
Interrogato, Giovanni Gorno Tempini non ha riconosciuto i messaggi. Le conversazioni sarebbero state chieste da Pazzali.Quando il pubblico ministero Francesco de Tommasi gli ha chiesto se riconoscesse i messaggi che gli ufficiali di polizia giudiziaria gli stavano mostrando, il presidente del cda di Cassa depositi e prestiti, Giovanni Gorno Tempini, deve aver capito subito di essere finito in una strana spy story. Anche se il top manager era stato convocato per essere sentito come testimone il 13 giugno 2024, quando dell’inchiesta sugli spioni di Equalize nulla si sapeva. Dopo aver parlato con Gorno Tempini, gli inquirenti hanno capito subito che le chat che lo riguardavano erano state taroccate. Per il recupero delle conversazioni del presidente di Cdp, un’operazione che in slang gli hacker di Equalize chiamavano «esfiltrazione», sarebbe sceso in campo l’ad dell’agenzia Carmine Gallo, l’ex superpoliziotto deceduto il 9 marzo scorso in circostanze ancora da chiarire. A chiedere quelle conversazioni sarebbe stato l’ultimo patron dell’agenzia, Enrico Pazzali, presidente autosospeso della Fondazione Fiera e l’incarico era stato affidato a Daniele Rovini, presidente della Skp investigazioni, e a Lorenzo Di Iulio, investigatore privato della stessa agenzia, indicati dagli inquirenti come «i general contractor del gruppo», mentre il passaggio tecnico era toccato all’esperto informatico Gabriele Pegoraro. Il dossier con la messaggistica era finito tra i documenti ammassati sulla scrivania di Gallo. E lì l’hanno recuperato gli investigatori durante una perquisizione. In una delle conversazioni Gorno Tempini si rivolge a un giornalista, autore di articoli che, stando alla ricostruzione degli investigatori, avevano infastidito Pazzali, sostenendo, tra le altre cose, che in Fondazione Fiera era in corso un’occupazione di poltrone e che sul vertice dell’ente avrebbe avuto qualcosa «da dire». Gorno Tempini, che era stato prima di Pazzali al vertice di Fondazione Fiera (per poi passare alla guida di Cdp), però, non le riconosce. «Il telefono è sicuramente mio», ammette, aggiungendo: «Però non è il mio modo di esprimermi o di interloquire, quindi se dovessi darle un’interpretazione, a pelle, e a memoria, questa roba qui non è nulla che mi riguarda». Il manager di Cdp comincia a scorrere la sua chat di Whatsapp davanti al pm per cercare i messaggi in questione. E gli investigatori annotano: «Si dà atto che Gorno Tempini legge il messaggio ricevuto, il cui contenuto è del tutto diverso da quello indicato nel report». Si parla a questo punto di un altro interlocutore, che in passato aveva collaborato con Gorno Tempini per le relazioni istituzionali di Cdp. E mentre il report di Equalize conteneva un’intera chat, nel cellulare di Gorno Tempini, oltre a un necrologio per Roberto Maroni, c’era solo un altro messaggio, che il manager ha riassunto così: «Parlo di Fondazione Fiera e scrivo che non aveva bisogno di risanamento». L’ultimo tentativo del pm sembra andare a buon fine: «Può digitare la ricerca usando come parola chiave Pazzali?». Risposta: «Un messaggio del 2019 dove scrivevo Pazzali sembra…». Il pm lo stoppa: «Lei Pazzali lo conosce?». «Sì, certo, lo conosco da tanti anni perché abbiamo avuto modo di incontrarci in situazioni professionali», afferma il testimone. La sua audizione è arrivata proprio dove il pm aveva intenzione di portarla. E Gorno Tempini spiega: «Avevo giocato a tennis con lui un paio di volte, non è un amico, ma un conoscente. Direi che si tratta di rapporti professionali buoni». Il pm prova a capire il motivo di quel report, che segue un accesso abusivo alla banca dati delle Forze dell’ordine (il che dimostrerebbe un certo interesse per Gorno Tempini da parte di Equalize), ed è più esplicito: «Ha mai avuto contrasti con Pazzali?». Gorno Tempini liquida velocemente la questione: «Francamente direi di no, perché pur trovando la Fiera di Milano parzialmente commissariata (atto che è avvenuto alla fine del 2016, prima dell’ingresso di Pazzali, ndr) non ci furono motivi di astio reciproci». Ma c’è un altro dato: il manager ha una sola utenza telefonica, cambia cellulare ogni anno e sottopone «con frequenza» lo smartphone, è scritto nel verbale, al reparto che in Cdp si occupa di verificare se sia stato «sottoposto a infezioni di malware o altri agenti dannosi». Dalla deposizione di Gorno Tempini gli inquirenti hanno, però, già ottenuto le risposte che cercavano (confermate peraltro da tutti gli altri interlocutori coinvolti nei report): le chat sarebbero state modificate e assemblate in modo da costruire un quadro alterato. Le frasi avrebbero creato una narrazione adatta agli obiettivi dell’operazione (ovvero compiacere Pazzali), rendendo quasi impossibile distinguere il vero dal falso. In Procura riassumono le scoperte in una memoria depositata di recente al Tribunale del riesame: «Pegoraro, una volta acquisiti i dati e le conversazioni Whatsapp e dopo aver falsificato, alterato, modificato e assemblato i contenuti o gli estremi delle conversazioni stesse, al fine di occultarne la provenienza illecita e soddisfare comunque l’interesse dei richiedenti, dava conto dell’esito delle operazioni di esfiltrazione in almeno quattro relazioni tecniche».
