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2021-01-15
Cav in ospedale e anche Fi non si sente bene
Silvio Berlusconi (Antonio Masiello/Getty Images)
Silvio Berlusconi è di nuovo in ospedale. E di nuovo una notizia legata alla salute del Cavaliere scuote la politica perché il ricovero è avvenuto in un momento cruciale delle vicende del Palazzo, nel pieno della crisi innescata da Matteo Renzi. Il premier Giuseppe Conte si prepara infatti a fare la conta dei «responsabili» per reclutare voti nelle due Camere (ma soprattutto al Senato) che gli consentano di restare a Palazzo Chigi. E i parlamentari di Forza Italia sono tra le prede più ambite nella caccia a chi possa puntellare l'esecutivo. Ma con Berlusconi chiuso in una stanza dell'ospedale di Montecarlo, la faccenda si complica parecchio. Perché se il vecchio leader è in clinica con il cuore che fa i capricci, non è che gli azzurri stiano molto meglio. Sono al centro delle pressioni per fare da stampelle «responsabili» e con il comandante in capo costretto al riposo l'esercito di Silvio rischia di sbandare.
Il Cavaliere è da metà ottobre nel dorato autoesilio in Provenza, nella casa della figlia Marina, dove aveva già passato tutto il primo lockdown ed era tornato per un breve periodo anche alla fine di agosto, dopo le vacanze in Sardegna. Châteauneuf-de-Grasse, questo il nome della località francese in cui si trova la proprietà di Marina Berlusconi, è nell'entroterra della Costa Azzurra, tra Nizza e Cannes. Sono stati gli stessi familiari a consigliare all'ottantaquattrenne patriarca questo luogo tranquillo e sicuro, una villa di metà Ottocento circondata da 100.000 metri quadrati di terreno, dove tenere a distanza il virus che lo aveva colpito la scorsa estate e dove recuperare le forze dopo gli 11 giorni di ricovero al San Raffaele, fra il 3 e il 14 settembre. «È stata la prova più dura della mia vita», aveva raccontato il Cavaliere lasciando l'ospedale milanese, «i primi tre giorni sono stati difficilissimi, non credevo di farcela».
Ma stavolta Berlusconi non è finito in ospedale a causa del Covid-19, ma probabilmente per uno strascico del contagio. Il virus ha infatti riacutizzato problemi di cuore di cui l'ex presidente del Consiglio soffre da tempo: nel giugno 2016 gli era stata sostituita la valvola aortica. Qualche giorno fa non si è sentito bene. Ha fatto chiamare il suo medico di fiducia, il professor Alberto Zangrillo, primario di anestesia e rianimazione al San Raffaele. Zangrillo si è precipitato nel Sud della Francia per visitare il suo assistito al quale ha diagnosticato «un problema cardiaco aritmologico». Un'aritmia del battito che sarebbe peggiorata. «Lunedì sera sono andato d'urgenza dove risiede temporaneamente il presidente», ha confermato Zangrillo, «e ho imposto il ricovero ospedaliero».
L'ex capo del governo è stato portato al Centro cardiotoracico del Principato di Monaco, una clinica ad alta specializzazione che si trova a poco più di 50 chilometri dal buen retiro dei Berlusconi. «Non ho ritenuto prudente affrontare il trasporto in Italia», ha precisato il primario del San Raffaele. Secondo fonti parlamentari di Forza Italia, al momento si tratterebbe semplicemente di effettuare una serie di controlli: se la crisi sarà superata, il leader azzurro potrebbe ritornare nella tenuta di Châteauneuf-de-Grasse entro pochi giorni.
La patologia cardiaca aveva imposto un periodo di riposo anche a fine novembre. Ne aveva parlato il legale del Cavaliere al processo Ruby ter, Federico Cecconi. Il quadro clinico dell'ex premier era peggiorato, ha detto il legale mostrando ai giudici della settima sezione penale di Milano una serie di esami medici da cui risultava una «ulteriore forma di ingravescenza rispetto all'iter di miglioramento» che c'era stato in precedenza, legata a una «fibrillazione atriale». Ma Berlusconi non aveva presentato istanza di rinvio per legittimo impedimento e il dibattimento era ripartito.
