2020-10-08
Caso Palamara: la voglia delle toghe di farsi potere con superbia etica
Il libro «In vece del popolo italiano» racconta la trasformazione dei magistrati. E l'aggregarsi in correnti che sono sempre più come compagnie di assicurazione e di sostegno nella scalata a incarichi di vertice.Snodo fondamentale per delineare le linee di forza dell'evoluzione del panorama storico della magistratura italiana è rappresentato senz'altro dalla nascita di Magistratura democratica avvenuta nel 1964.Pur rivendicando, anche statutariamente, una propria autonomia rispetto all'Associazione nazionale magistrati, Magistratura democratica considererà quest'ultima come la leva indispensabile per la compiuta realizzazione della strategia gramsciana nell'ambito della giurisdizione; una giurisdizione intesa siccome «diretta ad aprire e legittimare a livello legale […] nuovi e più ampi spazi di lotte delle masse in vista di nuovi ed alternativi assetti di potere».«Lo Stato borghese», verrà affermato nel corso del congresso nazionale di Md del 1977 (e la data non è casuale), « non può sopravvivere senza la repressione e noi di Magistratura democratica dobbiamo dire se vogliamo stare dalla parte di chi ci utilizza per questa manovra o quella dei cosiddetti devianti, che lo sono non per colpa loro ma del sistema. Diciamo se vogliamo essere compagni che lottano per il socialismo o magistrati che al massimo possono dare una mano: ma questo sarebbe il marxismo dei fratelli Marx».C'è dunque un gruppo organizzato di magistrati che rivendica a sé la funzione di cinghia di trasmissione tra magistratura e gli altri soggetti politici, non solo partitici; che difende e sostiene la politicità del magistrato. Accanto a questo collateralismo ideologico, apertamente sostenuto dai magistrati democratici, non può tacersi il silente operare di un collateralismo politico occulto, animato da centri di potere o da interessi personalistici, che spesso contribuirà a depotenziare l'azione delle altre correnti, favorendo l'egemonia culturale e la proclamata superiorità morale di Md. […]. Altro snodo fondamentale nella storia delle correnti, e non solo, è rappresentato dalla fine della cosiddetta prima Repubblica. Con Tangentopoli la magistratura cessa di avere un rapporto di collateralità, comunque paritario con la politica, e finisce con l'assumere un ruolo preponderante rispetto a quest'ultima; non si tratta più di un giudice che fa politica (seppur sotto l'ombrello del richiamo alla costituzione materiale), ma di un giudice che ritiene di essere investito della missione di giudicare la politica stessa e non solo gli atti dei politici, se di rilievo penale.Significativo di questo radicale mutamento di prospettiva è il rapporto intercorrente fra magistratura e Partito comunista italiano. Con l'esplosione di Tangentopoli, il Partito comunista individua nella magistratura lo strumento più incisivo per portare a compimento quel lungo processo di conquista del potere formale, spazzando via quel che rimaneva della cosiddetta prima Repubblica. Tuttavia, è lo stesso Pci che dovrà fare, di lì a poco, i conti con la meccanica del processo innescato. […]Al contempo, andavano maturando gli effetti di un significativo mutamento ordinamentale derivante dalla riforma del processo penale, che metteva il pubblico ministero al centro del panorama dell'intera giurisdizione; non sarà, dunque, un caso se da allora in poi i principali esponenti della magistratura associata e delle correnti saranno pubblici ministeri, e fra questi quelli assurti agli onori della cronaca grazie anche ad un rapporto che si fa sempre più stretto con gli organi di informazione.Il dopo-tangentopoli segna, in definitiva, l'avvio di un conflitto fra politica e magistratura che diviene sempre più sistemico e che finisce con il cambiare anche la funzione delle correnti. Questi gruppi, infatti, iniziano a coagularsi attorno ad un comune denominatore: la difesa corporativa della magistratura intesa come il supremo baluardo della difesa della legalità (ora intesa in senso conservativo), «per impedire», sono le parole di Roberto Scarpinato su La Repubblica del'11.5.2016, «che il pendolo della storia tornasse indietro a causa delle pulsioni autoritarie della parte più retriva della classe dirigente e del ritardo culturale delle masse». […]La giurisdizione si erge a supremo potere con connotazioni di superiorità etica. Alla giurisdizione si guarda per stabilire la stessa moralità dei comportamenti, in un contesto oramai orfano di qualsivoglia principio oggettivo. […]A partire dagli inizi del nuovo millennio, […] la platea dei magistrati va arricchendosi sempre più di giovani dalla mentalità post-ideologica, attenti soprattutto al proprio status e alla carriera. […] In tale contesto le correnti subiscono una lenta ma inesorabile mutazione: si presentano sempre più come compagnie di assicurazione e di sostegno nella scalata ad incarichi di vertice. Diventano, perciò, maggioritari quei gruppi che, più degli altri, si mostrano capaci di assicurare benefici e prebende. […] Questo, in sintesi, l'ambiente ed il contesto che prelude al trojan ed alla cosiddetta vicenda Palamara. […]I giudici sono chiamati a incarnare la missione loro assegnata da quella parte della dottrina che ritiene che le questioni attinenti in particolare al bio-diritto non possano essere affidate alle mutevoli maggioranze parlamentari ma vadano attribuite a chi è capace di assecondare la nuova corrente antropologica.A fronte della necessità [...] di porre vincoli e limiti alla discrezionalità interpretativa e di adottare criteri predefiniti di decisione, vi è chi non esita a ritenere che sia in atto un ineluttabile passaggio dalla centralità delle fonti alla centralità dell'interpretazione o delle interpretazioni, dal momento potestativo e autoritativo del diritto a quello applicativo; con tutto quel che ne consegue sulla funzione della giurisdizione, che viene sempre più intesa come esercitata non «in nome del popolo italiano», ma in vece del popolo italiano.
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