Olivier Marleix (Ansa)
Pubblicato post mortem il saggio dell’esponente di spicco dei Républicains, trovato impiccato il 7 luglio scorso «Il presidente è un servitore del capitalismo illiberale. Ha fatto perdere credibilità alla Francia nel mondo».
Gli ingredienti per la spy story ci sono tutti. Anzi, visto che siamo in Francia, l’ambientazione è più quella di un noir vecchio stile. I fatti sono questi: un politico di lungo corso, che conosce bene i segreti del potere, scrive un libro contro il capo dello Stato. Quando è ormai nella fase dell’ultima revisione di bozze viene tuttavia trovato misteriosamente impiccato. Il volume esce comunque, postumo, e la data di pubblicazione finisce per coincidere con il decimo anniversario del più sanguinario attentato della storia francese, quasi fosse un messaggio in codice per qualcuno.
Roberto Gualtieri (Ansa)
Gualtieri avvia l’«accoglienza diffusa», ma i soldi andranno solo alla Ong.
Aiutiamoli a casa loro. Il problema è che loro, in questo caso, sono i cittadini romani. Ai quali toccherà di pagare vitto e alloggio ai migranti in duplice forma: volontariamente, cioè letteralmente ospitandoli e mantenendoli nella propria abitazione oppure involontariamente per decisione del Comune che ha stanziato 400.000 euro di soldi pubblici per l’accoglienza. Tempo fa La Verità aveva dato notizia del bando comunale con cui è stato istituito un servizio di accoglienza che sarà attivo dal 1° gennaio 2026 fino al 31 dicembre 2028. E ora sono arrivati i risultati. «A conclusione della procedura negoziata di affidamento del servizio di accoglienza in famiglia in favore di persone migranti singole e/o nuclei familiari o monogenitoriali, in possesso di regolare permesso di soggiorno, nonché neomaggiorenni in carico ai servizi sociali», si legge sul sito del Comune, «il dipartimento Politiche sociali e Salute comunica l’aggiudicazione del servizio. L’affidamento, relativo alla procedura è stato aggiudicato all’operatore economico Refugees Welcome Italia Ets».
2025-12-03
Pronto soccorso in affanno: la Simeu avverte il rischio di una crisi strutturale nel 2026
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iStock
Secondo l’indagine della Società italiana di medicina d’emergenza-urgenza, dal 2026 quasi sette pronto soccorso su dieci avranno organici medici sotto il fabbisogno. Tra contratti in scadenza, scarso turnover e condizioni di lavoro critiche, il sistema di emergenza-urgenza rischia una crisi profonda.
Il sistema di emergenza-urgenza italiano sta per affrontare una delle sue prove più dure: per molti pronto soccorso l’inizio del 2026 potrebbe segnare una crisi strutturale del personale medico. A metterne in evidenza la gravità è Alessandro Riccardi, presidente della Simeu - Società italiana di medicina d’emergenza-urgenza - al termine di un’indagine che fotografa uno scenario inquietante.
Ansa
Secondo indiscrezioni Stellantis valuta di usare l’alleato Leapmotor per produrre vetture elettriche a basso costo in Spagna da rivendere poi con lo storico brand italiano. La stessa operazione può riguardare Opel.
Perché Stellantis dovrebbe spendere tempo e risorse per sviluppare modelli full electric, quando ha a disposizione le vetture a batteria di Leapmotor che per costi e tecnologia sono le «migliori» in circolazione? La domanda circola da tempo negli ambienti più vicini alle cose della casa automobilistica italo-francese ed è diventata ancor più pertinente dopo il susseguirsi dei dati poco lusinghieri per le e-car in Italia.