Ieri però era in calendario la sentenza per lo stralcio di Siena del processo Ruby ter, quello in cui sono imputati Berlusconi e Danilo Mariani, il pianista delle feste di Arcore, originario della città toscana. Le accuse sono di corruzione in atti giudiziari e falsa testimonianza. Gli avvocati Cecconi ed Enrico De Martino hanno chiesto il legittimo impedimento per motivi di salute. La Procura non si è opposta e il giudice ha aggiornato l'udienza all'8 aprile prossimo. Berlusconi era atteso in aula per rendere dichiarazioni spontanee; i legali hanno depositato un suo testo nel quale il Cavaliere si dichiara innocente.
Dal letto di ospedale, l'ex premier ha mandato un messaggio per ringraziare chi si preoccupa per lui e tranquillizzare sulla sua salute: «Sono in buone condizioni, il mio ricovero si è reso necessario solo per alcuni accertamenti poco più che di routine impostimi dalla prudenza dei miei medici curanti. La mia attività prosegue normalmente, in questo momento così difficile per il Paese», in cui cresce «il rischio che la crisi politica che si è aperta aggravi la paralisi decisionale del Paese in un momento così difficile. Qualunque sia la soluzione, è necessario attuarla al più presto, senza perdere neppure un giorno nei tatticismi della politica di palazzo».
È un messaggio rivolto anche ai suoi, un invito a restare compatti. Un auspicio rivolto a tutto il centrodestra. A Berlusconi ha telefonato Matteo Salvini: secondo una nota della Lega, l'ha trovato sereno e di buonumore in «un clima cordiale e di grande compattezza».
L'altra proposta del centrodestra. «Un governo per cinque riforme»
«Ho appena parlato con il presidente Mattarella, gli ho chiesto a nome del centrodestra unito e a nome di 60 milioni di italiani di fare in fretta», così Matteo Salvini ieri pomeriggio, prima che Giuseppe Conte salisse al Quirinale per assumere l'interim del ministero, con portafoglio, di Teresa Bellanova. «Se c'è un governo vorremmo saperlo, il presidente Conte o va a dimettersi al Quirinale o viene in Parlamento a dire se ha i numeri. Altrimenti diamo la parola agli italiani, gli unici di cui mi fido». La posizione della Lega, come dice il suo leader è «lineare, coerente e semplice» condivisa dall'intero centrodestra, «e non temo nessuna fuga di parlamentari di Fi».
Sicuramente però non ci sarà bisogno di tornare a elezioni perché crescono i numeri dell'esercito dei «costruttori», come ama chiamarli il presidente Sergio Mattarella piuttosto che «responsabili». L'opposizione, infatti, con Giorgia Meloni, Salvini, Antonio Tajani, Giovanni Toti e Lorenzo Cesa, già ieri pomeriggio chiedeva all'unisono la presenza di un Conte dimissionario in Aula e le Camere sciolte da Mattarella per andare al voto. La nota congiunta era chiara: «Non c'è più tempo per tatticismi e giochi di potere: il centrodestra unito, prima forza politica del Paese, aspetta da ieri che Conte venga in Parlamento a prendere atto di una crisi conclamata. L'Italia, il Parlamento e il presidente della Repubblica meritano rispetto».
Fin dall'inizio della crisi innescata dall'ex rottamatore Matteo Renzi, il centrodestra ha escluso la possibilità di formare un nuovo governo con Conte neanche di fronte la necessità di un governo istituzionale. Ipotesi che forse Giancarlo Giorgetti, leghista di peso, suggeriva al suo leader come possibile posizione da prendere. E se ieri mattina Salvini diceva «Noi siamo pronti a prenderci responsabilità di governo. Ovviamente non con il Pd o con i 5 stelle. Tutti insieme per non far nulla non serve a niente, un governo invece di centrodestra sì, i numeri ci sono», nel pomeriggio correggeva: «Elezioni oppure un governo che fa tre cose fatte bene. Su questo il centrodestra è pronto».
