2020-07-19
Chi critica l’ideologia Lgbt viene schedato su Google. Compresi gli omosessuali
Un'app gratuita del motore di ricerca colora di rosso i nomi dei presunti omofobi: dalle nostre firme a Matteo Salvini, dal Vaticano alle femministe lesbiche non allineate.Fanno un gran parlare di «diritti», dicono che bisogna proteggere le minoranze «dall'odio» e dalla «discriminazione» che in Italia dilagano. E mentre si riempiono la bocca di queste parole gustose, masticandole con gran compiacimento, ogni giorno da questa nazione si stacca - e va perduto - un pezzetto di libertà. A Milano, per dirne una, c'è un sindaco orgoglioso di mostrare empatia verso i centri sociali. Beppe Sala, il manager, ci tiene a far sapere che lui non si farà «condizionare dalla destra», si balocca con i distinguo spiegando che gli occupanti antagonisti «non sono il male assoluto e in questa emergenza si sono rimboccati le maniche», ripete che essi fanno «cultura e aggregazione». Tutto molto commovente, e siamo persino disposti ad ammettere che, oltre a mostri e mostriciattoli, tra i compagni ci sia pure qualche volonteroso idealista. Tuttavia non possiamo non domandarci: possibile che pure a certi sprangatori antifa venga concesso il beneficio del dubbio (il diritto di esprimersi anche al di fuori della legge), mentre ad altri sia riservata sempre e solo la mordacchia? Possibile che i buoni stiano sempre e solo da una parte? Eppure basta alzare lo sguardo per rendersi conto che oggi i più intolleranti sono proprio i cosiddetti «tolleranti». I quali, avvolti nei loro valori belli e giusti, si permettono azioni che - compiute da altri - susciterebbero unanime sdegno. Ecco un altro esempio. Nel mondo Lgbt - italiano e internazionale - è piuttosto diffuso un simpatico strumento che si chiama Shinigami Eyes. Sul sito ufficiale - tranquillamente raggiungibile tramite Google - viene descritto come «un componente aggiuntivo del browser che evidenzia pagine e utenti di social network transfobici e trans-friendly con colori diversi». Raccontato così sembra quasi inoffensivo. In realtà si tratta di uno strumento per schedare i presunti «transfobici», cioè tutti coloro che osano criticare la retorica Lgbt. Lo hanno già scaricato alcune decine di migliaia di persone nel mondo. Funziona più o meno in questo modo: basta andare sulla pagina apposita del motore di ricerca Google Chrome o di Firefox e scaricare questa «estensione». In pochi clic Shinigami Eyes si attiva e subito comincia a svolgere il suo bel servizio. «Ogni volta che visiti un social network o una sezione di commenti», leggiamo sul sito ufficiale, «questa estensione colora gli utenti e le pagine trans-friendly in verde e quelle anti-trans in rosso». Ho voluto fare una prova: ho installato Shinigami Eyes (è gratis) e ho digitato il mio nome su Google. Il primo risultato era di un bel rosso fiammante: il programma mi ha etichettato e marchiato come «anti trans». Del resto ha bollato allo stesso modo tutti i giornalisti della Verità, anche quelli che sui temi Lgbt non hanno mai scritto mezza riga. Una bella colata di rosso compare anche se si cerca Matteo Salvini: nemico pure lui. Se provate a inserire il nome del leghista Simone Pillon, lo schermo diventa talmente scarlatto da far male agli occhi. Lo stesso accade cercando J. K. Rowling. Le sorprese maggiori, però, arrivano inserendo nei motori di ricerca nomi meno noti. Ho provato a digitare Daniela Danna, e il primo risultato apparso su Google è un link al sito www.danieladanna.it, ben evidenziato in rosso. Il fatto è che Daniela Danna non è una militante della Lega o di Fratelli d'Italia, anzi non è nemmeno di destra. Stiamo parlando infatti di una stimata studiosa dell'Università di Milano, militante per i diritti delle lesbiche e robusta femminista. Shinigami Eyes evidenzia in rosso il suo nome perché la Danna si oppone all'utero in affitto e contrasta l'idea che, per diventare donna, basti volerlo. In virtù delle sue opinioni viene schedata come nemica dei trans. Lo