2021-05-16
Il caso «Anni 20» arriva in Aula
Alessandro Zan ci ha preso gusto con il bavaglio: «Interrogazione urgente contro la trasmissione». Ma la Lega interpella la Commissione sull'ingerenza di Bruxelles nella tv pubblica.L'hanno presa bene: «analfabetismo europeo», «propaganda becera e bieca», «superato qualsiasi limite di tollerabilità». E alla fine contro Anni 20, il magazine settimanale di Rai 2 condotto da Francesca Parisella, è intervenuto anche quel campione del libero pensiero che risponde al nome di Alessandro Zan, deputato dem e artefice dell'omonima proposta di legge. Il servizio sull'Ue, ha detto, è stata «una pagina indecorosa del servizio pubblico, una trasmissione piena di mistificazioni dove si racconta una storia falsa. Questo non può essere servizio pubblico. Ho presentato un'interrogazione parlamentare urgente perché il servizio pubblico non può dare queste informazioni per far piacere ad alcune forze politiche». Il bavaglio è così, quando lo chiedi una volta, poi ci prendi gusto. Non è però l'unica interrogazione nata dal servizio di Antonio Rapisarda sui più strambi input giunti dall'Ue. Proprio a Bruxelles è stata infatti presentata una interrogazione alla Commissione, firmata da tutti gli europarlamentari della Lega, ma stavolta a difesa della libertà d'espressione. «È grave che Bruxelles, anziché occuparsi di questioni di sua competenza e ben più urgenti, abbia deciso di scrivere una lettera alla Rai per contestare i contenuti di una trasmissione televisiva che in un proprio servizio si è permessa di criticare e fare ironia su alcune scelte delle istituzioni Ue», ha rilanciato Alessandro Panza, europarlamentare leghista, primo firmatario del testo. Gli esponenti del Carroccio ce l'hanno con la lettera inviata dai rappresentanti dell'Ue in Italia, cioè il capo ufficio, Carlo Corazza, e il capo della rappresentanza della Commissione, Antonio Parenti, al direttore di Rai 2, Ludovico Di Meo, in cui si denunciava l'«analfabetismo europeo» della trasmissione. I vertici della seconda rete, pur lamentando un clima in cui è difficile lavorare, sono tuttavia relativamente tranquilli. Intanto perché l'ad Fabrizio Salini, descritto inizialmente dalle agenzie come «furioso» e sul punto di far cadere delle teste, ha poi fatto sapere di non avere in programma alcun provvedimento punitivo. Del resto giovedì Anni 20 vedrà la sua ultima puntata in prime time, per poi passare a giugno in seconda serata. Una possibile sanzione - è il ragionamento che fanno a Rai 2 - dovrebbe comunque dimostrare che nel servizio c'erano palesi falsità, il che è piuttosto complicato. E poi lo stesso registro comunicativo scelto (il tono ironico, la grafica a cartoni animati) dava l'idea di un corsivo, di un servizio «a tesi», esplicitamente pensato per esprimere un'opinione, anche divisiva. Va segnalato, poi, che sul tema il centrodestra sembra aver momentaneamente ritrovato l'unità a difesa della libertà di informazione dalle ingerenze dem. «A quanto pare per la sinistra il diritto di critica è un privilegio riservato solo a chi la pensa come loro. Vogliono trasformarci nella Corea del Nord», aveva scritto sui social Giorgia Meloni. Matteo Salvini le aveva fatto eco: «L'Ue scrive alla Rai per chiedere un “tempestivo intervento". Ma stiamo scherzando?». Enrico Letta, al contrario, con il tono di chi sgrida il filippino perché non ha annaffiato bene la pianta di ficus in veranda, aveva tuonato: «Noi siamo per un cambiamento radicale, forte, per una discontinuità profonda: lo dico a Draghi che nelle prossime settimane farà proposte sulla guida dell'azienda, la Rai non può più continuare così, quello che è successo a Rai 2, con una propaganda così becera e bieca contro l'Europa, è intollerabile». La tv pubblica come il giardino di casa dem, insomma.