Secondo Salvini «Su cinque punti precisi, io penso che un'alternativa in Parlamento ci possa essere e che sia nostro dovere offrirla agli italiani. Penso a cinque riforme da fare nell'arco di pochissimo tempo: salute, lavoro e imprese, scuola, infrastrutture e giustizia. Penso che nei due rami del Parlamento una maggioranza che metta al centro il rilancio del Paese, con la guida del centrodestra, sia la soluzione migliore».
«Il presidente del Consiglio, in un Paese normale, avrebbe già dovuto dimettersi o presentarsi alle Camere» gli fa eco Giorgia Meloni. «Se dovesse ancora avere i numeri la prossima settimana, avremmo un governo ancora più debole e più incapace di dare risposte agli italiani. La situazione è drammatica. L'unica cosa seria, responsabile, in questa fase è andare al voto», ha detto la leader di Fratelli d'Italia. Poi ha rassicurato sulla tenuta di Forza Italia di fronte al tentativo di Pd e M5s di trovare una nuova maggioranza in Parlamento dopo l'uscita dei renziani. «Ho sentito Berlusconi, stava bene, come speravo, e abbiamo condiviso le cose che ci siamo detti al vertice del centrodestra».
Il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi, infatti, rassicurando sulle sue condizioni di salute ha avvertito: «Non perdere neppure un giorno nei tatticismi della politica di palazzo», senza fare cenno però alle voci di presunti «costruttori» del suo partito pronti a sostenere Conte. Primo fra tutti Renato Brunetta.
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Silvio Berlusconi è in clinica nel Principato di Monaco con il cuore che fa i capricci. Il partito, al centro delle pressioni per diventare stampelle «responsabili» a Giuseppe Conte, rischia di sbandare. Dal leader l'invito a restare compatti. Slitta l'udienza al Ruby ter.Salute, lavoro, scuola, infrastrutture e giustizia. Per Matteo Salvini è l'unica alternativa al voto.Lo speciale contiene due articoli.Silvio Berlusconi è di nuovo in ospedale. E di nuovo una notizia legata alla salute del Cavaliere scuote la politica perché il ricovero è avvenuto in un momento cruciale delle vicende del Palazzo, nel pieno della crisi innescata da Matteo Renzi. Il premier Giuseppe Conte si prepara infatti a fare la conta dei «responsabili» per reclutare voti nelle due Camere (ma soprattutto al Senato) che gli consentano di restare a Palazzo Chigi. E i parlamentari di Forza Italia sono tra le prede più ambite nella caccia a chi possa puntellare l'esecutivo. Ma con Berlusconi chiuso in una stanza dell'ospedale di Montecarlo, la faccenda si complica parecchio. Perché se il vecchio leader è in clinica con il cuore che fa i capricci, non è che gli azzurri stiano molto meglio. Sono al centro delle pressioni per fare da stampelle «responsabili» e con il comandante in capo costretto al riposo l'esercito di Silvio rischia di sbandare.Il Cavaliere è da metà ottobre nel dorato autoesilio in Provenza, nella casa della figlia Marina, dove aveva già passato tutto il primo lockdown ed era tornato per un breve periodo anche alla fine di agosto, dopo le vacanze in Sardegna. Châteauneuf-de-Grasse, questo il nome della località francese in cui si trova la proprietà di Marina Berlusconi, è nell'entroterra della Costa Azzurra, tra Nizza e Cannes. Sono stati gli stessi familiari a consigliare all'ottantaquattrenne patriarca questo luogo tranquillo e sicuro, una villa di metà Ottocento circondata da 100.000 metri quadrati di terreno, dove tenere a distanza il virus che lo aveva colpito la scorsa estate e dove recuperare le forze dopo gli 11 giorni di ricovero al San Raffaele, fra il 3 e il 14 settembre. «È stata la prova più dura della mia vita», aveva raccontato il Cavaliere lasciando l'ospedale milanese, «i primi tre giorni sono