2023-10-14
Caso Sansa, la denunciante: «Ho visto cose talmente gravi che ho dovuto fare l’esposto»
Il giornalista frigna su Facebook: «Contro di me usano il nuovo metodo Boffo». Ma l’inchiesta che ha portato al sequestro del suo conto non è una falsa velina.Per molti giornali il caso è già chiarito. E per arrivare alla conclusione hanno preso spunto dalle parole del politico Ferruccio Sansa. Ma per il giornalista d’inchiesta Ferruccio Sansa il caso non sarebbe chiarito per niente. Anche perché per l’indagata la pm Eugenia Menichetti aveva chiesto gli arresti domiciliari, ottenendo solo l’interdizione dall’attività professionale e il sequestro del conto corrente. Stiamo parlando dell’inchiesta per circonvenzione d’incapace che ha coinvolto la moglie di Ferruccio Sansa, l’avvocato Maria Valeria Valerio e l’ottantenne frate Achille Boccia, ex missionario in Africa, i quali hanno assistito negli ultimi anni della sua vita una facoltosa signora milanese, molto legata al mondo della Chiesa. Alla fine Boccia è diventato beneficiario e co-beneficiario di tre polizze vita per un importo totale di 1.035.000 euro e, a sua volta, il 29 maggio 2023, ne ha donati 129.000 alla Valerio. Utilizzati in parte (100.000 euro) due giorni dopo per l’acquisto di una casa intestata al figlio minore. Soldi «inaspettati» di cui non sappiamo se Ferruccio abbia controllato la provenienza. Di sicuro, al catasto, l’acquisto risulta solo se si va alla ricerca dei beni immobili intestati al minorenne e non ai genitori, mentre nel rogito la provenienza dei fondi resta indefinita (si fa riferimento a degli assegni circolari). Quanto alla donazione, un atto pubblico, il notaio Alberto Giletta, che lavora nello stesso edificio dell’avvocato Valerio, non ha risposto alla nostra istanza di visionare l’atto. Tutte circostanze che avrebbero fatto insospettire il cronista Sansa. Ma non il politico Sansa. Che anzi ha ringraziato i numerosi Ferruccini che sui social hanno coperto di insulti irripetibili il nostro giornale che ha avuto la sola colpa di dare una notizia. Uno shitstorm di cui da giornalista era stato a sua volta vittima, ma che adesso indirizza verso altri bersagli. Sua moglie ha dichiarato in conferenza stampa: «È vero: ho preso 129.000 euro dall’eredità di Mariangela. L’ho fatto perché frate Achille mi ha pregato di accettare quei soldi perché tra le ultime volontà della donna c’era proprio quella che avessi quel denaro. Che fine hanno fatto quei soldi? Li ho messi all’interno di un acquisto di una casa in centro che abbiamo deciso di comprare in famiglia. Ferruccio ha pagato la sua parte con l’eredità della madre, io ho usato i soldi che mi ha girato il religioso. L’ho fatto per non accendere un mutuo ma mi sono ripromessa di devolvere questa cifra alla missione in Zambia a cui in questi anni ho donato i miei risparmi. Perché non li ho donati subito? Perché si tratta di una piccola associazione che gestisce le donazioni e temevo non fossero in grado di gestire una cifra così alta».Verrebbe da chiedersi con quali soldi intendesse fare beneficenza se il denaro della donazione è stato già investito nel mattone, ma dalla sua difesa spiegano che il ricco obolo potrebbe essere versato non in un’unica soluzione, bensì in comode rate. Tutto ruota intorno al patrimonio di Mariangela Toncini, facoltosa signora di origini milanesi morta a gennaio all’età di 95 anni, suora laica benedettina e prima donna ministro straordinario della sacra comunione della Diocesi milanese a cui ha lasciato gran parte della sua eredità. I giri di soldi di questa pia donna, ex funzionaria del Banco ambrosiano ed ex assistente dell’imprenditore filantropo Marcello Candia, avevano già destato l’attenzione delle banche presso cui aveva aperto i conti. Per esempio non passò inosservato un assegno da 152.000 euro versato dalla signora sul proprio conto e firmato dal parroco di cui era la perpetua a Genova. Successivamente la stessa trasse un assegno da 150.000 