2023-04-19
Catturata l’orsa, si aspetta il «bradipo» Tar
«Jj4», il plantigrado che ha attaccato e ucciso il runner Andrea Papi, è finita in una gabbia. La Provincia di Trento vuole procedere con l’abbattimento ma deve attendere la pronuncia dei giudici amministrativi l’11 maggio: eutanasia o trasferimento fuori Regione?«Jj4» catturata e messa in cella con «M49», detto anche «Papillon». «Mj5» e «M64» ancora in fuga e attivamente ricercati. Sembra una storia di spionaggio e invece c’è pure di mezzo il Tar, che è quanto di più polveroso ci sia in natura. In Trentino gli orsi hanno nome in codice come gli agenti segreti. La Provincia autonoma vuole abbattere «Jj4», l’orsa che ha attaccato e ucciso Andrea Papi e intrappolata nella notte in un tubo pieno di frutta e miele, ma il tribunale amministrativo regionale ha già bocciato due volte l’esecuzione dell’orsa killer e ora si attende una nuova delibera per l’11 maggio. Con «Jj4», 17 anni, al momento della cattura c’erano anche tre cuccioli che sono stati lasciati andare perché ritenuti autosufficienti. Il film della cattura è andato in scena nella notte di lunedì nei boschi tra Carciato, Dimaro e Folgarida, in direzione Madonna di Campiglio, a 1.400 metri di altezza. Una zona distante solo pochi chilometri dalle alture di Caldes, in Val di Sole, dove la sera del 5 aprile l’orsa aveva attaccato e ucciso il podista Papi. La caccia è stata condotta da diverse squadre di guardie forestali, con tanto di cani, alle pendici delle Dolomiti di Brenta ed è stata facilitata da una piccola nevicata che ha reso più visibili le sue orme. L’animale si era spostato, insieme a tre cuccioli di circa 18 mesi, in una zona più impervia rispetto a quella dove è stato ucciso lo sportivo di Caldes. Quando è stata individuata l’area, i forestali hanno piazzato alcune trappole. L’orsa e due piccoli sono finiti in un grosso tubo trasparente lungo il torrente Meledrio, dove erano stati messi frutta, mais e miele, mentre uno dei cuccioli ha fiutato la fregatura e ha girato alla larga. La mamma è stata sedata e riconosciuta grazie al radiocollare, spento da agosto e su cui c’erano state molte polemiche. I tre cuccioli, dei quali nessuno si è particolarmente occupato, hanno un po’ meno di due anni e pesano sui 40 chili. Secondo Raffaele De Col, dirigente del Corpo forestale, «sono totalmente autosufficienti e autonomi tanto è vero che si sono tranquillamente allontanati. Sono nella fase dello svezzamento e, tra l’altro, siamo nel periodo in cui le femmine tendono ad avere nuove fasi di accoppiamenti». L’orsa ieri mattina si è svegliata nel recinto per la fauna selvatica di Castellar, sopra Trento, dove è già rinchiuso «M49», detto «Papillon» e protagonista in passato di ben due evasioni. Ora sconta la reclusione a vita, dopo esser stato protagonista di decine di incursioni in allevamenti. Ma in Trentino, dove vivono circa 120 esemplari importati in gran parte dalla Slovenia con un progetto di ripopolamento finanziato dall’Unione europea, si cerca attivamente anche l’orso «Mj5», che ai primi di marzo ha attaccato un uomo in Val di Rabbi, e «M64», accusato di numerose aggressioni ad animali domestici. Su quest’ultimo, però, l’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) non ha ancora dato il via libera all’abbattimento dopo l’ordinanza della Provincia. E qui, si lasciano i boschi per entrare nella classica palude burocratica all’italiana. A guidare la Provincia autonoma c’è il presidente Maurizio Fugatti, di centrodestra, scatenato nella caccia al plantigrado e che aveva già chiesto due anni e mezzo fa l’abbattimento dell’orsa, bocciato dal Tar. Stesso provvedimento era stato preso dopo la morte del runner, ma il 14 aprile il Tar ha sospeso l’ordinanza di abbattimento, ha autorizzato solo la cattura e ha aperto all’ipotesi di un trasferimento fuori dal Trentino, nazioni straniere comprese. Va detto che, al momento, risulta solo una disponibilità dello zoo safari di Fasano, nel brindisino, soluzione abbastanza surreale. Ieri, dopo la cattura di «Jj4», Fugatti è tornato alla carica, ha ricordato le ordinanze di abbattimento sospese e ha affermato: «Oggi c’è soddisfazione, ma anche amarezza e tristezza. La cattura dimostra che le nostre strutture sono in grado di catturare gli esemplari pericolosi in tempi rapidi». La soppressione di «Jj4» è sospesa per i ricorsi delle associazioni animaliste Lav (anti vivisezione) e Lac (anti caccia). Ieri, la Provincia ha trasmesso al Tar tutta la documentazione richiesta, compresa la relazione dell’Ispra, e ha quindi chiesto al tribunale di anticipare la sua valutazione a giovedì. Niente da fare, i giudici amministrativi hanno rigettato l’istanza e confermato la sentenza per l’11 maggio. In sostanza, le soluzioni possono essere due: l’abbattimento dell’orsa o il suo trasferimento fuori Regione. Nel caso, i veterinari della Provincia autonoma avrebbero individuato lo strumento dell’eutanasia. Insomma, niente fucilazione. Invece va registrato che la famiglia di Andrea Papi si è nuovamente dichiarata contraria alla soppressione dell’orsa, ma ha ripetuto di volere «giustizia per Andrea, dopo che il progetto Life ursus è sfuggito di mano alle istituzioni».In effetti, il Trentino ora ha cambiato idea sugli orsi e Fugatti ha chiesto al ministro per l’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, il via libera al trasferimento di almeno 70 esemplari. Il piano europeo ormai è in un vicolo cieco, anche dopo le proteste degli allevatori e di decine di sindaci che minacciano le dimissioni in blocco.
Giorgia Meloni ad Ancona per la campagna di Acquaroli (Ansa)
«Nessuno in Italia è oggetto di un discorso di odio come la sottoscritta e difficilmente mi posso odiare da sola. L'ultimo è un consigliere comunale di Genova, credo del Pd, che ha detto alla capogruppo di Fdi «Vi abbiamo appeso a testa in giù già una volta». «Calmiamoci, riportiamo il dibattito dove deve stare». Lo ha detto la premier Giorgia Meloni nel comizio di chiusura della campagna elettorale di Francesco Acquaroli ad Ancona. «C'é un business dell'odio» ha affermato Giorgia Meloni. «Riportiamo il dibattito dove deve stare. Per alcuni è difficile, perché non sanno che dire». «Alcuni lo fanno per strategia politica perché sono senza argomenti, altri per tornaconto personale perché c'e' un business dell'odio. Le lezioni di morale da questi qua non me le faccio fare».
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