stesso vale per il giornalista britannico Douglas Murray: conservatore, omosessuale ma critico verso certe teorie gender, dunque degno di essere messo all'indice.In effetti, leggendo attentamente il sito di Shinigami, si scopre che dedica particolare attenzione a persone e profili «religiosi», «di estrema destra» e «terf», acronimo che indica le «femministe radicali trans escludenti». Per altre personalità il discorso è più complesso. Cercando papa Francesco, compaiono alcuni link in rosso e altri no. A quanto pare, il programmino giudica transfobiche le pagine ufficiali del Vaticano, ma l'accusa non si estende a tutti i contenuti online che riguardano il Pontefice. Cercando Giuseppe Conte, invece, di risultati rossi non ne esce nemmeno uno. Stesso discorso per Luigi Di Maio e Beppe Grillo. Il giochino può sembrare divertente, ma non lo è affatto. In un mondo ossessionato dal politicamente corretto, essere schedati online come odiatori potrebbe avere parecchie conseguenze, non soltanto sul piano professionale. Inoltre: con che diritto qualcuno si permette di schedarmi? Non ho mai insultato una persona transgender in vita mai, né di persona né per iscritto e di certo non odio i trans. Eppure vengo etichettato come uno spargitore di intolleranza, esattamente come altri illustri studiosi e intellettuali che spesso hanno posizioni politiche completamente diverse dalle mie. Pensate se accadesse il contrario. Se domani qualcuno creasse una applicazione che colora di rosso tutti i siti e i profili dei militanti Lgbt, sarebbe immediatamente accusato di razzismo, e se il ddl Zan-Scalfarotto diventasse legge sarebbe anche condannato a pene pesanti. Ma se a distribuire il marchio di infamia sono gli attivisti trans, beh, allora va bene: loro appartengono a una minoranza, quindi sono liberi di opprimere e insultare chi vogliono.
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Dopo l'apertura dei lavori affidata a Maurizio Belpietro, il clou del programma vedrà il direttore del quotidiano intervistare il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, chiamato a chiarire quali regole l’Italia intende adottare per affrontare i prossimi anni, tra il ruolo degli idrocarburi, il contributo del nucleare e la sostenibilità economica degli obiettivi ambientali. A seguire, il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, offrirà la prospettiva di un territorio chiave per la competitività del Paese.
La transizione non è più un percorso scontato: l’impasse europea sull’obiettivo di riduzione del 90% delle emissioni al 2040, le divisioni tra i Paesi membri, i costi elevati per le imprese e i nuovi equilibri geopolitici stanno mettendo in discussione strategie che fino a poco tempo fa sembravano intoccabili. Domande cruciali come «quale energia useremo?», «chi sosterrà gli investimenti?» e «che ruolo avranno gas e nucleare?» saranno al centro del dibattito.
Dopo l’apertura istituzionale, spazio alle testimonianze di aziende e manager. Nicola Cecconato, presidente di Ascopiave, dialogherà con Belpietro sulle opportunità di sviluppo del settore energetico italiano. Seguiranno gli interventi di Maria Rosaria Guarniere (Terna), Maria Cristina Papetti (Enel) e Riccardo Toto (Renexia), che porteranno la loro esperienza su reti, rinnovabili e nuova «frontiera blu» dell’offshore.
Non mancheranno case history di realtà produttive che stanno affrontando la sfida sul campo: Nicola Perizzolo (Barilla), Leonardo Meoli (Generali) e Marzia Ravanelli (Bf spa) racconteranno come coniugare sostenibilità ambientale e competitività. Infine, Maurizio Dallocchio, presidente di Generalfinance e docente alla Bocconi, analizzerà il ruolo decisivo della finanza in un percorso che richiede investimenti globali stimati in oltre 1.700 miliardi di dollari l’anno.
Un confronto a più voci, dunque, per capire se la transizione energetica potrà davvero essere la leva per un futuro più sostenibile senza sacrificare crescita e lavoro.
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