stati difficilissimi, non credevo di farcela».Ma stavolta Berlusconi non è finito in ospedale a causa del Covid-19, ma probabilmente per uno strascico del contagio. Il virus ha infatti riacutizzato problemi di cuore di cui l'ex presidente del Consiglio soffre da tempo: nel giugno 2016 gli era stata sostituita la valvola aortica. Qualche giorno fa non si è sentito bene. Ha fatto chiamare il suo medico di fiducia, il professor Alberto Zangrillo, primario di anestesia e rianimazione al San Raffaele. Zangrillo si è precipitato nel Sud della Francia per visitare il suo assistito al quale ha diagnosticato «un problema cardiaco aritmologico». Un'aritmia del battito che sarebbe peggiorata. «Lunedì sera sono andato d'urgenza dove risiede temporaneamente il presidente», ha confermato Zangrillo, «e ho imposto il ricovero ospedaliero». L'ex capo del governo è stato portato al Centro cardiotoracico del Principato di Monaco, una clinica ad alta specializzazione che si trova a poco più di 50 chilometri dal buen retiro dei Berlusconi. «Non ho ritenuto prudente affrontare il trasporto in Italia», ha precisato il primario del San Raffaele. Secondo fonti parlamentari di Forza Italia, al momento si tratterebbe semplicemente di effettuare una serie di controlli: se la crisi sarà superata, il leader azzurro potrebbe ritornare nella tenuta di Châteauneuf-de-Grasse entro pochi giorni.La patologia cardiaca aveva imposto un periodo di riposo anche a fine novembre. Ne aveva parlato il legale del Cavaliere al processo Ruby ter, Federico Cecconi. Il quadro clinico dell'ex premier era peggiorato, ha detto il legale mostrando ai giudici della settima sezione penale di Milano una serie di esami medici da cui risultava una «ulteriore forma di ingravescenza rispetto all'iter di miglioramento» che c'era stato in precedenza, legata a una «fibrillazione atriale». Ma Berlusconi non aveva presentato istanza di rinvio per legittimo impedimento e il dibattimento era ripartito.Ieri però era in calendario la sentenza per lo stralcio di Siena del processo Ruby ter, quello in cui sono imputati Berlusconi e Danilo Mariani, il pianista delle feste di Arcore, originario della città toscana. Le accuse sono di corruzione in atti giudiziari e falsa testimonianza. Gli avvocati Cecconi ed Enrico De Martino hanno chiesto il legittimo impedimento per motivi di salute. La Procura non si è opposta e il giudice ha aggiornato l'udienza all'8 aprile prossimo. Berlusconi era atteso in aula per rendere dichiarazioni spontanee; i legali hanno depositato un suo testo nel quale il Cavaliere si dichiara innocente.Dal letto di ospedale, l'ex premier ha mandato un messaggio per ringraziare chi si preoccupa per lui e tranquillizzare sulla sua salute: «Sono in buone condizioni, il mio ricovero si è reso necessario solo per alcuni accertamenti poco più che di routine impostimi dalla prudenza dei miei medici curanti. La mia attività prosegue normalmente, in questo momento così difficile per il Paese», in cui cresce «il rischio che la crisi politica che si è aperta aggravi la paralisi decisionale del Paese in un momento così difficile. Qualunque sia la soluzione, è necessario attuarla al più presto, senza perdere neppure un giorno nei tatticismi della politica di palazzo». È un messaggio rivolto anche ai suoi, un invito a restare compatti. Un auspicio rivolto a tutto il centrodestra. A Berlusconi ha telefonato Matteo Salvini: secondo una nota della Lega, l'ha trovato sereno e di buonumore in «un clima cordiale e di grande compattezza».<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/cav-in-ospedale-e-anche-fi-non-si-sente-bene-2649943066.