euro a favore dello stesso sacerdote, che lo depositò in un nuovo istituto bancario. Una triangolazione che venne ritenuta sospetta e non giustificata.La donna rivendicava di essere una semplice pensionata (circa 25.000 euro l’anno) e di condurre una vita umile. Forse per questo i funzionari furono colpiti dai numerosi prelievi in contanti della signora, anche di banconote da 500 euro. In tre mesi, per esempio, ritirò, in cinque operazioni, 12.500 euro cash. La signora viveva nella casa parrocchiale e aveva la delega a operare sul rapporto bancario di don P.A., mancato pochi anni fa. Un giorno la Toncini trasferì 100.000 euro dal conto del parroco a uno cointestato con lei. Successivamente sono state sottoscritte cinque polizze vita, la specialità della casa, del valore complessivo di 250.000 euro. In questo caso il contraente era P.A. e la beneficiaria era proprio la Toncini.Dunque la storia delle polizze intestate al frate e quella da 265.000 a favore della Valerio bocciata dal giudice tutelare sarebbero un déjà vu. L’avvocato Raffaele Caruso, difensore della Valerio, respinge tutte le accuse nei confronti della sua assistita: «L’amministrazione di sostegno è un abito su misura e le compressioni della libertà individuale dovrebbero essere limitate al minimo indispensabile rispetto alle residue capacità della persona». Per il legale l’amministrato deve avere la libertà di contestare l’operato dell’amministratore e, per questo, deve potersi rivolgere a un avvocato, come ha provato a fare inutilmente la Toncini. «È legittimo che una donna di 93 anni venga messa sotto amministrazione per l’impossibilità a svolgere certe mansioni, ma non può essere equiparata tout court a una persona incapace di intendere e di volere che non ha diritto di ricevere informazioni sui propri correnti bancari e non può disporre dei suoi risparmi costituendo delle polizze a vantaggio di chi desideri». L’arringa prosegue: «La presunta persona circuita era sottoposta a un doppio controllo: poteva fare solo atti di disposizione patrimoniale filtrati da un amministratore di sostegno e da un giudice tutelare. Per questo l’accusa di circonvenzione ha un’inconsistenza giuridica che nessuno coglie».Per l’accusa gli indagati si sarebbero approfittati di una persona gravemente malata: invalida civile, affetta da deterioramento cognitivo, e da disturbo neurocognitivo maggiore (anche indicato come «demenza»), nonché da glaucoma, ipoacusia, poliartrosi e sindrome depressiva. L’avvocato non ci sta: «Il quadro clinico è quello lì, ma la domanda da porsi è se sia rimasta la capacità di esprimere scelte. A 93 anni un inizio di demenza è normale. Ma adesso i pm hanno acquisito le agende della signora, c’è un’altra consulenza in atto, ci sono nuovi pareri medici, è questo il nucleo dell’indagine, la stampa deve avere pazienza e aspettare».Chiediamo al legale della denuncia che la sua assistita ha presentato nell’ottobre del 2022. «Si trattava di un esposto generico in cui si segnalava una situazione di eccessiva compressione dei diritti della persona». Il fascicolo sarebbe rimasto in fase embrionale e senza indagati in un cassetto sino a pochi giorni fa, quando il procuratore Nicola Piacente lo avrebbe ripreso in mano.L’amministratrice di sostegno, Chiara Medinelli, che interesse aveva a limitare la libertà della Toncini?«A mio giudizio è stata molto superficiale. Non ha colto i desideri dell’anziana, non è entrata in empatia con lei e questa è stata costretta a rivolgersi a un avvocato per far rispettare le proprie volontà. La Medinelli non ha capito il ruolo dell’avvocato, che rappresenta per l’amministrato una sfera di libertà» conclude Caruso.Certamente in Procura è stato preso, almeno inizialmente, in maggiore considerazione l’esposto della Medinelli, 34 anni e neo mamma, presentato in Procura un mese dopo a quello della Valerio. La diretta interessata ci tiene a precisare: «Visti gli articoli apparsi in questi giorni, pur non dovendo