2021-09-27
Africani assaltano il centro sociale e i compagni chiamano la polizia
il centro sociale Macao di Milano
I magrebini hanno fatto irruzione al Macao di Milano durante una mostra antirazzista. Il bello della realtà è che la si può negare fin che si vuole, ma prima o poi torna fuori, e si afferma in tutta la sua ferrigna durezza. Se ne sono dovuti rendere conto anche gli antagonisti chic del centro sociale milanese Macao, protagonisti di una vicenda che sembra uscita da un libro di barzellette sull'antifascismo militante. Prima le presentazioni. Macao si definisce «un centro indipendente per le arti, la cultura e la ricerca». I militanti, da parecchi anni, si sono installati nelle palazzine liberty dell'ex Macello di Milano, non troppo lontano dal centro della città. È una zona problematica, per usare un eufemismo. Gli edifici nei dintorni sono a loro volta occupati da immigrati per lo più irregolari. Persone e famiglie che vivono nel disagio, ma anche spacciatori e criminalità assortita. È in questo bell'ambientino che gli antagonisti si sono stabiliti quando il rosso Giuliano Pisapia era sindaco. Non hanno soltanto occupato: la loro specialità è darsi arie da artisti. Sul sito ufficiale, i compagni spiegano che il loro obiettivo è quello di evitare «il paradigma dell'industria creativa, cercando di innovare la vecchia concezione delle istituzioni culturali». Il centro sociale, leggiamo ancora sulla Rete, «ha un programma trasversale che ospita arti performative, cinema, visualarts, design, fotografia, letteratura, newmedia, hacking e riunioni di comitati cittadini». In ossequio alla vocazione artistica di cui amano molto vantarsi, gli antagonisti hanno organizzato giovedì scorso l'inaugurazione di una mostra dell'artista Marvin Gabriele Nwachukwu, uno molto attento alle tematiche antirazziste. E qui arriviamo al punto in cui la realtà fa irruzione sulla scena. Come ha ricostruito ieri Il Giorno, durante i festeggiamenti per l'apertura della esposizione uno dei vicini di casa degli antagonisti ha pensato bene di presentarsi all'evento creando scompiglio. Si trattava di un nordafricano particolarmente molesto: così tanto che i capi del centro sociale hanno dovuto allontanarlo. Occhio però che ora viene il meglio. Offeso per la cacciata, il magrebino si è ripresentato assieme a cinque amici armati, che hanno scatenato il putiferio. «Hanno rovesciato tavoli e lanciato bottiglie. Brandivano spranghe e coltelli. La gente era terrorizzata», hanno raccontato al Giorno i responsabili di Macao. «Abbiamo fatto uscire tutti gli ospiti. Nel frattempo, i responsabili dell'attacco si barricavano dentro mentre alcuni dei nostri erano rimasti chiusi in altre stanze». Puro surrealismo: gli immigrati violenti hanno assaltato la mostra antirazzista. Poi, non paghi, hanno occupato il centro sociale occupato. Conclusione: quelli di Macao hanno dovuto chiamare la polizia per sgomberare gli abusivi pericolosi. All'arrivo degli agenti, però, i nordafricani si erano già dileguati da uscite secondarie. Giova ricordare che, nel marzo scorso, la Lega di Milano denunciò una aggressione proprio ad opera degli antagonisti: «Durante il nostro presidio davanti alle palazzine occupate da immigrati, i militanti del centro sociale Macao prima ci hanno insultati pesantemente e poi hanno cercato di aggredirci fisicamente», spiegarono i leghisti. Gli esponenti del Carroccio furono assaliti mentre chiedevano lo sgombero delle palazzine, cosa evidentemente sgradita ai militanti di Macao. Ora sono invece i coraggiosi antagonisti a chiamare la polizia perché aggrediti dai loro protetti, cioè i migranti irregolari. Come dicevamo, sembra una barzelletta. Purtroppo, la situazione in quella di zona di Milano merita in realtà di essere presa molto sul serio. «Le palazzine Liberty di viale Molise dei civici 62, 64, 66 sono state occupate abusivamente da immigrati clandestini dopo la chiusura dell'Ufficio scelta e revoca avvenuto ad agosto 2020», dice Francesco Rocca, candidato consigliere comunale di Fratelli d'Italia. «Con la loro presenza sono aumentati aggressioni, furti, scippi, atti vandalici, molestie a donne, soprattutto residenti; una situazione esplosiva che ha generato degrado e illegalità in tutto il quartiere. L'irruzione e occupazione della palazzina di viale Molise 68, occupata dal centro sociale Macao da oltre nove anni, da parte di clandestini magrebini è l'ultimo grave episodio di una serie di reati in questa zona franca». Già: nelle palazzine occupate sono frequenti le risse, le violenze e altre edificanti attività. I furboni di Macao (e la sinistra milanese) le hanno di fatto sostenute e protette in nome dell'antirazzismo. L'altra notte hanno infine potuto fare esperienza diretta delle conseguenze dell'immigrazione di massa: gli occupanti sono stati occupati, gli antagonisti aggressivi sono stati aggrediti. Per essere coerenti, i compagni avrebbero dovuto subire in silenzio e raccogliere i frutti del loro prezioso lavoro antirazzista. Ma, terrorizzati, hanno preferito rivolgersi alle forze dell'ordine. E hanno scoperto così che l'illegalità è bella soltanto se danneggia gli altri.
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