2022-06-27
Centrodestra choc Perde a Verona, Parma e Monza e crolla in tutta Italia
Damiano Tommasi, eletto sindaco di Verona (Ansa)
Uniche soddisfazioni a Lucca e Sesto. Il centrosinistra vince anche a Alessandria, Piacenza e a sorpresa pure a Catanzaro.Una Caporetto. Per il centrodestra i ballottaggi di ieri sono stati disastrosi. Sconfitta pesantissima a Verona e Parma, le due città più attese al ballottaggio. Ma anche a Catanzaro, dove al primo turno Valerio Donato aveva preso il 44% mentre Nicola Fiorita si era fermato al 31,7: il crollo dell’affluenza (42,2% contro 65,9) si è abbattuto come una mazzata sul candidato di centrodestra. Espugnata Alessandria, la città del capogruppo leghista alla Camera Riccardo Molinari: vince Giorgio Abonante. Legnata anche a Piacenza, dove il nuovo sindaco è la piddina Katia Tarasconi. L’unica città dove ha prevalso una figura legata al centrodestra è Como, ma il centrodestra non c’era: il nuovo sindaco Alessandro Rapinese è un civico che al ballottaggio ha avuto i voti di Giordano Molteni, candidato di Fratelli d’Italia. E dopo uno strenuo testa a testa il centrodestra ha perso anche a Monza, dove Paolo Pilotto, sostenuto da otto liste di sinistra, al fotofinish ha avuto la meglio su Dario Allevi. Un 51,3-48,7 che brucia maledettamente nella terza città della Lombardia dove la squadra di calcio di Silvio Berlusconi ha appena conquistato la serie A. Il verdetto delle urne è chiaro: il centrodestra perde quando non si presenta unito fin da subito. Tentare di incollare i cocci strada facendo non funziona: rottami erano e tali restano. E agli elettori moderati la faccenda scoccia da morire. Il risultato di Verona è emblematico. Il vincitore, Damiano Tommasi (53,4% contro il 46,6 di Federico Sboarina), è un cattolico che ha condotto una campagna elettorale più moderata del sindaco uscente. Ciao ciao a Sboarina, primo cittadino uscente che alla fine del suo primo mandato è diventato il simbolo dello sfascio nel centrodestra. Che ha sbagliato tutto quello che poteva sbagliare: è andato diviso al primo turno e ostinatamente pure al secondo, senza l’accordo con Flavio Tosi e Forza Italia che al primo turno avevano preso il 24%, un malloppo tutt’altro che disprezzabile. Sboarina è rimasto comunque della sua idea: «Con l’apparentamento sarebbe andata pure peggio», ha commentato stanotte.L’ultima polemica tra i due è giunta venerdì, poche ore prima che calasse il silenzio elettorale: «Ha diviso il centrodestra solamente per questioni personali, rifiutando l’apparentamento con Forza Italia e le civiche di Tosi». Il bersaglio è Sboarina, ma la frecciata non viene dal suo avversario Tommasi: a colpire sono Tosi stesso e il coordinatore provinciale di Forza Italia Claudio Melotti. Cioè gli sconfitti del primo turno che avrebbero dovuto regalare i loro voti a Sboarina restando all’opposizione nel futuro Consiglio comunale. Fino all’ultimo nel centrodestra scaligero, simbolo della disfatta nazionale, hanno prevalso i distinguo, le recriminazioni, le prese di distanza: mai un segnale di orgoglio e riscossa vera. E la fatal Verona ha detto ciao ciao al candidato di Fratelli d’Italia.Sboarina doveva rimontare 7 punti percentuali. Se i due galli nel pollaio del centrodestra si fossero messi assieme già al primo turno, il sindaco sarebbe già stato eletto due settimane fa, e non sarebbe stato l’ex centrocampista dell’Hellas. A Verona si è giocato il futuro stesso del centrodestra, finora unito attorno alla figura di Silvio Berlusconi ma ora messo in difficoltà dalle liti per decidere chi deve prenderne l’eredità. Ecco dove portano contese e gelosie. In città negli ultimi giorni non si è respirata l’aria delle grandi rimonte. Tommasi aveva promesso che in caso di vittoria avrebbe scalato in bici i 48 tornanti dello Stelvio fino a quota 2.758 metri, mentre Sboarina sarebbe andato a piedi da piazza Bra al santuario della Madonna della Corona, lontano 50 chilometri con strappo finale di 1.500 scalini. Sarebbe stata una passeggiata al confronto del recupero sull’ex calciatore.A Parma Michele Guerra ha schiacciato Pietro Vignali con un secco 66,3 contro 33,7. Nemmeno da dire che anche qui il centrodestra si è presentato spaccato: al primo turno Fratelli d’Italia in splendida solitudine ha candidato Priamo Bocchi che ha raccolto il 7,5% poi inutilmente promesso in dote a Vignali. La frittata era già fatta perché il messaggio passato è che nel centrodestra c’è divisione. Frammenti sparsi pure a Catanzaro, dove Fratelli d’Italia, ancora loro, avevano una loro candidata, Wanda Ferro, forte di un 9,2% che al ballottaggio doveva passare a Valerio Donato. Così non è stato. Lega, Forza Italia, Fratelli d’Italia e ritagli centristi si consolano con Sesto San Giovanni, l’ex Stalingrado d’Italia, dove Roberto Di Stefano sarà il nuovo sindaco. A Como il centrodestra non è nemmeno arrivato al ballottaggio dopo avere governato senza interruzione per 28 anni. Ma paradossalmente ha vinto sotto mentite spoglie: la candidata del centrosinistra Barbara Minghetti, partita dal 39,4% del primo turno, ha lasciato il passo al civico Alessandro Rapinese su cui si sono riversati i consensi di Giordano Molteni (Fdi). Anche Lucca ha sorriso ai moderati con la rimonta - l’unica vera impresa del centrodestra in questi ballottaggi - di Mario Pardini: partito dal 34,3% ha messo la freccia e bruciato sul filo di lana Francesco Raspini (42,7% al primo turno): 50,9 contro 49,1. Previsioni rispettate anche a Frosinone dove Riccardo Mastrangeli con il 55% ha battuto Domenico Marzi, centrosinistra.