2021-07-03
«Da dissidente dico: se loda il comunista Xi D’Alema ha problemi»

Il rifugiato negli Usa Chen Guangcheng, : «Il Pcc per il popolo cinese è stato una calamità Trump su Wuhan aveva ragione. Ora l'Occidente inchiodi Pechino»Il Partito comunista cinese (Pcc) ha appena festeggiato il suo centesimo anniversario. Per cercare di comprendere la sua storia e - soprattutto - il suo futuro, La Verità ha intervistato il dissidente cinese Chen Guangcheng, noto per essersi battuto contro la pratica degli aborti forzati e le requisizioni di terra. Finito agli arresti domiciliari, fu protagonista nel 2012 di una rocambolesca fuga, che lo portò negli Stati Uniti. Il Pcc ha appena compiuto 100 anni. Alcuni politici italiani, come l'ex premier Massimo D'Alema, lo hanno recentemente elogiato. Qual è il suo giudizio storico su questo partito? «Il Pcc, da quando è stato costituito in Cina, ha portato al popolo cinese innumerevoli disastri e calamità. L'intera storia del Pcc è stata di terrore. Penso che l'ex premier italiano debba avere dei problemi profondi per lodare questo tipo di dittatura». Qual è il prossimo futuro del Pcc? Ritiene che si tratti di una realtà forte oppure pensa sia possibile un imminente cambio di regime? «Per capire se il Pcc è forte, bisogna vedere da quale punto di vista lo si considera. Se parliamo del suo esercito e della sua polizia, in confronto al popolo cinese che non ha nemmeno un ago per proteggersi, è sicuramente forte. Ma in confronto a nazioni avanzate come gli Stati Uniti o l'Inghilterra, non c'è paragone. Per esempio, se gli Stati Uniti vietassero completamente la vendita di chip ad alta tecnologia, la macchina del controllo statale del Pcc non avrebbe modo di andare avanti. Per quanto riguarda il suo futuro o il cambio di regime, non c'è modo che possa sopravvivere a lungo termine. Ci sono due punti importanti da considerare: uno è che il popolo cinese si sta rendendo conto della verità sui mali del Pcc; l'altro è che l'Occidente sta riconoscendo la minaccia che questa realtà rappresenta per il mondo e per lo stile di vita libero di cui godono i Paesi democratici. Credo che l'Occidente stia ora iniziando a coordinarsi per resistere al Pcc. Ora dovrebbe iniziare ad aiutare il popolo cinese a scacciarlo dal potere». Qual è la sua opinione sull'ipotesi che il Covid-19 sia uscito dal laboratorio di Wuhan? Il presidente Trump, quando lo sostenne, fu accusato di diffondere teorie del complotto. Tuttavia oggi anche il presidente Biden sembra non escludere questa ipotesi. «Credo innanzitutto che il coronavirus sia stato creato dal Pcc e che provenga dal Pcc. Non sono in grado di dire se sia stato deliberatamente diffuso al di fuori di un laboratorio o se sia fuoriuscito per errore. Quindi, credo che Trump avesse ragione quando ha sollevato quella che ora viene chiamata la teoria della fuoriuscita dal laboratorio. Tuttavia, le persone che non hanno sostenuto Trump hanno denigrato l'idea semplicemente perché si sono opposte a Trump e non riuscivano a vedere al di là dell'antipatia che nutrivano per lui. Sembra che ora ci sia un rapporto riservato del governo degli Stati Uniti che conferma questa teoria, ma non molte persone sono state autorizzate a vederlo». Che cosa dovrebbero fare gli Stati Uniti e la comunità internazionale per chiedere conto a Pechino della sua controversa gestione della pandemia e delle sue violazioni dei diritti umani? «Gli Stati Uniti hanno molte carte da giocare in questo senso. Per esempio, dovrebbero richiedere un'indagine approfondita sulle origini del coronavirus. Se il Pcc rifiuta, allora tutti - gli Stati Uniti e altre nazioni - possono essere sicuri che esso nasconda informazioni importanti e sia colpevole di aver avviato la pandemia. Ci sono diversi modi per mettere Pechino davanti alle proprie responsabilità. Uno è quello di escluderla da istituzioni internazionali come l'Onu e l'Organizzazione mondiale del commercio. Il Pcc ha creato questa enorme pandemia che ha portato alla morte di oltre tre milioni di persone in tutto il mondo e ha recato livelli indicibili di difficoltà economiche e personali. Perché la comunità internazionale dovrebbe continuare a permettere a questo partito di operare come se fosse un membro cooperativo di questa comunità globale di nazioni? Un altro modo per chiedere conto ai comunisti cinesi è quello di portarli davanti al Tribunale internazionale dell'Aia. Negli anni Settanta il Pcc ha firmato un trattato internazionale che vieta lo sviluppo di agenti biologici. Le azioni del partito riguardo alle origini del coronavirus devono essere esaminate e indagate alla luce di questo trattato e dei danni che sono stati causati in tutto il mondo». Quali sono i reali interessi che spingono Pechino a sostenere la lotta al cambiamento climatico? «Prima di tutto, il Pcc ha completamente distrutto l'ambiente in Cina. Non ha mai ritenuto le aziende cinesi responsabili per la distruzione delle risorse naturali o dell'ambiente. Non si sono mai interessati alle questioni ambientali o alla conservazione della natura. Il motivo per cui ora si stanno occupando della questione del cambiamento climatico a livello internazionale è che vogliono apparire indispensabili sulla scena mondiale, in modo che le persone li vedano come importanti attori internazionali. Se il partito si preoccupasse davvero dell'ambiente, per prima cosa renderebbe di nuovo limpide le acque della Cina, renderebbero di nuovo belle le sue montagne, renderebbero l'aria di nuovo pulita».