2023-01-09
Cassese, sempre dalla parte di chi comanda
Caro Sabino Cassese, è con deferenza che le scrivo questa cartolina, perché anche se lei da un po’ di tempo ama fare il prezzemolino in tv e presidia gli schermi quanto i partecipanti al Grande Fratello vip, è pur sempre un esimio professore, ex giudice della Corte costituzionale, ex ministro, autore di una serie di libri che da soli riempirebbero una biblioteca.I suoi moniti sotto forma di editoriali sul Corriere della Sera sono una specie di liturgia laica cui ci si sottopone con lo spirito con cui da bambini ci sottoponevamo alla pratica dei clisteri. «Ti fa bene», diceva la nonna. «Sarà», dicevamo noi poco convinti.Ecco: anche dei suoi interventi dicono che facciano bene. Per cui quando l’altro giorno abbiamo letto l’intervista su Repubblica in cui si opponeva allo spoils system («tradisce merito e imparzialità»), abbiamo cominciato a pensare: vuoi vedere che Cassese ha ragione? I tecnici e gli esperti devono essere imparziali, sostiene. E come darle torto? In fondo lei, caro professore, ce lo ha insegnato con la sua vita: infatti è sempre stato iscritto a un unico partito, quello del «chi comanda ha ragione». Non a caso nella medesima intervista su Repubblica ricopre di elogi Giorgia Meloni (le dà «trenta e lode», addirittura), così come aveva già fatto in diverse interviste negli ultimi mesi tutte tese ad accreditarsi con il nuovo potere di centrodestra esattamente come ha fatto per anni con il potere di centrosinistra. Ricordo per esempio che nel referendum del 2016 lei appoggiò con forza Matteo Renzi, salvo poi bollarlo dopo la sconfitta come «leader populista, incapace di fare programmi». Come può uno incapace di fare programmi, programmare una riforma dello Stato? Mistero dei padri della patria. Comunque, di recente, non appena si è accorto che Renzi è tornato centrale negli equilibri politici, per non sbagliare, lei si è fatto rivedere alla Leopolda. E il Quirinale? Nel 2013 quando le carte in mano le aveva il centrosinistra, lei fece l’asso nella manica di Bersani. Nel 2022 quando le carte in mano le aveva il centrodestra, lei fece l’asso nella manica di Salvini. Pure Giorgio Napolitano, a più riprese, cercò di appoggiarla come suo successore anche per ringraziarla del fatto di essere stato il maestro del figlio, Giulio. Allievi importanti. Come Di Maio: a Giggino lei ha dato molte lezioni attraverso i suoi editoriali e finalmente nel giugno 2022 ha potuto sentenziare: «È diventato uno statista». Un altro dei suoi infallibili giudizi.Del resto la sua capacità di analisi è celebre. E anche la sua indipendenza. Dopo il crollo del ponte Morandi, per esempio, si batté strenuamente perché la concessione autostradale non fosse tolta ai Benetton: «Compito della politica è costruire il futuro non distruggere il passato», scrisse. E poi: la colpa non è loro ma «del Paese che fa e disfa». Il fatto che lei fosse stato sei anni nel consiglio d’amministrazione dei Benetton ricevendone 690.000 euro ovviamente non ebbe nessuna influenza sul giudizio. Così come sui suoi giudizi al miele sulla Meloni non ha nessuna influenza il fatto che in questo momento Giorgia sia potentissima. Mi resta solo un dubbio su questa sua ostinata avversione allo spoils system: ma per essere imparziali, dunque bisogna fare come lei e schierarsi sempre dalla parte di chi comanda?
(Ansa)
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