2021-06-30
È il solito soccorso rosso: l’assassino si commuove
Noi pensavamo che nel Pd si dessero da fare per migliorare le condizioni economiche dei lavoratori e quelle delle imprese messe in crisi dalla pandemia. Credevamo che Letta e compagni fossero impegnati ad accelerare le riforme in campo sanitario, così da rendere più efficiente non solo la lotta al Covid, ma anche l'assistenza ai malati in generale. Eravamo convinti che il chiodo fisso del Partito democratico fosse la riduzione delle tasse per i contribuenti che le pagano e il sistema giusto per scovare coloro che le evadono. Invece, abbiamo scoperto che nel Pd non solo tifano per la legge Zan, per lo ius soli e la parità di genere e per altre amenità di questo tipo, ma si preoccupano pure per le condizioni di terroristi come Cesare Battisti. Sì, li chiamiamo così, terroristi tout court, senza definirli ex o in passato militanti combattenti, perché non ci risulta che, nonostante siano trascorsi anni dai loro omicidi, si siano pentiti degli assassini a sangue freddo che hanno compiuto e rivendicato. Anzi, fino a ieri, cioè fino a quando grazie alle connivenze di cui hanno goduto potevano viaggiare indisturbati, godendo di una latitanza dorata e rispettata, si facevano beffe della giustizia italiana, brindando alla salute dei familiari delle vittime e delle forze dell'ordine impegnate a dar loro la caccia. Ma nel Pd hanno il cuore tenero, e più di quello di altri batte a sinistra per i compagni che sbagliano. Dunque, invece di sposare la causa delle migliaia di lavoratori che rischiano di perdere il posto o di farsi paladini di quella delle imprese che a per le chiusure imposte dal governo non hanno più potuto riaprire, si sono appassionati al caso di Cesare Battisti. Costui è un terrorista dei Pac che per anni si è sottratto alle proprie responsabilità, e per sfuggire alla giustizia si è trasformato da sanguinario militante dei Proletari armati per il comunismo in innocuo scrittore di brutti libri gialli, coccolato e difeso sulla rive gauche parigina da un milieu culturale progressista talmente settario e ignorante da convincersi che negli anni Settanta in Italia ci fosse la dittatura e i compagni fossero condannati dai tribunali speciali, magari gestiti dai militari. Una volta raggiunto da una richiesta di estradizione, l'uomo che intendeva fare la rivoluzione giustiziando i commercianti e gli agenti penitenziari, s'è involato in Sud America, facendosi proteggere dalla sinistra terzomondista, sandinista e lulista. Ma alla fine, dopo tanto scappare, è arrivata la resa dei conti e due anni e mezzo fa è stato acciuffato in Bolivia e subito estradato. Da due anni questo stinco di camposanto, più adatto a fare il necroforo che lo scrittore (senza voler offendere i necrofori), è finalmente nelle patrie galere, condannato a scontare l'ergastolo. Ma nel Pd, come dicevo, hanno il cuore tenero e visto che l'ex latitante Cesare Battisti non si trova a proprio agio in carcere, si sono dati da fare per strappare l'assassino dei commercianti alla Guantanamo in cui era rinchiuso. Pare infatti che per Battisti fosse diventata insopportabile la convivenza con alcuni terroristi, o aspiranti tali, di matrice islamica. Insomma, tra lui e i compagni di cella sembra che non ci fosse identità di vedute sulla rivoluzione. Il primo l'avrebbe voluta marxista, i secondi jihadista. Ovviamente, che sia in nome della barba di Marx o di quella del Profeta poco cambia, in quanto entrambe si basano sulla violenza e sullo spargimento di sangue e questo, ai nostri occhi, basta per buttare la chiave della cella.Ma noi siamo populisti, liberisti, sovranisti, colonialisti, razzisti, fascisti e via insultando. Nel Pd invece, sono progressisti, comunisti, riformisti, laburisti, buonisti, benaltristi e via esaltando. Dunque, ecco che una parlamentare del partito di Enrico Letta, una colonna del Pd calabrese, si è presa a cuore la faccenda di un povero terrorista messo in carcere con altri terroristi, ma di fede diversa, e ne ha caldeggiato il trasferimento. Battisti voleva un carcere più confortevole e non quello disagiato di Rossano Calabro e per questo aveva deciso lo sciopero della fame. Enza Bruno Bossio, questo il nome della deputata, ha sposato la sua causa, sostenendone la protesta per essere trasferito a Ferrara. In un articolo pubblicato dal Riformista, l'onorevole racconta il suo incontro in carcere con il terrorista e scrive che Battisti si è commosso ricordando «gli occhi di un bambino presente, ahimè, in uno di quei raid degli anni di piombo». Sì, dice proprio così: raid, non omicidi a sangue freddo. Raid, manco fosse l'intervento delle teste di cuoio contro Osama o Curcio. Sì, Battisti si è commosso. Anche noi ci commuoviamo, ma per le vittime, non per gli assassini. E ci piacerebbe che anche un partito che si dice democratico si commuovesse non per i killer, ma per chi la democrazia l'ha difesa, come quegli agenti assassinati da Battisti.