2023-08-08
Cavillo impedì l’espulsione del killer di Iris
Nel riquadro Iris Setti, assassinata sabato 5 agosto nel parco Nikolajewka a Rovereto (Ansa)
Non fu possibile cacciare il nigeriano, che ha massacrato la pensionata nel parco dello spaccio di Rovereto, perché la madre aveva ottenuto la cittadinanza italiana. Già in passato l’immigrato aveva minacciato i clienti di un bar con una bottiglia rotta.Una serie di inghippi legislativi ne hanno impedito l’espulsione e un cortocircuito giudiziario sembra averlo lasciato libero di circolare a Rovereto, popoloso comune in provincia di Trento. Nweke Chukwuda, nigeriano, 37 anni, arrivato in Italia nel 2006, sposato, tre figli, è accusato di aver massacrato a botte Iris Setti, funzionaria di banca in pensione, sabato scorso nel parco Nikolajewka, che a Rovereto è una zona di spaccio. Mentre gli inquirenti stanno cercando di sciogliere i dubbi sul movente, aggressione a sfondo sessuale (la donna è stata trovata con i pantaloni abbassati) o rapina (al momento dell’arresto il nigeriano aveva cercato di disfarsi di un anello d’oro di proprietà della vittima), in Questura, dove una valutazione sulla possibilità di espellerlo pure l’avevano fatta, stanno preparando l’informativa chiesta dal ministro dell’Interno Matteo Pientedosi al capo della polizia. A impedirne l’espulsione è un tecnicismo: Chukwuda è figlio di una donna arrivata prima di lui in Italia, che è riuscita a ottenere la cittadinanza. Uno dei paragrafi dell’articolo 19 del Testo unico sull’immigrazione (stabilito dalla Legge conosciuta come Bossi-Fini) prevede in modo esplicito il divieto di espulsione di «stranieri conviventi con parenti di nazionalità italiana entro il secondo grado». Nel giugno scorso, inoltre, l’ufficio immigrazione della Questura di Trento gli aveva negato il rinnovo del permesso di soggiorno, richiesta che aveva reiterato sostenendo di vivere con la compagna e con i tre figli. L’istruttoria accertò che Chukwuda, però, non aveva più rapporti con la sua famiglia, ma risultava risiedere dalla madre (cittadina italiana). La domanda per il rinnovo del permesso di soggiorno è stata respinta. Tecnicamente non si tratta di un clandestino (entrato nel territorio nazionale in modo illegale, ovvero evitando i controlli), ma di un cittadino irregolare (entrato legalmente ma che ha perso il diritto di permanenza). E a salvarlo dall’espulsione è stata la residenza con la mamma. Quando in Questura hanno valutato la possibilità di rimandarlo in Nigeria hanno scoperto anche che già nel 2018 era stata avviata un’istruttoria che aveva quella stessa finalità, stoppata sempre dall’appiglio giuridico ritenuto insuperabile. Intanto dal fascicolo personale dell’africano, raccolto in caserma dai carabinieri di Rovereto (gli stessi che l’hanno arrestato per l’omicidio), è emerso un precedente grave. Il pomeriggio del 21 agosto di un anno fa aveva dato di matto, seminando il panico in via Benacense, sempre a Rovereto. Nei video registrati dai residenti lo si vede mentre terrorizzava i passanti e colpiva le auto in sosta. Prima però era stato in un bar, dove aveva minacciato la clientela con il collo di una bottiglia rotta. Con un ciclista partì addirittura una colluttazione, che si fermò solo per l’arrivo di una gazzella dell’Arma. In un video si vede l’africano saltare prima sul cofano della macchina dei carabinieri, poi sulla capote. Sarebbe riuscito a fuggire se non gli avesse sbarrato la strada un’auto che proveniva nell’altra corsia. Dopo un breve periodo di detenzione (prima in carcere e poi ai domiciliari), ha rimediato una misura cautelare con obbligo di firma in caserma, dove si recava ancora tutte le mattine. E non è finita. L’inespellibile Chukwuda aveva già altri precedenti per danneggiamento e lesioni. Inoltre, le forze di polizia nel corso degli anni hanno raccolto una serie di segnalazioni partite dai cittadini perché l’africano dormiva per strada e spesso era sotto l’effetto di alcol e probabilmente anche di droga, ma anche perché infastidiva i residenti del quartiere e molestava verbalmente chi passava nel parco Nikolajevka, che era ormai diventata la sua base operativa. Il tutto finirà nella documentazione richiesta dal capo della polizia per il ministro Piantedosi. I sindacati delle forze di polizia nel frattempo sono scesi in campo. Domenico Pianese, segretario generale del Coisp, ha chiesto perché l’africano «era a piede libero e scorrazzava per le strade del Paese», aggiungendo anche «che bisogna prevenire il crimine con maggiori misure restrittive. Il nostro sistema di giustizia non può avere porte girevoli, soggetti violenti e pericolosi come Nweke non possono essere liberi». Il segretario generale del Siulp Felice Romano, invece, attende «dal governo fatti concreti in ambito prima di tutto legislativo, organizzativo e strumentale». E afferma: «Occorrono leggi adatte a far comprendere a chiunque si trovi sul nostro territorio che chi pratica violenza riceverà giustizia certa e immediata, non la grazia come avvenuto sinora». Anche la Procura di Rovereto ha avviato una ricognizione su Chukwuda. Il pubblico ministero Viviana del Tedesco ai microfoni della TgR di Trento ha spiegato: «Solo pochi giorni fa il soggetto non aveva ottemperato a un obbligo di firma (in sostanza non si era presentato in caserma per certificare la sua presenza, ndr) e anche questo piccolo segnale era stato colto dalle forze dell’ordine, che l’hanno segnalato immediatamente per dare il via a un approfondimento in merito a questo episodio». Il pm sembra quasi giustificarsi: «L’omicidio è arrivato prima». Un aggravamento della misura era possibile. Anche il pm precisa: «Era sotto misura cautelare e non si poteva espellere, anche l’espulsione è retta da norme, che vanno rispettate». E ha concluso: «Niente di più si poteva fare». All’indomani dell’omicidio però risulta essere davvero troppo poco.
Sehrii Kuznietsov (Getty Images)