2025-06-30
La Cassazione sta con i clandestini
Giorgia Meloni ed Edi Rama in visita al centro migranti di Shengjin, in Albania (Ansa)
Il Massimario della Corte, dopo aver pesantemente criticato il decreto Sicurezza, si scaglia anche sul patto con l’Albania per i rimpatri, prospettando rischi di «incostituzionalità». È l’ennesima bordata al governo Meloni e l’opposizione ci sguazza.Se sei uno straniero con una sfilza di precedenti e condanne, con i documenti falsi e una richiesta d’asilo presentata col solo fine di evitare un’espulsione e i giudici ordinari non riescono a trovare un cavillo, ecco che la macchina della giustizia si mette in moto all’istante anche ai piani più alti. E dopo il decreto Sicurezza, nonostante l’approccio del governo Meloni al contrasto dell’immigrazione irregolare sia stato adottato in Europa come modello di riferimento, tocca al protocollo con l’Albania.L’ufficio del Massimario della Corte di cassazione, una struttura di supporto giurisprudenziale che dovrebbe aiutare le toghe a orientarsi tra norme e precedenti, da qualche tempo ha cominciato a sparare giudizi che somigliano sempre più a mozioni politiche. Non vincolanti, ma puntualmente rilanciati da giornali militanti come il Manifesto. Tant’è che, sulla Verità, Pietro Dubolino, presidente di sezione emerito della Cassazione (ha fatto parte del Massimario per 20 anni), prima di esprimere non poche perplessità per il dossier sul decreto Sicurezza, aveva spiegato: «La relazione del Massimario, che avrebbe dovuto circolare soltanto all’interno della Corte, è diventata subito di pubblico dominio». Ovviamente non si tratta di una sentenza e nemmeno di una valutazione ufficiale. La relazione del Massimario è una lunga lista di appunti orientati mascherati da obiezioni giuridiche. Eppure viene trattato dai giornali progressisti come se avesse l’autorevolezza di una pronuncia della Corte costituzionale. Una forzatura che lascia pochi dubbi: la battaglia è ideologica, non giuridica. Nel paragrafo dedicato al rapporto tra il protocollo Italia-Albania e la Costituzione, il Massimario evidenzia possibili violazioni dei diritti costituzionali, da quello alla salute a quello di difesa. L’intesa, per esempio, si legge nel documento, omette di «individuare con precisione la categoria di persone cui l’accordo si riferisce e limitandosi a individuarli come “migranti” ingenera una complessiva disparità di trattamento tra gli stranieri da condurre in Italia e i “migranti” da trasferire in Albania».L’accordo, poi, sarebbe d’ostacolo al diritto di asilo mancando una «disciplina analitica degli aspetti procedurali». Indicazioni che sarebbero necessarie per neutralizzare «il dislivello giuridico derivante dalla extraterritorialità, assicurando ai migranti condotti nei siti albanesi eguali garanzie rispetto ai migranti in territorio italiano». È stato inoltre osservato che «il trattenimento non è più previsto come l’extrema ratio», ma costituisce «l’unica alternativa indicata dal legislatore, in violazione delle garanzie a tutela della libertà personale». Una ulteriore criticità «è stata ravvisata nell’impossibilità, in caso di detenzione all’estero, di rimettere in libertà l’individuo. In base al protocollo, infatti, lo straniero non può essere rilasciato in Albania e deve essere ricondotto in Italia, con la conseguenza che, considerati i tempi tecnici necessari per il trasferimento, appare oltremodo probabile che si verifichi un trattenimento dello straniero sine titulo della durata di diverse ore, se non addirittura di alcuni giorni». Un evento mai verificatosi. Il processo alle intenzioni si sposta poi sul diritto di difesa: «Le modalità di esercizio del diritto di difesa delle persone straniere trattenute in Albania non risultano disciplinate da norme legislative, ma affidate alla discrezionalità del “responsabile italiano del centro”». Infine, le esigenze sanitarie: se «le autorità italiane non possono far fronte, le autorità albanesi collaborano per assicurare le cure mediche indispensabili e indifferibili». Ma i soloni del Massimario, dormienti quando i migranti venivano stipati in centri fatiscenti, abbandonati dai governi di sinistra ai comitati d’affari dell’accoglienza, ora riscoprono i diritti fondamentali: potrebbe verificarsi «un grave pregiudizio per il diritto alla salute, protetto dall’articolo 32 della Costituzione, atteso che il livello di assistenza sanitaria albanese non è comparabile con quello italiano». Parole che hanno dato fiato alle trombe dell’opposizione. Secondo i grillini, «si tratta di un fallimento totale delle politiche migratorie del centrodestra, che a fronte di 250.000 sbarchi ha trasferito solo poche decine di persone, spendendo 1 miliardo». Il capogruppo del Pd al Senato Francesco Boccia, ha detto: «Ricordo agli esponenti della maggioranza che l’azione della magistratura, secondo il principio della separazione dei poteri, risponde al dettato della nostra Costituzione e non al potere esecutivo». Mentre Angelo Bonelli (Avs) accusa il governo di voler «smantellare» gli organi di garanzia: «Attaccano le toghe e criminalizzano il dissenso. È inaccettabile». E perfino il Silp Cgil, in controtendenza rispetto a tutti gli altri sindacati di polizia, rivendica di aver dettato la strada: «La Cassazione è in linea con nostri rilievi». Ferma la risposta dell’esecutivo: «Un simile atteggiamento», commenta il ministro per gli Affari europei Tommaso Foti, «giova a chi rimpiange un’Italia che, invece di difendere i propri confini, li apriva a un afflusso indiscriminato». Poi l’annuncio: «Avviso ai naviganti, ai fiancheggiatori e ai complici, il governo Meloni andrà avanti nella lotta all’immigrazione irregolare, forte anche del consenso che la sua posizione registra in Europa, oltre che tra gli italiani».Sul tema è intervenuta anche l’Anm: «Lette le dichiarazioni del ministro della Giustizia e di vari esponenti politici, come riportate dalla stampa, circa la relazione dell’ufficio del Massimario della Corte di cassazione» relative al decreto Sicurezza, «ricorda che uno dei compiti specifici dell’ufficio del Massimario è proprio quello di redigere le relazioni sulle novità normative, evidenziandone anche le eventuali criticità dal punto di vista della tenuta costituzionale e ribadisce l’importanza del rispetto nel democratico confronto fra le istituzioni dello Stato».