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="l-altra-proposta-del-centrodestra-un-governo-per-cinque-riforme" data-post-id="2649943066" data-published-at="1610656633" data-use-pagination="False"> L'altra proposta del centrodestra. «Un governo per cinque riforme» «Ho appena parlato con il presidente Mattarella, gli ho chiesto a nome del centrodestra unito e a nome di 60 milioni di italiani di fare in fretta», così Matteo Salvini ieri pomeriggio, prima che Giuseppe Conte salisse al Quirinale per assumere l'interim del ministero, con portafoglio, di Teresa Bellanova. «Se c'è un governo vorremmo saperlo, il presidente Conte o va a dimettersi al Quirinale o viene in Parlamento a dire se ha i numeri. Altrimenti diamo la parola agli italiani, gli unici di cui mi fido». La posizione della Lega, come dice il suo leader è «lineare, coerente e semplice» condivisa dall'intero centrodestra, «e non temo nessuna fuga di parlamentari di Fi». Sicuramente però non ci sarà bisogno di tornare a elezioni perché crescono i numeri dell'esercito dei «costruttori», come ama chiamarli il presidente Sergio Mattarella piuttosto che «responsabili». L'opposizione, infatti, con Giorgia Meloni, Salvini, Antonio Tajani, Giovanni Toti e Lorenzo Cesa, già ieri pomeriggio chiedeva all'unisono la presenza di un Conte dimissionario in Aula e le Camere sciolte da Mattarella per andare al voto. La nota congiunta era chiara: «Non c'è più tempo per tatticismi e giochi di potere: il centrodestra unito, prima forza politica del Paese, aspetta da ieri che Conte venga in Parlamento a prendere atto di una crisi conclamata. L'Italia, il Parlamento e il presidente della Repubblica meritano rispetto». Fin dall'inizio della crisi innescata dall'ex rottamatore Matteo Renzi, il centrodestra ha escluso la possibilità di formare un nuovo governo con Conte neanche di fronte la necessità di un governo istituzionale. Ipotesi che forse Giancarlo Giorgetti, leghista di peso, suggeriva al suo leader come possibile posizione da prendere. E se ieri mattina Salvini diceva «Noi siamo pronti a prenderci responsabilità di governo. Ovviamente non con il Pd o con i 5 stelle. Tutti insieme per non far nulla non serve a niente, un governo invece di centrodestra sì, i numeri ci sono», nel pomeriggio correggeva: «Elezioni oppure un governo che fa tre cose fatte bene. Su questo il centrodestra è pronto». Secondo Salvini «Su cinque punti precisi, io penso che un'alternativa in Parlamento ci possa essere e che sia nostro dovere offrirla agli italiani. Penso a cinque riforme da fare nell'arco di pochissimo tempo: salute, lavoro e imprese, scuola, infrastrutture e giustizia. Penso che nei due rami del Parlamento una maggioranza che metta al centro il rilancio del Paese, con la guida del centrodestra, sia la soluzione migliore». «Il presidente del Consiglio, in un Paese normale, avrebbe già dovuto dimettersi o presentarsi alle Camere» gli fa eco Giorgia Meloni. «Se dovesse ancora avere i numeri la prossima settimana, avremmo un governo ancora più debole e più incapace di dare risposte agli italiani. La situazione è drammatica. L'unica cosa seria, responsabile, in questa fase è andare al voto», ha detto la leader di Fratelli d'Italia. Poi ha rassicurato sulla tenuta di Forza Italia di fronte al tentativo di Pd e M5s di trovare una nuova maggioranza in Parlamento dopo l'uscita dei renziani. «Ho sentito Berlusconi, stava bene, come speravo, e abbiamo condiviso le cose che ci siamo detti al vertice del centrodestra». Il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi, infatti, rassicurando sulle sue condizioni di salute ha avvertito: «Non perdere neppure un giorno nei tatticismi della politica di palazzo», senza fare cenno però alle voci di presunti «costruttori» del suo partito pronti a sostenere Conte. Primo fra tutti Renato Brunetta.
