2021-08-03
C’è ancora la guerra tra correnti. Il Csm si spacca sulla riformetta
Scambio di accuse Area-Magistratura indipendente per il parere sull’improcedibilitàL’Associazione nazionale magistrati va in frantumi sulla riformetta firmata da Marta Cartabia. La corrente di Area non ha preso bene la posizione di Magistratura indipendente sul parere licenziato dal Csm e, in una mail inviata sulla chat dei magistrati, condanna Mi, accusandola di aver votato contro su alcuni punti e di essersi astenuta su altri. La replica della corrente moderata, però, svela un retroscena che spiega perché il Csm si è spaccato nel momento in cui ha votato quelle valutazioni negative sulla riforma, nelle quali si faceva riferimento addirittura a un «possibile contrasto con l’attuale assetto dei rapporti tra i poteri dello Stato». La nota dolente è l’improcedibilità, che taglia come una ghigliottina i procedimenti trattati in ritardo dalle Corti d’appello e dalla Cassazione, «condannando», sostengono i militanti di Area, «migliaia di processi a finire nel nulla e con essi le aspettative di giustizia di migliaia di cittadini». Già nella premessa i magistrati di Area fanno capire da che parte stanno: «In queste settimane l’Anm e molti magistrati si sono impegnati pubblicamente, insieme ad autorevoli esponenti della cultura giuridica, per spiegare che questa misura è destinata a creare disfunzioni e a incrementare la sfiducia e a percezione di inaffidabilità della giustizia e dei suoi operatori: avvocati, magistrati e forze dell’ordine». Area ha prima ricordato il contributo fornito dal Csm, che si «è fatto interprete dello sgomento e dello sconforto che queste proposte di riforma hanno seminato tra migliaia di colleghi». Poi ha dato la stoccata: «A fronte di questo impegno corale e diffuso, sorprende in modo negativo constatare che i rappresentanti di Magistratura indipendente, con il loro voto, abbiano voluto ancora una volta segnare la distanza dal comune sentire della magistratura, preferendo creare l’apparenza di una divisione inesistente». Insomma, nell’interpretazione politica che fornisce Area, Mi si sarebbe astenuta dal votare il parere con il quale il Csm ha bocciato la riforma solo per smarcarsi. La risposta di Mi non si è fatta attendere. E sulla stessa chat è stato postato un messaggio con oggetto: «Mi Gruppo consiliare sul ddl penale». Le firme: Loredana Miccichè, Paola Braggion, Antonio D’Amato e Maria Tiziana Balduini. Le toghe dell’ala conservatrice precisano che la versione fornita da Area è «piuttosto dissonante dalla realtà». E spiegano: «I I pareri sul ddl penale erano due, uno sulla prescrizione-improcedibilità, l’altro su tutto il complesso della riforma, processuale e sostanziale, contenente punti altamente critici quali il sindacato del giudice sulla tempestività della iscrizione nel registro delle notizie di reato, la discovery anticipata e obbligatoria degli atti a richiesta di parte decorso un certo termine, i limiti e l’ambito dei poteri del Parlamento sulla fissazione dei criteri di priorità». E su questo secondo parere, i giudici di Mi fanno sapere di aver votato a favore. Sull’improcedibilità, invece, spiegano: «Abbiamo votato il testo emendato dal professor Lanzi, ampiamente e fortemente critico nei confronti dell’impostazione complessiva della legge, specie ove scarica sulle Corti d’appello e comunque sui giudici i rischi della improcedibilità e della mancata definizione di miglia di processi». Gli attivisti di Mi hanno valutato il testo come «più equilibrato». E ritengono che non abbia trovato i favori della maggioranza del Plenum perché questa sarebbe «eccessivamente spostata sulle posizioni più radicali di una certa compagine politica». E per dimostrare coerenza hanno postato i due pareri votati.