2023-06-05
«Chiediamo tutele, non l’impunità. A Milano c’è stata gogna mediatica»
Nel riquadro Vincenzo Chianese (Ansa)
Parla Vincenzo Chianese, il segretario del sindacato Es Polizia: «Prima di fare dichiarazioni, Sala avrebbe dovuto attendere l’inchiesta giudiziaria. I malviventi sono spavaldi, sanno che usciranno subito. Questo accade solo qui».Vincenzo Chianese, lei è il segretario generale del sindacato Es Polizia. Si è fatto un’idea di come siano andate le cose a Milano tra i vigili e il trans?«L’unica cosa chiara a tutti è la solita gogna mediatica. Alcuni hanno già processato e condannato gli agenti, senza aver visto né udito nulla di ciò che è accaduto prima: quali rischi stavano correndo, quale fosse il loro stato d’animo».Ora i vigili sono denunciati per lesioni.«Al momento si parla di indagini e abbiamo fiducia nella magistratura, che potrà valutare tutti gli elementi che mancano nel filmato. È palese che gli operatori si stavano tenendo a distanza dalla persona, che aveva dichiarato di avere l’Aids. In più temevano di ricevere morsi e sputi, come avvenuto prima del filmato. Gli agenti hanno il preciso obbligo giuridico di condurre in ufficio una persona se ritengono che abbia commesso un reato, anche servendosi della forza».Cosa pensa del procedimento disciplinare aperto contro i vigili?«La magistratura ha un potere di indagine e accertamento più grande di qualsiasi amministrazione, compresa quella comunale di Milano».Il sindaco Beppe Sala ha parlato di fatto grave.«Sarebbe stato molto più logico e corretto attendere l’esito dell’inchiesta giudiziaria, condotta con le dovute garanzie difensive, prima di avviare la disciplina e darne notizia ai media. La sensazione che ne deriva è una condanna senza possibilità di adeguata difesa di uomini in divisa che ogni giorno rischiano la propria incolumità e la vita stessa per 1.300 euro al mese».A proposito. Quanto difficile è fare il poliziotto di questi tempi?«Oggi più che mai perché la sensazione di impunità dei delinquenti è fortissima: anche quando li arresti, loro sanno già che usciranno subito e questo li rende sempre più sfrontati e spavaldi. Sanno che possono insultarti, sputarti addosso, tanto questo verrà valutato come fatto di lieve entità: l’Italia è l’unico Paese in cui questo può accadere e sinceramente ci sembra davvero ingeneroso perché all’estero le nostre forze di polizia sono da tutti ritenute tra le migliori al mondo».A volte credo si arrivi esasperati in alcuni contesti.«Più che di esasperazione parlerei di concitazione: quando devi inseguire o fronteggiare qualcuno che commette atti illeciti e non riconosce la tua autorità, quando gli dici di smettere, di mostrare i documenti restando fermo, e magari questo scappa. Quando alla fine lo prendi, dopo un inseguimento o una colluttazione, hai rischiato e stai rischiando la vita, è ovvio che l’adrenalina arriva a mille. Possono esserci sbavature operative e chi sbaglia deve pagare. Noi non chiediamo impunità, ma equità ed essere considerati innocenti fino a prova contraria».Quali sono le norme per l’uso delle armi?«Vanno usate con parsimonia e cautela e infatti le forze dell’ordine italiane le usano meno di tutte le altre. La valutazione sull’opportunità o meno di usare un’arma, noi dobbiamo farla in una frazione di secondo. Seduti sul divano o davanti al pc si fa in fretta a dire che il coltello brandito dall’aggressore non giustificava il nostro uso della pistola: prima di pontificare, uno dovrebbe sapere cosa si prova a vedersi puntare contro un coltello e dovrebbe anche domandarsi se sarebbe disposto a farselo puntare per 1.300 euro al mese rimanendo inerme».Cosa rischiate appena le usate?«Appena usi un’arma e ferisci uno che ti stava sparando per primo, vieni immediatamente e automaticamente indagato, anche se l’uso legittimo dell’arma era palese, così come la legittima difesa. Questo avviene perché il nostro codice di procedura penale non fa eccezioni, mentre dovrebbero essere previste salvaguardie specifiche per chi fa il nostro lavoro fino all’eventuale prova di colpevolezza». Ecco a proposito. Ma esistono tutele per voi?«Le tutele professionali sono decisamente carenti: mancano le body-cam, che consentirebbero di vedere tutto l’accaduto e non solo una parte. Manca una tutela legale adeguata: frequenti sono i casi in cui poliziotti che non hanno subito condanna sono costretti a pagarsi le spese. Grazie alle lunghe battaglie sindacali abbiamo ottenuto un’assicurazione che però non viene adeguatamente pubblicizzata e nessuno la attiva appena si ritrova indagato, così perde il diritto a servirsene. È facilissimo trovarsi sotto indagine per anni, trasferiti o sospesi con spese ingenti a proprio carico, per accuse fatte, spesso, proprio da chi delinque: alla fine vieni assolto, ma la tua vita cambia per sempre».Insomma ci rimettono gli agenti e non i delinquenti. Quindi l’avvocato ve lo pagate.«Uno dei motivi per cui non lavori sereno è proprio questo: intanto paghi tu perché gli anticipi sulla tutela legale non sempre vengono riconosciuti e comunque sono insufficienti e gli avvocati vogliono essere pagati subito, giustamente».Non ci sono dei fondi?«Esistono delle leggi e una polizza assicurativa, ma sono da rivedere con la massima urgenza perché i meccanismi sono lenti e farraginosi e nella migliore delle ipotesi i soldi arrivano con fortissimi ritardi».