Kaja Kallas (Ansa)
Kallas è il falco della Commissione, quando si tratta di Russia, e tiene a rimarcarlo. A proposito dei fondi russi depositati presso Euroclear, l’estone dice nell’intervista che il Belgio non deve temere una eventuale azione di responsabilità da parte della Russia, perché «se davvero la Russia ricorresse in tribunale per ottenere il rilascio di questi asset o per affermare che la decisione non è conforme al diritto internazionale, allora dovrebbe rivolgersi all’Ue, quindi tutti condivideremmo l’onere».
In pratica, cioè, l’interpretazione piuttosto avventurosa di Kallas è che tutti gli Stati membri sarebbero responsabili in solido con il Belgio se Mosca dovesse ottenere ragione da qualche tribunale sul sequestro e l’utilizzo dei suoi fondi.
Tribunale sui cui l’intervistata è scettica: «A quale tribunale si rivolgerebbe (Putin, ndr)? E quale tribunale deciderebbe, dopo le distruzioni causate in Ucraina, che i soldi debbano essere restituiti alla Russia senza che abbia pagato le riparazioni?». Qui l’alto rappresentante prefigura uno scenario, quello del pagamento delle riparazioni di guerra, che non ha molte chance di vedere realizzato.
All’intervistatore che chiede perché per finanziare la guerra non si usino gli eurobond, cioè un debito comune europeo, Kallas risponde: «Io ho sostenuto gli eurobond, ma c’è stato un chiaro blocco da parte dei Paesi Frugali, che hanno detto che non possono farlo approvare dai loro Parlamenti». È ovvio. La Germania e i suoi satelliti del Nord Europa non vogliano cedere su una questione sulla quale non hanno mai ceduto e per la quale, peraltro, occorre una modifica dei trattati su cui serve l’unanimità e la ratifica poi di tutti i parlamenti. Con il vento politico di destra che soffia in tutta Europa, con Afd oltre il 25% in Germania, è una opzione politicamente impraticabile. Dire eurobond significa gettare la palla in tribuna.
In merito all’adesione dell’Ucraina all’Unione europea già nel 2027, come vorrebbe il piano di pace americano, Kallas se la cava con lunghe perifrasi evitando di prendere posizione. Secondo l’estone, l’adesione all’Ue è una questione di merito e devono decidere gli Stati membri. Ma nel piano questo punto è importante e sembra difficile che venga accantonato.
Kallas poi reclama a gran voce un posto per l’Unione al tavolo della pace: «Il piano deve essere tra Russia e Ucraina. E quando si tratta dell’architettura di sicurezza europea, noi dobbiamo avere voce in capitolo. I confini non possono essere cambiati con la forza. Non ci dovrebbero essere concessioni territoriali né riconoscimento dell’occupazione». Ma lo stesso Zelensky sembra ormai convinto che almeno un referendum sulla questione del Donbass sia possibile. Insomma, Kallas resta oltranzista ma i fatti l’hanno già superata.
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Carlo Messina all'inaugurazione dell'Anno Accademico della Luiss (Ansa)
La domanda è retorica, provocatoria e risuona in aula magna come un monito ad alzare lo sguardo, a non limitarsi a contare i droni e limare i mirini, perché la risposta è un’altra. «In Europa abbiamo più poveri e disuguaglianza di quelli che sono i rischi potenziali che derivano da una minaccia reale, e non percepita o teorica, di una guerra». Un discorso ecumenico, realistico, che evoca l’immagine dell’esercito più dolente e sfinito, quello di chi lotta per uscire dalla povertà. «Perché è vero che riguardo a welfare e democrazia non c’è al mondo luogo comparabile all’Europa, ma siamo deboli se investiamo sulla difesa e non contro la povertà e le disuguaglianze».
Le parole non scivolano via ma si fermano a suggerire riflessioni. Perché è importante che un finanziere - anzi colui che per il 2024 è stato premiato come banchiere europeo dell’anno - abbia un approccio sociale più solido e lungimirante delle istituzioni sovranazionali deputate. E lo dimostri proprio nelle settimane in cui sentiamo avvicinarsi i tamburi di Bruxelles con uscite guerrafondaie come «resisteremo più di Putin», «per la guerra non abbiamo fatto abbastanza» (Kaja Kallas, Alto rappresentante per la politica estera) o «se vogliamo evitare la guerra dobbiamo preparaci alla guerra», «dobbiamo produrre più armi, come abbiamo fatto con i vaccini» (Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea).