giustificare il mio operato, ritengo opportune alcune precisazioni. Ho adempiuto al mio compito con professionalità e competenza, avendo come unico scopo la tutela dell’amministrata sotto ogni punto di vista, così ̀ come la legge impone. Ogni mia decisione è stata presa in condivisione con il giudice tutelare, cheè sempre stato reso edotto di quanto accadeva. Previa autorizzazione del giudice tutelare, ho presentato un esposto alla Procura affinché valutasse eventuali profili di responsabilità penale, quando si sono verificate circostanze talmente gravi che hanno reso necessaria tale decisione. Solo in questi giorni, ho appreso dai giornali che la Valerio avrebbe accompagnato l’amministrata dai Carabinieri per farle sporgere una denuncia, pertanto il mio esposto non è assolutamente una sorta di “contro-denuncia”, come ho letto. Contrariamente a quanto riportato dalla stampa, ho conosciuto padre Boccia solo successivamente alla mia nomina come amministratore di sostegno. Non intendo, comunque, in questa sede entrare nel merito di ogni singola circostanza (e sono parecchie) non veritiera apparsa negli articoli, avendo già dettagliato e documentato gli accadimenti agli inquirenti». Ieri abbiamo scritto a Domenico Pellegrini, presidente della sezione famiglia del Tribunale, per chiedergli i motivi per cui diverse polizze vita siano state approvate dal giudice tutelare, mentre le due da 265.000, una con beneficiario Boccia e l’altra la Valerio, non siano state autorizzate.Abbiamo anche domandato, sempre senza soddisfazione, se sia normale che il ricorso per l’autorizzazione all’acquisto di immobile in nome e per conto di minore sia stato depositato in cancelleria il 9 maggio scorso e sia stato approvato «con efficacia» immediata dal giudice Daniela Canepa il giorno successivo. Per esperienza diretta chi scrive può testimoniare che i tempi della Volontaria giurisdizione genovese non sono certo quelli garantiti ai Sansa.Ferruccio, ieri, da scaltro politico, ha continuato la sua campagna di distrazione contro il nostro giornale, che a suo dire avrebbe usato il metodo Boffo contro di lui. Ma Dino Boffo era finito nel tritacarne per una velina giudiziaria farlocca, mentre la sua consorte è stata sottoposta a «misure cautelari personali e reali» e il conto sequestrato è anche di Sansa.Però per il politico, la storia della moglie avvocato, indagata, sospesa dalla professione e con il conto sequestrato non è una notizia, ma un linciaggio contro la sua famiglia per conto terzi, in questo caso il governatore ligure Giovanni Toti. Sansa non si rende conto di rasentare il ridicolo e nemmeno i suoi ultrà. Frigna e fa la vittima. E il metodo Boffo lo usa contro di noi, nascondendo la realtà e cioè che abbiamo pubblicato una notizia. Che proprio non gli va giù.«La notizia più importante del giorno nel mondo? Che la moglie di un qualunque consigliere regionale ligure è indagata» ha scritto su Facebook.«Sì, basta guardare la prima pagina di ieri del quotidiano La Verità. Che mia moglie sia indagata è più importante della guerra in Israele. Più di Zelensky. Più della politica italiana. Più di tutto (falso, ndr). E oggi giù con un'altra paginata.Ecco cosa succede a chi attacca Toti e il suo sistema di potere: linciaggio. A lui e alla sua famiglia». Il piagnisteo non è finito: «Provo amarezza nel vedere mia moglie e la sua storia fatta a brandelli per colpire me». Dove è finito il coriaceo cronista che pubblicava i nomi di tutti gli indagati che gli capitavano a tiro, a partire dai politici e dai loro congiunti? Lo ricordiamo bene mentre, in compagnia di chi scrive, seguiva le tracce di Tiziano Renzi e Laura Bovoli. Sembra passata un’eternità. «L'unica cosa che non posso accettare è che sia linciata la mia famiglia per punire me. Dopo il metodo Boffo arriva il metodo Sansa» è la sua conclusione. Un finale degno di un Matteo Renzi, non di un ex cronista del Fatto quotidiano.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.