 gestirono un bordello di coercizione e morte, trasformato dalla serie in una narrazione romanzata.