Una divergenza formidabile. La conferma plastica che l’Europa dei diritti, nella quale ogni minoranza possibile viene tutelata, si sta dimenticando di salvaguardare quelli dei cittadini comuni che alzandosi al mattino non hanno come priorità la misura dell’elmetto rispetto alla circonferenza cranica, ma il lavoro, la famiglia, il destino dei figli e la difesa dei valori primari. Il ceo di Banca Intesa ricorda che il suo gruppo ha destinato 1,5 miliardi per combattere la povertà, sottolinea che la grande forza del nostro Paese sta «nel formidabile mondo delle imprese e nel risparmio delle famiglie, senza eguali in Europa». E sprona le altre grandi aziende: «In Italia non possiamo aspettarci che faccia tutto il governo, se ci sono aziende che fanno utili potrebbero destinarne una parte per intervenire sulle disuguaglianze. Ogni azienda dovrebbe anche lavorare perché i salari vengano aumentati. Sono uno dei punti di debolezza del nostro Paese e aumentarli è una priorità strategica».
Con l’Europa Carlo Messina non ha finito. Parlando di imprenditoria e di catene di comando, coglie l’occasione per toccare in altro nervo scoperto, perfino più strutturale dell’innamoramento bellicista. «Se un’azienda fosse condotta con meccanismi di governance come quelli dell’Unione Europea fallirebbe». Un autentico missile Tomahawk diretto alla burocrazia continentale, a quei «nani di Zurigo» (copyright Woodrow Wilson) trasferitisi a Bruxelles. La spiegazione è evidente. «Per competere in un contesto globale serve un cambio di passo. Quella europea è una governance che non si vede in nessun Paese del mondo e in nessuna azienda. Perché è incapace di prendere decisioni rapide e quando le prende c’è lentezza nella realizzazione. Oppure non incidono realmente sulle cose che servono all’Europa».
Il banchiere è favorevole a un ministero dell’Economia unico e ritiene che il vincolo dell’unanimità debba essere tolto. «Abbiamo creato una banca centrale che gestisce la moneta di Paesi che devono decidere all’unanimità. Questo è uno degli aspetti drammatici». Ma per uno Stato sovrano che aderisce al club dei 27 è anche l’unica garanzia di non dover sottostare all’arroganza (già ampiamente sperimentata) di Francia e Germania, che trarrebbero vantaggi ancora più consistenti senza quel freno procedurale.
Il richiamo a efficienza e rapidità riguarda anche l’inadeguatezza del burosauro e riecheggia la famosa battuta di Franz Joseph Strauss: «I 10 comandamenti contengono 279 parole, la dichiarazione americana d’indipendenza 300, la disposizione Ue sull’importazione di caramelle esattamente 25.911». Un esempio di questa settimana. A causa della superfetazione di tavoli e di passaggi, l’accordo del Consiglio Affari interni Ue sui rimpatri dei migranti irregolari e sulla liceità degli hub in Paesi terzi (recepito anche dal Consiglio d’Europa) entrerà in vigore non fra 60 giorni o 6 mesi, ma se va bene fra un anno e mezzo. Campa cavallo.
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Luca Casarini. Nel riquadro, il manifesto abusivo comparso a Milano (Ansa)
Quando non è tra le onde, Casarini è nel mare di Internet, dove twitta. E pure parecchio. Dice la sua su qualsiasi cosa. Condivide i post dell’Osservatore romano e quelli di Ilaria Salis (del resto, tra i due, è difficile trovare delle differenze, a volte). Ma, soprattutto, attacca le norme del governo e dell’Unione europea in materia di immigrazione. Si sente Davide contro Golia. E lotta, invitando anche ad andare contro la legge. Quando, qualche giorno fa, è stata fermata la nave Humanity 1 (poi rimessa subito in mare dal tribunale di Agrigento) Casarini ha scritto: «Abbatteremo i vostri muri, taglieremo i fili spinati dei vostri campi di concentramento. Faremo fuggire gli innocenti che tenete prigionieri. È già successo nella Storia, succederà ancora. In mare come in terra. La disumanità non vincerà. Fatevene una ragione». Questa volta si sentiva Oskar Schindler, anche se poi va nei cortei pro Pal che inneggiano alla distruzione dello Stato di Israele.
Chi volesse approfondire il suo pensiero, poi, potrebbe andare a leggersi L’Unità del 10 dicembre scorso, il cui titolo è già un programma: Per salvare i migranti dobbiamo forzare le leggi. Nel testo, che risparmiamo al lettore, spiega come l’Ue si sia piegata a Giorgia Meloni e a Donald Trump in materia di immigrazione. I sovranisti (da quanto tempo non sentivamo più questo termine) stanno vincendo. Bisogna fare qualcosa. Bisogna reagire. Ribellarsi. Anche alle leggi. Il nostro, sempre attento ad essere politicamente corretto, se la prende pure con gli albanesi che vivono in un Paese «a metà tra un narcostato e un hub di riciclaggio delle mafie di mezzo mondo, retto da un “dandy” come Rama, più simile al Dandy della banda della Magliana che a quel G.B. Brummel che diede origine al termine». Casarini parla poi di «squadracce» che fanno sparire i migranti e di presunte «soluzioni finali» per questi ultimi. E auspica un modello alternativo, che crei «reti di protezione di migranti e rifugiati, per sottrarli alle future retate che peraltro avverranno in primis nei luoghi di “non accoglienza”, così scientificamente creati nelle nostre città da un programma di smantellamento dei servizi sociali, educativi e sanitari, che mostra oggi i suoi risultati nelle sacche di marginalità in aumento».
Detto, fatto. Qualcuno, in piazzale Cuoco a Milano, ha infatti pensato bene di affiggere dei manifesti anonimi con le indicazioni, per i migranti irregolari, su cosa fare per evitare di finire nei centri di permanenza per i rimpatri, i cosiddetti di Cpr. Nessuna sigla. Nessun contatto. Solo diverse lingue per diffondere il vademecum: l’italiano, certo, ma anche l’arabo e il bengalese in modo che chiunque passi di lì posa capire il messaggio e sfuggire alla legge. Ti bloccano per strada? Non far vedere il passaporto. Devi andare in questura? Presentati con un avvocato. Ti danno un documento di espulsione? Ci sono avvocati gratis (che in realtà pagano gli italiani con le loro tasse). E poi informazioni nel caso in cui qualcuno dovesse finire in un cpr: avrai un telefono, a volte senza videocamera. E ancora: «Se non hai il passaporto del tuo Paese prima di deportarti l’ambasciata ti deve riconoscere. Quindi se non capisci la lingua in cui ti parla non ti deportano. Se ti deportano la polizia italiana ti deve lasciare un foglio che spiega perché ti hanno deportato e quanto tempo deve passare prima di poter ritornare in Europa. È importante informarci e organizzarci insieme per resistere!».
Per Sara Kelany (Fdi), «dire che i Cpr sono “campi di deportazione” e “prigioni per persone senza documenti” è una mistificazione che non serve a tutelare i diritti ma a sostenere e incentivare l’immigrazione irregolare con tutti i rischi che ne conseguono. Nei Cpr vengono trattenuti migranti irregolari socialmente pericolosi, che hanno all’attivo condanne per reati anche molto gravi. Potrà dispiacere a qualche esponente della sinistra o a qualche attivista delle Ong - ogni riferimento a Casarini non è casuale - ma in Italia si rispettano le nostre leggi e non consentiamo a nessuno di aggirarle». Per Francesco Rocca (Fdi), si tratta di «un’affissione abusiva dallo sgradevole odore eversivo».
Casarini, da convertito, diffonde il verbo. Che non è quello che si è incarnato, ma quello che tutela l’immigrato.
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